Caos Napoli, via anche Mazzarri?
di Pietro Aldo Mocerino (IIG)
Peggio di così non poteva iniziare il 2024 azzurro. Il Napoli, anche se rimaneggiato per le assenze, si fa travolgere fuori casa dal Torino e piomba in pieno stato confusionale. Che il match con i granata non sarebbe stato agevole si sapeva già alla vigilia, in più, prima del fischio d’inizio le telecamere hanno inquadrato in tribuna sia Giampiero Ventura, in passato allenatore partenopeo, che Antonio Conte, corteggiato da De Laurentiis quando la panchina di Rudi Garcia traballava. Insomma, gli auspici non sembravano dei migliori, in più il Napoli ha iniziato lasciando l’iniziativa al Toro e nulla ha fatto per controllare il match. Poche le occasioni da rete, al 21’ sono i padroni di casa a mettere i brividi alla difesa di Mazzarri con Vlasic che, sotto rete, gira alto un cross di Bellanova. Gli azzurri replicano due volte con Raspadori, al 25’ con un tiro ravvicinato, murato da Milinkovic-Savic, poi tre minuti dopo con una conclusione sull’esterno della rete. Finisce praticamente qui la partita per gli ormai ex campioni d’Italia, a cavallo tra primo e secondo tempo la svolta: al 43’, su punizione da fuori area, Sanabria sfugge al controllo di Juan Jesus ed infila il vantaggio granata; poi, dopo l’intervallo, Mazzarri inserisce Mazzocchi per Zielinski ed imposta un 3-4-2-1, ma l’esperimento dura appena cinque minuti, perché il neoacquisto si fa espellere per un’entrata assassina su Lazaro, quindi al 52’ Vlasic raddoppia e per gli azzurri è notte fonda. Il resto dell’incontro non ha più senso, anche il 3-0 di Buongiorno al 66’ serve solo per le statistiche, il copione era già scritto. Ed ora? Walter è già ai saluti finali? E, se sì, chi lo sostituirebbe in panchina? Antonio Conte avrebbe il coraggio di incollare i cocci di una squadra a pezzi e senza più un’identità? E che senso ha andare avanti con elementi come Zielinski, Politano e gli stessi Osimhen e Kvaratskhelia, con la testa già altrove? Il presidente De Laurentiis e chi collabora con lui sanno bene che questa squadra non ha più un futuro e vive sugli allori passati, ma occorre capire come e quando iniziare una rifondazione che non sacrifichi almeno le ambizioni europee del club. A giugno potrebbe essere troppo tardi.
Questa la pagella degli uomini di Mazzarri:
Gollini 5,5: salva un gol fatto su Zapata e, forse, sul secondo era coperto, ma sul tris di Buongiorno sembra saltare in ritardo.
Di Lorenzo 5: l’ombra del capitano coraggioso che conoscevamo, inoltre non appoggia mai l’azione in fase offensiva.
Rrahmani 5: spesso in affanno, sbanda con una retroguardia in balia dell’avversario.
Juan Jesus 4: prima si perde Sanabria, poi Buongiorno e così i gol sulla sua coscienza sono due.
Mario Rui 5: soffre le volate di Bellanova, poi esce.
Cajuste 5: un paio di volte sfila via dalla guardia di Ilic, ma nel complesso non dà consistenza alla mediana partenopea.
Lobotka 5: affoga nella mediocrità generale.
Zielinski 4: ormai un ex, sintomatico come s’impappini da solo sotto porta al 42’, giusto lasciarlo negli spogliatoi.
Politano 5: qualche spunto, ma nessuna incisività, anche quando si accentra nella ripresa, pure lui, probabilmente, col cuore e la testa lontani.
Raspadori 5,5: uno dei pochi a provarci, stavolta almeno ha tirato.
Kvaratskhelia 4: vero è che è cercato pochissimo, ma non si propone mai, uomo in più nella fase difensiva del Torino.
Mazzocchi 4: la voglia di mettersi subito in mostra lo ha tradito, giusto il tempo di un cross, poi l’espulsione sacrosanta.
Zerbin 5: si muove, ma senza costrutto.
Simeone 5: la grinta non basta, quando entra il disastro era già confezionato. Lindström 5: giusto per far numero, ma non si fa vedere praticamente mai.
Gaetano 5: non basta per dare fosforo alla manovra.
Mazzarri 4: i primi venti minuti con un Napoli ostaggio del Torino sono la fotografia di un match forse preparato male e giocato peggio, nemmeno le sostituzioni risuscitano una squadra spenta. Non è riuscito a trasmettere al gruppo, già demotivato di suo, la scossa che serviva.