La Strage d’Erba
di Angelica Campitelli (IIIA)
L’undici dicembre 2006 nel paesino di Erba in provincia di Como, tra le 19:50 e le 20:20, viene compiuto un atto atroce: vengono trucidate quattro persone e ferita, quasi mortalmente, un’altra
Le vittime di questo atto disumano sono Raffella Castagna, Youseff Marzouk, Paola Galli, Valeria Cherubini e Mario Frigerio (unico sopravvissuto e testimone oculare).
Gli unici sospettati di questo ripugnante delitto sono stati e sono tutt’ora i coniugi Romano (Rosa Bazzi e Olindo Romano), i quali avrebbero compiuto tale atto in totale assenza di luce, per via della corrente staccata intorno alle ore 17:30, senza lasciare alcuna loro traccia nell’appartamento delle vittime e senza portarsi tracce delle vittime con loro quando si sarebbero ripuliti.
Questo caso è pieno di luci e di ombre, dettagli che sembrano chiari ma che in realtà non lo sono, a causa di una serie di errori durante le indagini, ma nonostante ciò, i due coniugi sono stati dichiarati assolutamente colpevoli in tre gradi di giudizio da ventisei giudici differenti.
Già dall’unica prova “inconfutabile” della loro colpevolezza sovvengono dei dubbi, cioè che nelle loro confessioni vengono notati un 50-70% di errori, dovuti probabilmente alla loro non conoscenza dei dettagli, che potevano immaginare solo con la visione delle foto che gli sono state mostrate. A questo punto il paese si divide in chi pensa che le confessioni siano state estorte, poiché i due “criminali” purtroppo sono ignoranti in maniera giudiziaria e non abbastanza colti, quindi i soggetti perfetti per essere incastrati; e in chi invece pensa che le loro confessioni siano autentiche e che quindi non ci sia altro da verificare.
Questo è dovuto anche al loro atteggiamento durante la confessione, nella quale si mostrano tranquilli e sereni, invece che preoccupati. Ma purtroppo anche nel caso in cui siano effettivamente vere le confessioni, dovrebbe comunque esserci una verifica per accertarsi che siano veritiere. Inoltre ci sono altre strade possibili da verificare.
LA STRADA FAMILIARE
Come ad esempio la situazione familiare dei Castagna, non del tutto chiara, dovuta al mancato alibi (cambiato 3 volte) del fratello Pietro, il quale annuncia prima di aver dormito fino alle 22:00 e di non essere uscito, poi di essere uscito e tornato a casa intorno alle 20:00/20:30 e poi di aver dormito fino alle 22:00 e infine poi di non aver guidato la Panda quella sera (la macchina in cui è stato visto). Queste tre versioni vanno in contrasto con quella del padre, Carlo Castagna, e quella del fratello Beppe Castagna.
Inoltre i tre erano a conoscenza di essere stati intercettati (sconosciuto chi ha fatto la spia) infatti Pietro e Carlo Castagna si attivarono velocemente ad acquistare nuove sim e inoltre diedero la Panda, guidata probabilmente da Pietro o da uno sconosciuto, ad un convento dopo tre giorni dalla mattanza, il 14 dicembre, ma durante un’intercettazione del 19 dicembre si ascolta Beppe Castagna parlare al cellulare con il padre e proporgli di dare la Panda alla Croce Rossa. È importante dire inoltre che la famosa Panda non è mai stata controllata né è stata munita di spie per essere intercettata e nessuno delle forze dell’ordine si è interessato ad essa. C’è bisogno inoltre di riportare i rapporti tra Azouz e la famiglia della moglie, che non era d’accordo con la loro relazione, dovuta al “lavoro” di Azuz. Inoltre Raffaela chiese al padre la sua parte di eredità per andare in Tunisia con Azouz e aprire un parco giochi, sogno del tunisino, e per questo la famiglia della donna era convinta che Azouz l’avesse sposata per denaro e che quindi non dovesse assecondarlo, ma la donna ha preferito scegliere il tunisino invece che credere alla famiglia, raffreddando così i rapporti. Oltre ciò, Pietro sembra essere stato riconosciuto da un testimone marocchino vicino la casa della sorella mentre parlava con altri uomini di origini straniere. Ma questa pista secondo le forze dell’ordine fa un buco nell’acqua, nonostante le numerose falle avvenute durante le indagini.
LA STRADA DELLA DROGA
Altra strada probabile è un regolamento dei conti da parte di qualcuno contro Azouz Marzouk (marito di Raffaela e padre di Youssef), che essendo uno spacciatore e possedendo una piazza di spaccio, in quel periodo era in “guerra” con marocchini e albanesi alleati della ‘ndrangheta. Inoltre Azuz in carcere avrebbe litigato con alcuni detenuti alle cosche calabresi. Infatti secondo Marta Calzolaro, moglie del cugino di Azouz, il movente potrebbe essere proprio questo (sebbene lo stesso Azouz dica di non credere a questa pista).
Questo movente sarebbe probabile anche a causa di una telefonata anonima fatta da un certo “Morabito” nel 2008, a margine della condanna incassata a Como nella quale annuncia l’innocenza dei coniugi Romano e che non ci fosse stata nessuna lite di vicinato, ma una guerra per la piazza di spaccio e, in particolare, per una partita di cocaina dal valore di 400mila euro sparita nel nulla. Secondo questo scenario, reso noto in esclusiva dal giornalista Edoardo Montolli nella sua controinchiesta “Il grande abbaglio”, gli omicidi non avrebbero niente a che fare con i dissidi condominiali individuati quali movente a carico dei Romano-Bazzi. La trasmissione “Lombardia Nera”, condotta da Marco Oliva, ha diffuso uno stralcio del contenuto della telefonata del misterioso Morabito che, per esigenze difensive in quanto potenziale oggetto dell’istanza di revisione del processo (dopo quella proposta pochi mesi fa, in via del tutto straordinaria, dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser) resta in gran parte coperta dal segreto. Adesso occorre riavvolgere il nastro della storia e tornare a una data precisa: il 29 dicembre 2008. È questo il giorno in cui il racconto del misterioso signor Morabito fece “irruzione” nel caso con una narrazione opposta a quanto cristallizzato a processo.
Il 29 dicembre 2008, alle 15:30, una strana telefonata giunse allo studio di uno dei legali di Rosa Bazzi e Olindo Romano, l’avvocato Luisa Bordeaux. A farla, un misterioso uomo che, presentandosi con il nome “Morabito” e con accento meridionale, poco prima aveva cercato di parlare con il difensore con una chiamata alla sua abitazione. L’anonimo interlocutore, mai identificato, disse all’avvocato dei coniugi che i due, appena condannati a Como, in realtà erano innocenti. Secondo quanto esposto nella sua versione, il movente della strage di Erba non sarebbe stato l’attrito tra vicini di casa – Rosa e Olindo, per la giustizia italiana, agirono contro la famiglia di Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna all’epoca in Tunisia, al culmine di una spirale di dissidi crescenti -, ma si sarebbe celato nella galassia dello spaccio di droga. Secondo il misterioso autore della telefonata, il massacro sarebbe avvenuto dopo la sparizione di una partita di cocaina dal valore di 400mila euro. A rivelare per la prima volta l’esistenza di questa telefonata è stato lo stesso avvocato Bordeaux, durante il terzo episodio del podcast “Il grande abbaglio” realizzato da Edoardo Montolli con Felice Manti, ed è diventata di dominio pubblico soltanto pochi mesi fa. Fabio Schembri, difensore di Rosa e Olindo insieme all’avvocato Bordeaux, ha spiegato perché quel contenuto non fu usato dalla difesa quando ancora non si era giunti a sentenza definitiva: “Non abbiamo mai rivelato prima l’esistenza di questa telefonata perché, nel 2008, nulla si sapeva della criminalità organizzata a Erba, scoperta dall’indagine Crimine-Infinito della Procura di Milano solo nel 2010, allorché emerse l’esistenza di una locale di ‘ndrangheta dedita al traffico internazionale degli stupefacenti”. Lombardia Nera ha riportato una parte della telefonata in cui si sente l’uomo pronunciare queste frasi: “Uno nella vita se fa qualcosa è giusto che deve pagare, perché è giusto che paghi, no?”, “Però perché prendersela con quei poveretti?”. Secondo l’anonimo interlocutore, quindi, i coniugi sarebbero estranei alla mattanza e tale è la tesi di un testimone ritenuto importantissimo dalla difesa: il tunisino Abdi Kais, all’epoca del massacro assiduo frequentatore di casa Marzouk. Kais ha parlato della corte di via Diaz come di un polo nevralgico per lo spaccio e di una lite con alcuni marocchini, degenerata a coltellate, per questioni di droga. Nel racconto del tunisino emerge anche un episodio che, a suo dire, sarebbe avvenuto qualche mese prima della strage di Erba: “Abbiamo avuto dei problemi relativi agli stupefacenti con dei marocchini che ci hanno accoltellati, a me, al fratello di Azouz e due cugini. Si sono anche presentati sotto l’abitazione del fratello di Azouz Marzouk con i coltelli e volevano salire di sopra. Ovvio che la pista della droga doveva essere battuta per prima per via del rapporto nostro anche con altre etnie che si occupavano di spaccio all’interno di Erba (…). Quando ho appreso della strage dalla tv, ho pensato ‘I ragazzi hanno fatto qualche casino con quei marocchini’. È impossibile che il signor Olindo e la signora Rosa, che io conosco benissimo, da un giorno all’altro si trasformano in assassini arrivando a compiere un massacro di cui ancora oggi si parla”. Purtroppo nonostante questa ipotesi sembra la più credibile e addirittura probabile non è mai stata valutata con la dovuta importanza, probabilmente perché tutti volevano arrivare rapidamente alla chiusura del caso, commettendo però così errori incommentabili.
LE PROVE CONTRO I CONIUGI ROMANO
Le prove contro i coniugi sono soltanto tre ma non del tutto sicure. La prima prova è la loro confessione che, non solo non è stata verificata, ma non si ha nemmeno la certezza che sia spontanea e non indotta a causa della paura e della pressione causata dalle forze dell’ordine. La seconda è il riconoscimento e l’accusa da parte di Mario Frigerio il quale con una lesione celebrale e difficoltà a fare semplici operazioni, prima indicherebbe come suo aggressore un uomo straniero dalla pelle scura con tanti capelli neri corti e più alto di lui mentre, solo in seguito alla ripetizione del nome di Olindo da parte degli inquirenti, lo riconosce come suo aggressore. Gli inquirenti però potrebbero aver alterato così la sua memoria in eterno, inoltre ormai Mario Frigerio è morto e non più testimoniare né contro né a favore dei coniugi. L’ultima è invece una chiazza di sangue, ritrovata dopo qualche giorno dalla strage (visibile solo con il luminol), trovata sul battitacco della macchina di Olindo ed è l’unica prova scientifica a carico della coppia, condannata all’ergastolo per la strage di Erba dell’11 dicembre 2006. La macchia di sangue rinvenuta è anche molto particolare: il brigadiere che asserì di averla repertata, Carlo Fadda, la definì infatti pulita e lavata, tanto da non essere riuscito ad individuarla con la lampada Mini-CrimeScope, ma solo con il luminol quando in realtà non c’è alcuna foto al buio scattata con il luminol che ne mostri la luminescenza. C’è solo una foto normale con sopra disegnato un cerchietto. Il professor Carlo Previderè che l’analizzò, parlò invece di una macchia densa, originale e che aveva subito pochi passaggi.
In “Far West” di Salvo Sottile, verrà fatto ascoltare un audio che documenta come a fare le repertazioni sull’auto di Olindo, il 26 dicembre 2006, ci fossero due persone e non una, diversamente da quanto dichiarato a verbale, in aula e in un’intervista a “Le Iene” dal brigadiere Fadda, quando ammise che si sarebbe potuto trattare di una contaminazione involontaria da parte dei carabinieri che ispezionarono l’auto la sera della strage, dopo essere stati nell’appartamento di Raffaella Castagna. L’audio è stato trovato da Montolli e pubblicato sul podcast “Il Grande Abbaglio”.
LE PROVE A FAVORE DEI CONIUGI:
Oltre agli innumerevoli errori durante le indagini ci sono molte cose non chiare sul come i due coniugi Romano abbiano potuto effettivamente attuare un tale delitto. Ad esempio com’è possibile che non sapessero a che ora avessero staccato la corrente? Infatti durante gli interrogatori quando gli è stato chiesto a che ora avessero staccato la corrente i due risposero, ma non correttamente, dimostrando nuovamente di non sapere nulla di quella mattanza. Inoltre come avrebbero fatto a fare tutto quello che è successo in pochissimo tempo e senza essere visti da nessuno?
Secondo le forze dell’ordine i due sarebbero usciti dall’appartamento della Castagna per poi andare nel loro appartamento a ripulirsi. Le forze dell’ordine non hanno valutato infatti le altre numerose fughe che gli assassini potevano usare, come ad esempio dal balcone della casa della Castagna, oppure dai tetti o uscendo dalla finestra della soffitta della casa di Valeria Cherubini. Entrambe le ipotesi però non avrebbero potuto essere utilizzate dai due coniugi poiché per attuarle bisognerebbe essere atletici ed esperti cosa che i due condannati non sono.
Tornando alla Cherubini, inoltre, si pensa sia stata accoltellata quarantasette volte (di cui una di queste le ha tolto la possibilità motoria alle gambe), le sia stata tagliata la gola e la lingua e che in quelle condizioni lei fosse salita al suo appartamento a chiamare aiuto perdendo pochissimo sangue per le scale. L’ipotesi più probabile è che sia stata attaccata nell’appartamento della Castagna e poi Uccisa nel suo, tant’è che nel suo appartamento era presente una tenda completamente sporca di sangue e tagliata con un taglio netto e quindi con una lama. Com’è possibile che i due non siano stati visti da nessuno nemmeno in questo caso? Inoltre la tenda della Cherubini sparì durante le indagini e mai più fu ritrovata.
Altro dettaglio importante è che quando sono state staccate le luci in casa non doveva esserci nessuno, eppure i vicini iraniani al piano di sotto giurano di aver sentito rumori e passi già dalle 17:30 quindi gli assassini erano evidentemente già in casa ma Olindo e Rosa spiegano di aver staccato le luci intorno alle 20:00 cosa impossibile e verificata durante le indagini.
Purtroppo, per il momento, non sappiamo se riapriranno il caso ma nel caso in cui dovesse succedere, le possibilità sono due: la prima è che i due coniugi siano colpevoli; la seconda, e la più spaventosa, è che i due non siano colpevoli e che non solo potrebbero essersi fatti diciotto anni di carcere ingiustamente, ma che i veri colpevoli siano ancora a piede libero.