Dall’utopia alla distopia: viaggio attraverso le realtà alternative – Love, Death & Robots (USA, 2019-in corso)
di Gabriele Di Franco (IIIA)
Amore, morte e robot, queste tre parole sono ciò che accomuna i singoli episodi di questa serie antologica animata disponibile su Netflix.
La serie, divisa in due stagioni (con una terza in uscita quest’anno), comprende 26 episodi che si differenziano tra loro per stile, durata e soprattutto per il messaggio che vogliono trasmettere. Come in altre opere antologiche, fra cui Ai confini della realtà (disponibile su YouTube), la più celebre Black Mirror (su Netflix) o la più recente America Horror Stories (su Disney+), ogni episodio è autoconclusivo e completamente slegato dagli altri, se non per quella flebile connessione tematica cui accenna lo stesso titolo della serie, cosa che purtroppo si rivela essere una lama a doppio taglio. I vari episodi, infatti, essendo il frutto dello sforzo dei più diversi studi di animazione di tutto il mondo, da un lato riescono nel loro intento di mantenere la propria unicità, dall’altro però producono un senso di straniamento nello spettatore che pratica il binge-watching.
Gli episodi non sono fruibili seguendo un ordine tematico ben preciso (nonostante Netflix ne abbia modificato più volte l’ordine) e ciò comporta l’improvviso succedersi di episodi che tra loro sono fin troppo diversi. Seguendo l’attuale ordine del catalogo si passa per esempio da episodi brevi e dallo stile semplice e simpatico, come Il dominio dello yogurt, che mostra cosa succederebbe se una versione geneticamente modificata di Lactobacillus Bulgaricus rendesse una ciotola di yogurt l’essere più intelligente del mondo (e forse dell’universo intero), a episodi dallo stile più realistico con tematiche più serie, come La Guerra Segreta che mostra come, durante la seconda guerra mondiale, un gruppo di soldati sovietici ha il compito di affrontare le conseguenze di un vecchio esperimento sovietico dai risvolti demoniaci.
Nonostante alcuni episodi presentino lacune più o meno evidenti sul lato tecnico e/o narrativo (soprattutto nel Volume I, comprendente ben 18 dei 26 episodi attualmente disponibili) e non lascino nulla di memorabile allo spettatore, altri episodi possono benissimo essere considerati dei veri e propri piccoli capolavori, non solo per il buon livello delle animazioni e delle narrazioni, ma anche e soprattutto per l’ottimo modo con cui riescono a trattare alcune tematiche che oggi possono sembrare già viste e scontate.
Episodi come Zima Blue, in cui il significato della vita e dell’arte per un artista che ha forse vissuto troppo ci è restituito attraverso gli occhi di una giovane giornalista che ha l’onore e l’onere di intervistarlo, o Pop Squad, chiaramente ispirato al capolavoro Blade Runner di Ridley Scott (1982), ambientato in un futuro cyberpunk in cui l’umanità, raggiunta l’immortalità a costo però della possibilità di avere figli, istituisce una task force per arrestare chiunque abbia avuto figli o eliminare ogni bambino non registrato, affrontano perfettamente il significato stesso della vita e del suo effettivo valore, senza risultare mai scontati.
Collegandoci, dunque, al suo aspetto filosofico, la serie è sicuramente da considerare uno specchio della società odierna che, nonostante la sua frammentarietà e i suoi problemi, risulta perfetta nella sua imperfezione.
Detto ciò, considerando anche l’alta quantità di violenza e di nudità presenti soprattutto in alcuni episodi, Love, Death & Robots probabilmente non è una serie adatta a tutti, ma ad alcuni potrebbe sicuramente offrire un ottimo rimedio alla noia di un pomeriggio o di una sera.
Love, Death & Robots (id.), USA 2019 (in corso)
Stagioni (Volumi): 2
Distributore: Netflix
Bravo, Gabriele.
La tua recensione mi ha davvero incuriosita ..
Grazie