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Il 22 settembre: le manifestazioni pro-Palestina (e la loro importanza)

di Sofia De Micco 3H

Qualche giorno fa, fa in oltre ottanta città italiane persone di ogni genere sono scese in piazza per dire con decisione “Stop al genocidio”: una giornata importante storicamente e politicamente, durante la quale migliaia di italiani sono stati fianco a fianco, a prescindere da ogni differenza economica e sociale, in un’unica grande lotta contro le posizioni politiche del governo italiano. Mentre l’80% della popolazione a Gaza ha ormai raggiunto l’ultimo stadio di carestia (vale a dire, quello in cui, anche se i palestinesi dovessero ricevere il nutrimento e le cure necessarie, la maggior parte dei danni a livello fisico sono ormai irreparabili), il nostro governo stringe la mano a Netanyahu, ormai famigerato primo ministro di Israele, come fosse un amico da supportare e afferma con convinzione che Israele ha il diritto di difendersi dai terroristi di Hamas.

E anche se può sembrare ormai troppo tardi, noi italiani abbiamo manifestato lo stesso, in quasi ogni città, per dimostrare che questa volta no, non resteremo in silenzio; perché non vogliamo essere complici di ciò che sta accadendo dall’altra parte del mondo, anche se c’è sempre qualcuno che ritiene che tutto questo non ci riguardi. La verità è che invece il genocidio in corso a Gaza riguarda tutti noi, non solo in quanto esseri umani: è nostro dovere ribellarci, fare rumore, attirare in ogni modo l’attenzione dei potenti per far sentire loro la nostra voce che lunedì è stata, per una volta, molto più forte della loro.

Anche se ci definiscono violenti, chi di noi ha manifestato sa qual è la verità: ho visto persone di ogni genere cantare, urlare, ridere ed marciare felici nelle strade di Napoli per chiedere al nostro governo di interrompere ogni tipo di rapporto con Israele. Ho visto bambini tenere in mano striscioni più grandi delle loro facce; ho visto studenti correre felici dai propri professori, ringraziandoli di essere lì (io, personalmente, mi riconosco in questa categoria); ho visto persone in auto e in moto gioire con i manifestanti nonostante fossero bloccati nel traffico; donne anziane affacciarsi dall’alto del loro balcone per salutarci e mostrare la loro approvazione mentre noi, a nostra volta, eravamo idealmente accanto agli oltre 50mila bambini morti in Palestina dall’inizio di un’offensiva che – sappiamo tutti, non è una guerra, ma una sistematica pulizia etnica. Tutti insieme, con sfrontatezza, noi napoletani abbiamo cantato in coro Palestina libera. E ancora a Roma, a Venezia, Genova, Milano, dove ci sono stati anche, purtroppo, alcuni arresti che hanno spostato l’attenzione dal vero obiettivo di tutte queste manifestazioni: non lasciamo che gesti isolati di qualche infiltrato che ha deciso di utilizzare la violenza vanifichino un evento così bello, che ha unito persone da ogni parte d’Italia. Uno sciopero che non serviva solo a dare fastidio, a fare rumore e rompere vetri, ma a dimostrare che la speranza è veramente l’ultima a morire. Che se anche il mondo può sembrarci ormai perduto, c’è ancora una parte di noi che ha rinunciato a scuola, lavoro, qualsiasi altro impegno per scendere in piazza con la speranza di fermare ciò che sta accadendo per dare fastidio, fare rumore; ma, soprattutto, dimostrare che c’è ancora un po’ di speranza a cui appigliarsi: che, anche se il mondo può sembrare totalmente indifferente davanti allo straziante dolore di migliaia di persone, in realtà un barlume di luce c’è. È fondamentale, in questo momento, fare attenzione alla rappresentazione mediatica che ci viene restituita da TV e giornali, spesso distorta. Prima di farci un’opinione dobbiamo sempre chiederci “Qual è il fine di questo tipo di informazione?” “Chi mi sta fornendo questa notizia?”. In questo momento storico è molto importante mantenere sempre uno spirito critico, filtrare le informazioni, resistere e tenere duro di fronte a chi ci vuole convincere che manifestare non serve a niente; e che il 22 settembre sono scesi in piazza dei violenti, facinorosi che diffondono messaggi d’odio e mettono in pericolo la popolazione. Perché la verità è un’altra: boicottare le multinazionali, manifestare, fare controinformazione, scioperare sono le uniche cose che possiamo fare veramente per opporci e non essere complici del terrorismo di Israele, che impone la sua apartheid sui Palestinesi da ormai più di settant’anni, sotto gli occhi indifferenti di tutto il mondo.  E c’è di più: le manifestazioni servono così tanto che il Ministero israeliano per gli “Affari della Diaspora e lotta all’Antisemitismo” ha preparato un dossier relativo ai cortei filopalestinesi registrando date, luoghi ed accampando la scusa del pericolo antisemitismo. Ma chi ha aderito allo sciopero lunedì, qui a Napoli, conosce la verità – sa che non c’è stato alcuno scontro armato, che la manifestazione è stata pacifica e che anzi, il clima di speranza e lotta contro il potere era così forte da diffondersi ovunque nelle strade napoletane.

Dunque, anche se cercheranno di convincerci del contrario, gettando cattiva luce sull’operato dei Sindacati che hanno indetto lo sciopero, ricordiamoci invece che tanta gente era lì, pronta a farsi sentire, senza paura di nulla e di nessuno, per fare in modo che la storia non si ripeta e che, prima o poi, i bambini a Gaza possano crescere felici, senza la paura di morire da un momento all’altro…

E quando ti chiedi: ma cosa posso fare io?

E’ semplice: manifesta!

4 pensieri riguardo “Il 22 settembre: le manifestazioni pro-Palestina (e la loro importanza)

  • lucio

    Grazie Sofia…il tuo articolo esprime al meglio lo spirito di tutta la comunità del Pansini…

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  • Francesca De Simone

    Ciao Sofia, non ti conosco ma la tua lucidità mi fa pensare: “… allora c’è speranza!…”
    Fino a quando giovani come te saranno in grado di comprendere, analizzare, posizionarsi e agire di conseguenza…. c’è speranza in un mondo migliore… per tutti!
    Mi raccomando…. superate sempre i vostri maestri….!
    Prof.ssa Francesca De Simone

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  • Fornaro Stefano

    Grande Sofia! Concordo pienamente con te, come concorderà sicuramente tutta la comunità del Pansini e come la maggior parte degli italiani che non hanno mai voluto e che non vogliono la guerra.
    E aggiungo che noi non accondiscenderemo a queste idee malvagie, noi non diremo mai che la guerra è giusta, noi non approveremo mai il fascismo poichè esso è un orrendo crimine, noi non sosteremo mai alcuna guerra e mai appoggeremo la malvagia idea che chi porta aiuti deva essere arrestato e mai appoggeremo gli sporchi finanziamenti bellici ma, nel nome del Signore Gesù Cristo, saremo sempre dalla parte della Pace e dell’Amore.

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  • Alessandra

    Grazie Sofia per aver così ampliamente descritto quale sia la volontà di buona parte del popolo napoletano, come quello italiano ed europeo, qui si tratta di diritti umani conquistati da secoli attraverso il progresso della civiltà che vengono sfacciatamente negati. Non c’è età, classe sociale, religione, ideologia partitica che possa non concordare che l’umanità è una e senza solidarietà, rispetto e politiche pacificatorie non si va da nessuna parte e siamo destinati all’autodistruzione

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