Squarcio: forse
di Eleonora Pompeo e Luisa Granata (2f)
Il forse è la parola piu bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, non certezze. Perché non cerca la fine, ma va verso l’infinito.
Giacomo Leopardi
L’incertezza. Il dubbio.
L’inaccettabile essenza umana.
Il “forse” apre un mare di possibilità, variabili che, per quanto infinite, non sarebbe possibile considerarle tutte.
Il “forse” mette alla prova e regala la possibilità di scoprire lati di sè che altrimenti sarebbero rimasti ignorati.
Del “forse”, forse il bello è proprio questo.
Spesso si tende a chiudersi in delle irreali certezze per sentirsi salvi, al sicuro dal buio, poichè l’uomo vive nell’immutabile e irrimediabile ignoranza, logorato dalla paura di questa.
Il forse alimenta questa paura, poichè mette a nudo l’uomo dinanzi alla sua infimità.
Il forse è quella porta socchiusa, è l’indecisione paranoica della scelta, alla base del desiderio di onniscienza.
Il forse è la diramazione del determinismo per chi è consapevole di essere finito e l’ossimorica dicotomia della spensieratezza per chi aspira all’infinito.
Forse, bisognerebbe regalarsi più spesso l’occasione di perdere le proprie certezze, smarrirsi sembra diventare l’unico modo per trovarsi davvero,
forse.