Umanesimo e transumanesimo: l’uomo deve essere superato

di Riccardo Mea IIA

Partiamo prima di tutto da qualche informazione generale: cos’è il transumanesimo? Riprendendo le parole riportate sul sito ufficiale dell’AIT (Associazione Italiana Transumanisti: http://www.transumanisti.it/), “ il movimento transumanista si è dato un obiettivo chiaro e ambizioso: creare le condizioni per una rivoluzione morale e intellettuale di orientamento prometeico. [i transumanisti] vorrebbero vedere il mondo protagonista di una nuova fase di sviluppo tecnologico, scientifico, industriale, culturale, ma anche biologico. Allungamento della vita, rallentamento del processo di invecchiamento, potenziamento fisico e psichico di disabili e normodotati, anche oltre i limiti della nostra attuale struttura biologica.” Da cosa ha quindi origine il transumanesimo?

Il transumanesimo riprende dall’Umanesimo rinascimentale alcuni punti cardine e li ripropone sotto una visione moderna e scientista (e non scientifica) come, ad esempio, i concetti di centralità della figura umana e la spinta promotrice della ricerca scientifica. Riprendendo il concetto di “orientamento prometeico” non possiamo non parlare del concetto di vergogna prometeica, esposto nel libro L’uomo è antiquato dell’antropologo Gunther Anders (1956). La vergogna prometeica è, in sintesi, la vergogna che l’uomo ha per le proprie creazioni e per la superiorità che esse dimostrano in confronto all’imperfezione della nostra natura corporale: scrive infatti Anders, “quando l’uomo sarà completamente superato dalla perfezione delle proprie creazioni, quello sarà il momento più buio per l’umanità”. Dunque, per sua stessa natura, il transumanesimo, in quanto promotore della scienza e della τέχνη, si porta dietro dilemmi di carattere etico sui quali è opportuno ragionare. Tra gli altri, sono tre gli ambiti di riflessione del transumanesimo circa le possibilità di intervento e trasformazione della nostra corporeità: la modifica dei geni umani, l’ibridazione uomo-cyborg e il rapporto uomo-macchina senziente. Vediamo, di seguito, alcune delle risposte che sono state date a tali questioni in ambiti diversi tra loro come il cinema e i videogames.

Circa l’intervento genetico, non possiamo non parlare di darwinismo transumanista: i transumanisti considerano l’evoluzione naturale ormai lenta rispetto alla velocità esponenziale dell’evoluzione tecnologica alla quale nei tempi moderni siamo costretti a fare fronte. Per questo motivo, molti transumanisti ritengono che l’unico modo per preservare al meglio la stessa natura umana sia un intervento tempestivo sui geni alla base della nostra esistenza: Julian Huxley (creatore del transumanesimo moderno) fu colui che coniò l’espressione sintesi moderna dell’evoluzione (neo-darwinismo o transumanesimo darwinista). A proposito del progetto transumanista di modifica dei geni, possiamo sicuramente rifarci al film Gattaca – la porta dell’universo (A.Niccol, 1997), ambientato in una società futuristica in cui si è scoperto il modo di controllare geneticamente i feti e di modificarli, affinché, una volta cresciuti, divengano esseri umani fisicamente e psicologicamente perfetti. In questo mondo così controllato, però, esiste ancora la casualità. Vincent, il protagonista, è infatti un umano nato “naturalmente”, meno perfetto degli altri ma con un sogno, quello di diventare un astronauta nonostante la sua imperfezione: in questa sofferta ambizione appare lampante l’umanità di Vincent che invece si contrappone a Jerome (da notare l’assonanza del nome con la parola genoma), uno degli umani migliorati e virtualmente perfetti. Il film ci dimostra come non basti solo la modifica genetica per il superamento di noi stessi ma che, anzi, anche l’uomo “perfetto” si porta ancora dietro tutta la propria umanità, con i suoi difetti e disagi. Può un essere umano, figlio del caso, grazie all’abnegazione e all’impegno, sopperire all’inadeguatezza del proprio corpo?

A proposito dell’ibridazione uomo-cyborg, ci viene invece in soccorso un videogioco, Deus Ex: Human Revolution. In questo videogame il protagonista, Adam Jensen, durante un conflitto a fuoco con dei terroristi viene mortalmente ferito, ma riesce a sopravvivere grazie a un tempestivo intervento chirurgico che lo trasformerà in un cyborg. Passati sei mesi di riabilitazione, dopo aver ricevuto braccia, gambe e cavità toracica cibernetiche, Adam viene riammesso in servizio. Qui si palesa il quesito etico: fino a che punto è lecito, per salvare un uomo, trasformarlo in qualcosa che egli stesso non ha scelto? Che cosa è rimasto del vero Jensen? Il cambiamento e l’implementazione di parti robotiche lo ha reso diverso da chi e da cosa era prima? In questo caso la filosofia ci aiuta: secondo la filosofa Simone Weil, l’Io è qualcosa che trascende il corpo e la materialità e, dunque, da questo punto di vista, possiamo affermare che Jensen è rimasto a tutti gli effetti umano.

La terza questione è quella più complessa: qui si parla nientemeno che della creazione dell’automa senziente e del rapporto che egli avrebbe con l’uomo. Anche in questo caso il cinema ci viene in aiuto: Ghost in the Shell (R.Sanders, 2017) e L’uomo bicentenario (C.Columbus, 1999) trattano con una forte potenza espressiva il tema della umanità (da intendersi come senso di appartenenza al genere umano) degli automi senzienti. Ne L’uomo bicentenario il protagonista, Andrew, è un automa dotato di una particolare sensibilità che, con il passare del tempo, lo porterà ad interrogarsi sulla propria natura: egli prova, infatti, sentimenti forti come l’amore o la gelosia, cose per le quali non è stato programmato ma che, tuttavia, sorgono prepotenti in lui. Iconica è la frase che spesso Andrew ripete nel film, “Uno è lieto di servire”, da cui traspare una natura meccanica (il “servire”) che si coniuga con un piacere tutto umano (”essere lieto”). In Ghost in the shell, invece, viene sollevato il dubbio sull’esistenza di un’anima negli esseri robotici ai quali è stata immessa una memoria (anima che non ha, in ogni caso, una connotazione religiosa). Fortemente presente è, qui, il dualismo cartesiano tra res extensa e res cogitans: il pensiero è separato dal corpo? Se sì, allora cosa ci impedirebbe di trasferire la nostra mente in un corpo artificiale? E, in questa ipotesi, la mente sarebbe la stessa?

Questi e altri interrogativi sono, in ultima analisi, riconducibili al quesito fondamentale: cosa ci definisce umani?

Per un maggiore approfondimento, si rimanda alle slide utilizzate durante la settimana dello studente 2017/2018: https://drive.google.com/file/d/1GUMGzp8Ast__QlZCS7oMxVDmerlr2r42/view?usp=sharing

 

2 pensieri riguardo “Umanesimo e transumanesimo: l’uomo deve essere superato

  • 11 Marzo 2018 in 19 h 32 min
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    Caro Riccardo, grazie per il tuo contributo interessante e ricco di spunti che può essere approfondito con ulteriori letture e visioni: dal romanzo di Aldous Huxley “Il mondo nuovo” (sulla pre-determinazione degli esseri umani attraverso la genetica) al film “Robocop ” di Paul Verhoeven (sull’integrazione uomo-cyborg), dal fondamentale “Il principio responsabilità” di Hans Jonas (sull’etica della civiltà tecnologica) fino a “Blade Runner” (qual è la differenza tra umano e non umano?), l’immaginario si è sbizzarrito percorrendo tutto l’ampio ventaglio che va dal pessimismo più cupo delle distopie alla figura rassicurante del robot umanizzato. In ogni caso, rassicuriamoci: fino a che saremo in grado di porci consapevolmente la domanda “chi siamo?”, vorrà dire che la nostra umanità non è ancora del tutto perduta…

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  • 18 Aprile 2018 in 17 h 07 min
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    Complimenti per questo “viaggio” che hai compiuto e fai compiere al lettore nel “Transumanesimo”, l’anno prossimo avrai modo ,trattando le biotecnologie, di esaminare le tecniche di ricombinazione del DNA , di Clonazione che pongono inquietanti interrogativi di bioetica.

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