Che pasticcioni gli “idraulici” di Nixon… – Infiltrati alla Casa Bianca (USA, 2023)

del prof. Lucio Celot

Allora: proviamo a spiegare per sommi capi al potenziale lettore della Generazione Z di Pausa Caffè cos’è stato lo scandalo Watergate. Correva l’anno 1972 e negli USA a novembre si sarebbero tenute le elezioni presidenziali: il presidente in carica, il repubblicano Richard “Tricky Dicky” Nixon, è in lizza per la rielezione e ha buone chances di farcela, almeno stando ai sondaggi. Ma la politica, si sa, in quanto arte del possibile, non offre mai sicurezze. L’America, tra l’altro, è lacerata all’interno sulla questione della “sporca guerra” del Vietnam che sta violentemente dividendo l’opinione pubblica. Sarà forse per questo che Nixon, con la mediazione del proprio staff, incarica alcuni personaggi dell’amministrazione – dalla carriera e dal profilo morale non proprio limpidissimi – a penetrare nottetempo nella sede del Comitato Elettorale Democratico per installare delle microspie con il fine di intercettare tutte le comunicazioni inerenti alla campagna elettorale dello sfidante, il senatore del Dakota George McGovern. Cinque uomini, tra cui tre esuli cubani che avevano partecipato al fallito tentativo della Baia dei Porci nel 1961, vengono però sorpresi dai sorveglianti del palazzo Watergate con le mani nel sacco (anzi, negli schedari riservati dei democratici). Insieme a loro, vengono inquisiti e rinviati a processo anche Howard Hunt e Gordon Liddy, ex agenti CIA e FBI che hanno organizzato e guidato dall’esterno l’effrazione notturna. Siamo a giugno, e per tutti i mesi seguenti una campagna di stampa martellante da parte del Washington Post (ma non solo) e dei suoi due giornalisti Woodward e Bernstein, che mettono in piedi un’inchiesta giornalistica che vincerà il Pulitzer, solleva immediatamente il sospetto che dietro l’effrazione al Watergate ci sia lo zampino del Capo in persona, del Presidente. Che, ovviamente, nega.

Sorpresa numero uno: nel novembre successivo, Nixon stravince le elezioni assicurandosi una maggioranza schiacciante in quasi tutti gli stati. Sorpresa numero due: solo un americano su due ha sentito parlare del Watergate e dell’ipotesi che Nixon abbia fatto spiare il proprio avversario per avvantaggiarsi in campagna elettorale. Ma quando inizia il processo ai responsabili materiali del crimine, i riflettori si riaccendono: Woodward e Bernstein tornano all’attacco con una serie di pezzi che hanno fatto la storia del giornalismo d’inchiesta (si possono leggere in italiano qui); nel corso del ’73 alcuni collaboratori di Nixon rivelano ai giudici che il Presidente aveva l’abitudine di utilizzare registrazioni illegali per spiare persino i propri compagni di partito; e finalmente, nell’agosto del 1974, Nixon si dimette dalla carica per evitare l’impeachment e un processo per alto tradimento. Fine della storia.

Il Watergate ha segnato la fine dell’innocenza americana, ha aperto gli occhi di un’intera nazione sull’arroganza di una classe politica disposta a infrangere i basilari principi costituzionali pur di sopravvivere e autoriprodursi. E di questa presa di coscienza, la New Hollywood, la schiera di registi-autori che a partire proprio dagli anni ’70 ha rivoluzionato il cinema d’oltreoceano, ha lasciato numerose testimonianze: ne citiamo qui solo due, Tutti gli uomini del Presidente di Alan Pakula (con Redford e Hoffman nella parte di Woodward e Bernstein) e l’inquietante La Conversazione di Francis Ford Coppola, forse il miglior film del regista italo americano.

È a partire dal paradosso della vicenda (due uomini vengono assoldati per assicurare la vittoria di Nixon e nell’arco di due anni ne causano la caduta in disgrazia) che si spiega la scelta della produzione di Sky Atlantic e dello sceneggiatore Peter Huick, apprezzabile e controcorrente rispetto al mainstream, di raccontare White House Plumbers (letteralmente, gli “idraulici” della Casa Bianca, così venivano chiamati gli agenti addetti allo spionaggio e alla “disinformazione”) dalla parte degli “scassinatori” e attraverso il registro della commedia grottesca e della satira politica. Il racconto della verità storica, con tanto di inserti originali delle news dell’epoca e i commenti di Dan Rather e Walter Cronkite, passa attraverso i volti di Justin Theroux (Joker, Gli ultimi Jedi, The Leftovers) e di Woody Harrelson (Assassini nati, Tre manifesti a Ebbing, Missouri, True Detective), che danno corpo a due personaggi che più scalcagnati, boriosi, cialtroni, pieni di sé e allo stesso tempo ingenui in modo imbarazzante non si potrebbe.

Howard Hunt e Gordon Liddy, le “menti” delle effrazioni (ben quattro, la prima delle quali fallita perché il cubano addetto allo scassinamento della porta si è dimenticato a Miami “gli attrezzi giusti”…) avevano un precedente fallimentare come plumbers, non essendo riusciti a bloccare la fuga di notizie sulla guerra del Vietnam che aveva dato origine ad un altro scandalo solo un paio d’anni prima, quello dei cosiddetti Pentagon Papers (migliaia di pagine secretate che raccontavano la verità sull’andamento disastroso della guerra in Indocina). Richiamati in servizio da alcuni stretti collaboratori di Nixon, mettono insieme una squadra raffazzonata che combina il più grosso pasticcio che la storia della politica ricordi. Sono due uomini molto diversi: Hunt è stato uno degli organizzatori del fallito tentativo di rovesciare Castro nel 1961, quasi certamente ha fatto parte della squadra che nel novembre del 1963 ha assassinato a Dallas JFK, è un pessimo marito e un pessimo padre ed è disposto a tutto pur di ritornare nelle grazie dei suoi superiori alla CIA; Liddy è un idealista fanatico, la sua missione è “salvare il Paese dai comunisti” e dalla sinistra, ha un’ammirazione nemmeno tanto segreta per Hitler e i nazisti e progetta una serie di iniziative per sconfiggere i democratici alle elezioni a dir poco demenziali (per le quali ottiene comunque finanziamenti corposi).

Quando la fede ideologica, il fanatismo, l’immoralità e l’anticomunismo viscerale dei due uomini, che pure hanno un’esperienza trentennale sul campo, si coniugano all’improvvisazione e all’ingenuità dettata dall’incrollabile fiducia nella sacralità della mission da svolgere, i risultati sono ad un tempo esilaranti (i travestimenti utilizzati nei primi due episodi), surreali e drammatici: il gioco sfugge di mano a Hunt e Liddy, invischiati in un ingranaggio più grande di loro, con tanto di complotto letale che coinvolgerà anche la moglie di uno dei due (Lena Headey, la cattivissima Cersei Lannister di GoT). D’altra parte, sembra che la famosa Gola Profonda, cioè la fonte segreta di Woodward, in uno dei numerosi incontri che i due ebbero, abbia pronunciato queste parole: Dimentica i miti che i media hanno creato sulla Casa Bianca. La verità è che questi tizi non sono molto svegli e gli sono sfuggite le cose di mano. Insomma, White House Plumbers è una riuscita dramedy costruita sul fatto che la democrazia americana si è salvata perché chi voleva distruggerla era né più né meno che una compagnia di cialtroni incompetenti. Dopo avere visto i cinque episodi, più che “tutti gli uomini”, verrebbe da dire tutti i deficienti del Presidente…

 

Infiltrati alla Casa Bianca (White House Plumbers), USA 2023

Stagione 1 (ep.1-5)

Distribuzione: Sky Atlantic

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