Racconti da un tempo che non c’è – Tales from the loop (USA, 2020)
del prof. Lucio Celot
L’artista e designer svedese Simon Stålenhag è famoso per le sue opere illustrate che coniugano paesaggi della terra natale e macchine, architetture, oggetti e robot futuristici. Disegnando su computer con una penna grafica, Stålenhag ha dato vita ad uno stile che viene definito “retrofuturistico” (qui le immagini dal sito dell’artista) che, a sua volta, ha ispirato i creatori di Loop, una serie che utilizza le atmosfere e gli “oggetti” di Stålenhag per costruire uno storytelling a cavallo tra nostalgia retrò e inquietudini tecnologiche.
Gli episodi raccontano le vicende (siamo negli anni ’80) di alcuni tra gli abitanti di una zona di campagna dell’Ohio nelle cui profondità è stato costruito vent’anni prima un acceleratore di particelle, chiamato appunto Loop. Non c’è una trama unitaria; i personaggi ricorrenti nei diversi episodi, tutti autoconclusivi, hanno la funzione narrativa di conferire unità e coerenza alla storia (tra tutti, il bravissimo Jonathan Pryce nei panni del creatore del Loop). Il Loop è probabilmente responsabile delle “stranezze” che accadono nei boschi e nelle campagne dei dintorni, luoghi nei quali giacciono abbandonati e arrugginiti alcuni “manufatti”, autentici residui di archeologia post-industriale, ancora funzionanti e in grado di svolgere i compiti per cui erano stati creati: una sorta di navicella che consente il trasferimento di personalità in un altro corpo, uno strano marchingegno con un interruttore che blocca lo scorrere del tempo, un’enorme sfera cava la cui eco interna consente di calcolare quanto tempo resta da vivere, un trattore che, messo in moto, proietta in una dimensione parallela/alternativa; e poi, i robot: quello utilizzato per la difesa della propria casa anche a rischio dell’incolumità degli stessi abitanti; il robot-mostro, incubo di un adulto che dovrà fare i conti con le paure dell’infanzia; infine, il robot che chiude circolarmente (un loop, appunto) la serie ricollegandosi al primo episodio.
Più che per le storie e i singoli episodi, Tales from the loop si fa apprezzare per il particolare taglio narrativo e le atmosfere surreali e sospese, all’interno delle quali i personaggi accettano razionalmente e con naturalezza le violazioni delle leggi fisiche causate dal Loop e dai fenomeni che presumibilmente vi vengono riprodotti e studiati; ma è la generale e diffusa sensazione di malinconia che pervade ogni sequenza a rendere affascinante questo prodotto, decisamente anomalo rispetto all’attuale produzione seriale: malinconia nei confronti di un passato che non c’è più ma anche per un futuro che non è stato quello che si sperava e che deperisce sotto i nostri occhi. Sottolineata dalle musiche di Philip Glass, la ricorrenza ciclica di vita-tempo-morte è l’autentico loop che rende il fluire temporale una mera illusione, proprio come il ruscello gelato dell’ultimo episodio, immagine emblematica del senso ultimo delle nostre esistenze.
Tales from the loop (id.), USA 2020
Stagione 1 (ep.1-8)
Distributore: Amazon Prime Video