Nel ricordo di Di Marzo finisce 4-1 per gli azzurri il derby campano. Agorà del Calcio: Napoli-Salernitana
di Alessandro Sommella (VE)
Il primo match dopo la morte dello storico allenatore e giocatore del Napoli Gianni di Marzio (primo scopritore di Maradona, fra le altre cose) è non a caso un derby campano, il numero 4 giocato in Serie A, dopo quelli della stagione 1947/48.
Il match è pienamente condotto dal Napoli, che vede come motore il palleggio per creare superiorità e spazi. A questo punto le verticalizzazioni infiammano il gioco degli azzurri, che dispongono di tanta qualità individuale e che di conseguenza portano avanti una partita non da meno: da citare due di Mertens, nel primo tempo, la cui seconda serve a Fabian l’occasione di calciare dalla distanza (lo fa per due volte pericolosamente a giro nella prima frazione di gioco) oppure quelle dello stesso spagnolo aprendo su Mario Rui o verticalizzando rasoterra sulla destra per Di Lorenzo. Un ruolo importante degli esterni avviene quando attaccano la profondità analogamente a Zielinski, quando Mertens si abbassa.
Il primo goal è però dell’uomo che non ti aspetti: al 17’ Juan Jesus sfrutta una serie di rimpalli e l’appoggio con il petto di Elmas gli permette di insaccare di mancino; titubanza al Var (prima per offside, poi per mano) ma il goal c’è. Il pareggio dei granata è tuttavia magistrale: verticalizzazione per Obi, che con il tacco trova Kechrida, il quale, quasi di prima intenzione, serve a rimorchio Bonazzoli e segna l’1-1, di fatto incorniciando un’ottima prestazione tattica in una salernitana perlopiù schiacciata.
Il Napoli non si scompone, continua ad applicare il suo gioco ed è alla fine un episodio a sbloccare la siuazione: sul gong del primo tempo, al 47’, Elmas con una strepitosa progressione palla al piede entra in area e, accerchiato, avverte un leggero contatto di Veseli; giallo al centrale della Salernitana e calcio di rigore, segnato da Mertens, che spiazza Belec e sigla il numero 144 con la maglia del Napoli. Non è il primo episodio dubbio da rigore nel primo tempo, prima lo scontro Di Tacchio si era guadagnato un occhio sospetto, ma concludendosi con un nulla di fatto. Da segnalare nel primo tempo anche la punizione di Mario Rui a inizio gara, respinta da Belec, così come i due tentativi di Fabian e il tentativo in scivolata di Lozano.
I granata, atterriti a causa del raddoppio inaspettato allo scadere dei corregionali, vengono sopraffatti dal Napoli che non molla la presa: sfruttando ancora una volta bene le palle inattive, e da un corner il tiro-cross di Mertens diventa un assist per Rahmani, che al 47’ insacca di ginocchio. Non finisce qui, dato che al 53’ il neo-entrato Insigne si guadagna un secondo rigore per un dubbio fallo di mano del solito Veseli su un suo tiro a giro, realizzandolo. Si aggiunge la beffa al danno siccome Veseli è espulso per il secondo giallo e la Salernitana deve continuare in dieci.
Il secondo tempo segue la falsa riga del primo: palleggio e intuizioni personali questa volta, che portano il Napoli a concludere: ci provano Osihmen, ancora una volta in percussione Elmas, Zielinski, ma non trovano altro che i guantoni di Belec. Diversamente va a Politano, che dopo un uno-due si vede negata la gioia del goal nuovamente dai piedi dell’estremo difensore granata. Mi sembra doveroso quindi sottolineare la prestazione di Belec, che a discapito del tabellino ha giocato una partita colma di interventi perfetti. Vorrei citare anche Lobotka, sempre più affermato fulcro del Napoli Spallettiano (basti pensare che ha già giocato quasi sette volte in più -860 minuti contro 127- in campionato rispetto l’anno scorso). Nel complesso però, la forza di questa squadra è una perfetta prestazione corale, e un’applicazione del gioco di qualità. Salernitana però che esce, nonostante tutto, a testa alta, data una partita fondamentalmente segnata da episodi particolarissimi (su tutti un rigore dubbio praticamente allo scadere, per esempio).