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Non ho paura dei libri ma io sto con Zerocalcare

del Prof. Lucio Celot

Non ho paura dei libri ma io sto con Zerocalcare.

A proposito di PLPL

 

 

            L’edizione di quest’anno di Più Libri Più Liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria, si è svolta all’insegna della polemica sulla presenza in fiera di una casa editrice di estrema destra fiorentina, Passaggio al Bosco, il cui catalogo comprende testi che vanno da Julius Evola  fino a esplicite apologie delle SS. Sostanzialmente, una casa editrice neo-nazifascista. Mentre l’AIE, l’associazione degli editori, ha difeso la scelta invocando e ribadendo la “libertà editoriale” a prescindere dai contenuti veicolati, un centinaio tra scrittori, artisti e intellettuali (Zerocalcare, Scurati, Foa, Barbero, Ginzburg tra i nomi di spicco) ha firmato un appello rivolto all’associazione degli editori chiedendo lumi sulla presenza di una casa editrice che pubblica, tra gli altri, Leon Degrelle, fondatore della cosiddetta “Divisione vallona delle SS” (“impareggiabile contributo alla formazione dell’élite militante”). Dopo che il sindaco Gualtieri e l’assessore alla cultura di Roma si sono defilati e non hanno presenziato all’inaugurazione della fiera alla “Nuvola” di Fuksas, anche Zerocalcare ha deciso di non essere presente alla kermesse libraria e lo ha fatto postando su Instagram un video animato e poi su La7 intervistato da Marianna Aprile. Scelta criticata da Roberto Saviano, presente a PLPL e intervistato dalla giornalista Annalisa Cuzzocrea, che imputa al fumettista romano una rivendicazione di “purezza” incoerente per chi, come Zerocalcare, accetta di lavorare per delle multinazionali (il riferimento è a Netflix) che limitano i diritti sindacali e sfruttano i lavoratori.

            In sintesi, mentre Zerocalcare contesta radicalmente l’idea di “normalizzare la presenza di una casa editrice che non si limita a pubblicare testi ma fa anche formazione in un’area che va da FdI all’estrema destra” e ribadisce il “paletto” di non condividere mai alcuno spazio con i neo-nazifascisti, la posizione di Saviano “non è non condividere spazi coi nazisti, è costringere i nazisti a entrare dentro uno spazio democratico”. E aggiunge: “I libri non mi hanno mai fatto paura, per questo ci tengo a venire dove i libri ci sono.”

            Premetto che ho sempre considerato, e considero tuttora, Roberto Saviano come uno dei pochissimi intellettuali italiani degni di questo nome dopo PPP, ma c’è una parola che Saviano ha usato durante l’intervista a PLPL che suona decisamente stonata, ed è la parola “dialettico”: riconoscendo che la contraddizione di Zerocalcare (“sentirsi puri e poi lavorare per le multinazionali”) è anche la sua, lo scrittore usa quell’aggettivo per indicare il suo “agire per il meglio” dentro le contraddizioni che tutti gli artisti sono costretti a vivere. E chiude con il riferimento ai nazisti e lo spazio democratico. Ora, a parte il fatto che mi sfugge quale sia la relazione tra Netflix e uno stand di neonazisti apologeti di Himmler e delle SS alla fiera dell’editoria, mi pare piuttosto ingenua e quasi fuori dalla storia l’idea di Saviano di costringere dei neonazisti dentro uno spazio democratico: non c’è “dialettica” possibile tra un impianto valoriale democratico da un lato e chi diffonde idee come quelle propugnate dal catalogo di Passaggio al Bosco. Andate a dare un’occhiata al sito: Junio Valerio Borghese (uno che ha tentato un golpe: ma sai quanto ci teneva allo “spazio democratico”???), titoli che definiscono l’antirazzismo “un inganno”, libri che esaltano “il coraggio e l’abnegazione degli ultimi eroi delle Brigate Nere” e via andare. I neonazisti, così come i fascisti, nello spazio democratico ci sono stati e ci vogliono stare non certo per partecipare ad una sana dialettica democratica ma per impadronirsene, disinnescarne i meccanismi virtuosi di confronto-scontro di idee, trasformarlo in uno spazio identitario e illiberale. Saviano conosce bene la storia del nostro paese e altrettanto bene sa quale fu l’esito dell’ingenuità politica degli ultimi liberali che si illusero di imbrigliare il fascismo dentro le regole democratiche: vent’anni di orrore totalitario. Quale dialettica può costituirsi nei confronti di chi ritiene la democrazia una forma di debolezza e spia del “tramonto dell’Occidente”? Non tutte le contraddizioni, insegnava Marx, possono risolversi con una pacifica conciliazione: a volte si rende necessario un gesto forte, di rottura, e pazienza per la “coerenza” invocata da Saviano. Preferisco cento volte la radicalità “incoerente” di Zerocalcare, che nulla ha tolto alla “libertà” dell’editore di essere presente a PLPL (non c’è stata nessuna censura, nonostante i soliti allarmismi da destra del tutto infondati – vedi il ministro Giuli), all’atteggiamento di Saviano che trovo, se non conciliante, troppo morbido. Il tempo che viviamo, a casa nostra e in tutto l’occidente, non lo consente.

           

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