Vendere, vendere, vendere! – Dopesick. Dichiarazione di dipendenza (USA, 2021)
del professor Lucio Celot
Byung-chul Han, filosofo tedesco di origini sudcoreane e attento osservatore della società neoliberista e delle sue patologie, ha pubblicato nel 2020, in piena pandemia, un breve saggio dal titolo La società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite (Einaudi 2021), un’acuta riflessione, senz’altro stimolata dalla diffusione su scala mondiale del coronavirus, sull’algofobia, cioè sulla paura generalizzata del dolore. In sintesi, ci dice Han, di fronte alla mera possibilità del dolore, all’insorgere dell’algofobia, scattano i meccanismi analgesici di difesa volti ad anestetizzare le nostre esistenze, a confinare l’esperienza del dolore in spazi sempre più ristretti, fino al suo totale annullamento. È in questa società algofobica che, nella finzione di Dopesick, l’azienda farmaceutica della famiglia Sackler, la Purdue Pharma, trova la proverbiale gallina dalle uova d’oro: attraverso la connivenza di alcuni dirigenti della FDA (Food and Drug Administration, l’ente governativo americano di controllo del cibo e dei farmaci), i vertici dell’azienda immettono sul mercato un antidolorifico oppiaceo, l’OxyContin che, come tutti gli oppioidi, dà dipendenza attraverso le modificazioni della chimica del cervello. Grazie ad un’etichetta menzognera approvata dalla FDA che dichiara una percentuale bassissima (meno dell’1%) di casi di dipendenza e ad una rete capillare di informatori medici incentivati a convincere i medici di famiglia ad utilizzare l’OxyContin anche per un tempo prolungato, il farmaco dilaga in tutti gli stati americani causando, nell’arco di un ventennio, dipendenza, furti nelle farmacie, tossico-dipendenza e morti per overdose. Insomma, un’autentica bomba sociale.
La storia si dipana lungo più di venticinque anni, dalla metà degli anni ’90 ad oggi, seguendo quattro sottotrame: le vicende degli abitanti di Finch Creek, tra cui il dottor Finnix (uno straordinario Michael Keaton, bravissimo nell’interpretare la parabola discendente e la rinascita di un medico di montagna caduto nella trappola del medicinale) e la giovane minatrice Betsy; la vita e la carriera del rampante e promettente Billy, informatore medico della Purdue che dovrà scegliere tra il successo professionale e la propria coscienza; i giochi di potere e l’avidità della famiglia Suckler e della sua anima nera, Richard; infine, i rappresentanti della legge e della giustizia, i due viceprocuratori Mountcastle e Ramseyer e la battagliera agente della DEA Bridget Meyer.
Silloge finzionale dei tanti casi reali in cui sono state coinvolte le “Big Pharmas” (e raccontati nel 2018 dalla giornalista Beth Macy nel libro Dopesick: dealers, doctors and the drugs company that addicted America), Dopesick bilancia con grande equilibrio dramma sociale e procedural-drama, riuscendo a rendere avvincente una serie in cui è del tutto assente l’azione e prevale, invece, l’accurata ricostruzione di un’indagine governativa, comprese le interferenze dei poteri forti che arrivano a calpestare per avidità di profitto e interessi politici anche il fondamentale diritto alla salute. Con un finale non del tutto consolatorio dal punto di vista processuale, Dopesick racconta per immagini una vicenda che negli USA ha fatto quasi mezzo milione di morti in vent’anni, e che ha coinvolto, loro malgrado, tantissimi medici e operatori sanitari che, in buona fede come il dottor Finnix, hanno causato indirettamente sofferenza e morte e per questo hanno duramente pagato: come a dire che, per quanto proviamo a eliminarlo dalle nostre vite, il pàthei màthos di Eschilo è sempre lì a ricordarci di quale fragile materia siamo fatti.
Dopesick (id.), USA 2021
Stagione 1 (ep.1-8)
Distributore: Disney+
Bellissimo articolo, sempre un piacere leggerti e ascoltarti