La vita è una potenza da vivere con la consapevolezza della propria meravigliosa fragilità.
Linda Paesano (IIG, a.s. 2020/2021)
Cos’è la vita? Qual è il suo scopo? Esiste un Dio? Cos’è l’amore?
Nasciamo tutti con delle domande che nella testa sono intraducibili, figuriamoci nelle risposte.
Nasciamo tutti con una concezione sempre diversa di ciò che è giusto, ciò che è sbagliato, nero o bianco, mai nero a metà o grigio.
Nasciamo tutti con una testa piena di domande ed una voce priva di risposte.
E tutti nasciamo con quella costante sensazione di vuoto, di ansia, di angoscia, pura angoscia, nel sapere o nello scoprire che in un modo o nell’altro, in realtà, tutto quello che sappiamo è nullo, immateriale, non esiste.
Perché noi, fin dalla nascita, ci illudiamo di sapere, di aver conosciuto a pieno.
Ma nella realtà effettiva delle cose, è tutta un’illusione.
Noi non sappiamo, ci illudiamo di sapere, di conoscere, perché speriamo di rendere la vita meno imprevedibile.
Ironia della sorte, ci complichiamo la vita con il solo scopo di semplificarcela.
Un po’ come chi sostiene, drammaticamente, che in ogni uomo esistano almeno mille personalità diverse.
Si autodefiniscono poliedrici.
Sanno cos’è un poliedro?
Un solido che illude.
Ti mostra facce sempre diverse, come se ne avesse di infinite, un po’ come una sfera che ti rigiri tra le mani, non puoi sapere da che lato hai cominciato a girarla, a meno che non lo segni.
A meno che non te lo rendi chiaro da solo.
Esattamente così, un poliedro è un solido che ti illude di mostrarti sempre facce diverse, ma in realtà, se le segni con un minuscolo puntino, minuscolo come lo sei tu visto dal tetto del mondo, ti accorgeresti che starai magari fissando la stessa faccia da ore senza accorgertene.
Potrai anche esserti rigirato quel poliedro, quella sfera tra le mani per ventiquattro volte di fila.
Le facce hanno un numero finito.
Non esistono infinite personalità, ma esistono infinite sfumature.
Infinite sfaccettature che appartengono ad una sola e unica anima.
Ecco perché il fatto stesso che pensiamo di sapere tutto di tutti, così profondamente, è un’illusione che creiamo per noi stessi.
Perché ci fa sentire al sicuro sapere che in qualche modo conosciamo qualcosa che qualcuno potrebbe non conoscere.
E perché ci fa sentire al sicuro sapere che in qualche modo, potremmo essere capaci di rendere la vita meno imprevedibile.
Cerchiamo in ogni modo, ogni giorno, di non farci mai trovare impreparati davanti alla vita, in ogni suo minimo aspetto, perché in fondo temiamo cosa questa ha in serbo per noi.
Diciamocelo, le sorprese ci piacciono solo ai compleanni, altrimenti subito cominciamo a pensare che improvvise siano fin troppo strane.
Ecco cos’è, la sorpresa.
L’effetto sorpresa della vita, che parte in sordina quando nasciamo e poi, improvvisamente, esplode come un fuoco intraducibile nel petto.
La vita stessa è intraducibile.
Un senso comune non esiste.
Il bianco è bianco, il nero è nero, il grigio in quanto grigio non esiste perché a metà.
Ma se solo smettessimo di fingere di essere tutti forti come scudi di diamante su piane di iperdiamante e sfiorassimo il grigio con la punta delle dita, potrebbe anche inconsciamente piacerci.
Se smettessimo di additare cosa è giusto e cosa invece è sbagliato, senza eccedere, ci accorgeremmo che non esiste, effettivamente, un’opinione sbagliata o giusta, in quanto sono tutte diverse, diverse come diversi sono gli interlocutori e come diverse sono le sfumature e come diversi sono la complicatezza, il peso che ognuno dà alle cose.
Basterebbe poco per semplificarci la vita, e il segreto sta proprio nello smettere di fingerci così forti da pensare che la vita possa essere presa a morsi da un gigante.
Nello smettere di pensare che la fragilità sia un disonore.
Va bene essere fragili.
Vivere vuol dire anche questo.
Soprattutto questo.
E’ l’unica certezza che la vita ci pone dinanzi su un piatto d’argento.
E’ l’unica certezza che la vita ci ha messo a disposizione, eppure non esiste alcuna logica spiegazione, lo siamo e basta.
E va più che bene così.
L’effetto sorpresa di cui parlavo, questa è la vita.
Il farsi volutamente trovare impreparati senza fare alcuna domanda.
La vita è questa, il suo scopo sta nella sua intraducibilità, se esiste un Dio per me potrebbe non esistere per te e cos’è l’amore… quella è un’altra cosa.
Ma forse uno dei motivi per cui possiamo farci trovare volutamente impreparati dalla vita è proprio questo.
L’amore.
La cosa più imprevedibile, dopo la vita, che ci sia al mondo.
La cosa più intraducibile, dopo la vita, che ci sia al mondo.
Il fiore più bello, dopo la vita, che la vita stessa ci abbia mai donato a questo mondo.
Così bella cosa, eppure così temuta.
Cosa si perde l’uomo che non vive per timore dell’imprevedibilità?