La Resistenza
di Gaia Lucrezia Russo
Oggi ci troviamo di fronte una dura realtà: Parlare di resistenza divide la nazione. Eppure la resistenza non è di sinistra o di destra, essa è, o almeno dovrebbe essere, d’obbligo quando la libertà propria e del prossimo è in pericolo.
Mercoledì 12 febbraio, durante il corso “Diritto e pregiudizio” della settimana dello studente, abbiamo avuto modo di discuterne con Antonio Amoretti, presidente dell’ANPI e uomo che ha combattuto durante le famigerate 4 giornate di Napoli. Le 4 giornate, ci ha raccontato, non sono iniziate da azioni spontanee disorganizzate, ma Napoli ha una forte storia militante alle spalle e arrivata allo stremo si era organizzata per combattere il nemico, sconfiggere il fascista. Persino dirsi antifascisti ormai è mal visto da una parte della società. Il 15,6% degli italiani nega la Shoah, come se fosse opinabile la sua esistenza, basandosi su falsi storici che si diffondono facilmente su internet. Giornalmente assistiamo al predominio della post verità, a causa della pigrizia mentale di sempre più persone che non sanno fare una lettura critica degli articoli in cui s’imbattono, e con essa, di pari passo, aumenta l’odio nella rete. Di questi due aspetti di stretta attualità ne hanno parlato l’onorevole Scotto e il segretario dell’ARCI Antonello Sannino. “L’ignoranza è il VERO virus micidiale, quando coincide con la negazione del diverso – dimenticando che ciascuna persona è diversa da ogni altra – la storia spalanca le porte alle più immani tragedie” ci ha detto Sannino, parafrasando Mattarella e alludendo anche all’ignoranza che si diffonde più velocemente dello stesso corona virus.
In merito alle epidemie, oggi si stanno discriminando le comunità cinesi, come prima si discriminavano i napoletani negli anni ’70, considerandoli tutti portatori di colera, e gli omosessuali negli anni ’90, ritenendoli tutti infetti dall’AIDS. La comunità LGBT continua ad essere presa di mira e Antonello, per aver difeso un’amica, ha subito una gogna mediatica, ricevendo innumerevoli minacce su di lui e sulla sua famiglia.
La mia compagna di classe, Maria Francesca Barretta, ha preparato l’incipit del corso cercando di rispondere alla domanda “si può parlare ancora di fascismo al giorno d’oggi?” la conclusione è stata, ahinoi, che gli atteggiamenti fascisti non si sono debellati, che quando un uomo si accanisce su di un altro, perché omosessuale, perché straniero, perché donna, allora agisce con un retaggio di quel che il fascismo a lasciato al nostro paese: un odio gratuito dovuto ad all’incapacità di portare la nostra società in una situazione di benessere. Non è, dunque, anacronistico parlare di fascismo; proprio durante questa giornata di confronto a Pomezia sono apparse scritte antisemite sulla facciata di due scuole impegnate a fare informazione sulla Shoah. L’onorevole Scotto ci ha invitati ad aprire bene gli occhi quando accadono questi vili gesti, perché non si tratta di ragazzate come scrivono alcuni giornali. Anche al tempo il fascismo fu sottovalutato e non dobbiamo ricompiere questo errore. Non basta non fomentare l’odio, ma bisogna anche non essere distaccati ed inermi dinanzi le ingiustizie, ma reagire, combattere, difendere l’umanità: come? Per fare la resistenza non si deve necessariamente scendere in trincea, è sufficiente anche conoscere e acculturarsi, ma non in modo sterile, bensì sempre osservando il mondo con un occhio critico, con le emozioni accese e diffondendo le proprie conoscenze e i propri ideali. Per farlo non ci vuole molto, può che andar bene un articolo sul giornalino scolastico.