Se il vero orrore si nasconde in famiglia – The Haunting: Hill House (USA, 2018)
del prof. Lucio Celot
Nessun organismo vivente potrebbe conservare a lungo la sanità mentale in condizioni di realtà assoluta.
Hill House, insana, se ne stava sullo sfondo delle sue colline racchiudendo dentro di sé l’oscurità […]
(S.Jackson, L’incubo di Hill House)
Quello della haunted house, la casa infestata, è uno dei tópoi più frequentati dall’immaginario dell’orrorifico e del perturbante: da Amityville horror (S.Rosenberg, 1979) a Shining (S.Kubrick, 1980), da La casa (S.Raimi, 1981) fino a Poltergeist (T.Hooper, 1982) e al più recente The conjuring (J.Wan, 2013), il cinema horror si è sbizzarrito nel raccontare le più diverse forme di possessione diabolica nascoste tra le quattro (per nulla confortanti) mura domestiche. Sceneggiatori e registi hanno naturalmente fatto man bassa di racconti e romanzi a cui ispirarsi, soprattutto a quelli del Re, Stephen King, protagonista assoluto dell’horror mainstream. La prima stagione di Haunting, proposta da Netflix, preferisce invece ispirarsi alla “maestra” di King, la scrittrice Shirley Jackson (1916-1965), autrice de L’incubo di Hill House (1959), classica storia di presenze inquietanti in un antico maniero e già portato sul grande schermo da Robert Wise nel 1963 (Gli invasati).
L’ideatore-scrittore-regista della serie è Mike Flanagan, a cui PausaCaffèPansini dedicherà alcune delle prossime recensioni di questa rubrica. Regista noto agli appassionati dell’horror per film come Oculus (2013), Il gioco di Gerald (2017) e il sequel di Shining, Doctor Sleep (2019), Flanagan dà però il meglio di sé nella produzione seriale televisiva, contribuendo come showrunner al cosiddetto elevated horror, quello di qualità (appunto) più elevata, che preferisce rifarsi ai grandi maestri del genere, sia nel cinema che in letteratura, piuttosto che puntare su facili effetti gore o splatter. Sobrietà, eleganza formale ma, al contempo, rispetto per il carattere popolare del genere contraddistinguono i lavori del regista di Salem (proprio la cittadina del Massachussetts famosa per il processo alle streghe in cui King ha ambientato un dei suoi primi successi) che ha prodotto e distribuito su Netflix la Flanaverse Collection, le serie horror più interessanti e apprezzabili degli ultimi cinque anni.
Nella prima stagione di The Haunting, Flanagan rilegge il testo della Jackson coniugandolo con un tema che spesso si accompagna a quello della casa stregata, e cioè quello della famiglia disfunzionale, della piccola comunità domestica che nasconde a sua volta orrori e incubi rimossi e non detti. Quindici anni dopo che la famiglia Crain ha vissuto a Hill House la tragedia della perdita della madre durante una notte di cui poco si sa e su cui il padre mantiene un assoluto riserbo anche con i figli, un nuovo lutto sconvolge il delicato equilibrio del padre Hugh, dei figli Steven (scrittore di romanzi horror – palese omaggio a King), Luke (tossicodipendente incapace di recupero) e Theo (psicologa sensitiva dotata del potere del “tocco” con cui percepisce le emozioni altrui): la figlia Nell si è suicidata, e il tragico gesto costringe la famiglia non solo a riunirsi per i funerali ma anche a fare i conti una volta per tutte con i fantasmi (in senso letterale e non solo metaforico) del passato e con il mistero della morte della madre. Tornati a Hill House, l’apertura di una misteriosa stanza farà riemergere segreti e rimossi che porteranno (finalmente?) pace alla tormentata famiglia.
Punteggiato da continui flashback che alternano presente e passato dei Crain, The haunting of Hill House non lesina allo spettatore tutto quello che ci si aspetta da un racconto di case stregate: ombre inquietanti dietro le porte, temporali devastanti, apparizioni terrificanti che fluttuano nell’aria, la muta presenza di una bambina che tutti credono l’amica immaginaria del piccolo Luke, spettri col collo rotto, i fantasmi della madre Olivia e di Nell che continuano a perseguitare i ricordi dei vivi…nonché qualche sequenza da jumpscare che farà la gioia degli spettatori più tradizionalisti. Ma ad un occhio più attento il racconto si rivela in realtà un dramma familiare travestito da horror, in cui Steven, il razionalista scettico di famiglia (che però scrive romanzi che parlano di sovrannaturale), dice che i fantasmi possono prendere tante forme, anche quelle del lutto, della rabbia, della colpa; o, anche, quelle di una madre che per eccesso di amore minaccia e stravolge la vita dei propri figli.
The haunting. Hill House (id.), USA 2018
Stagione 1 (ep.1-10)
Distribuzione: Netflix
Soggetto tratto da S.Jackson, L’incubo di Hill House, Adelphi 2016 (ed.or. 1959)
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