La nuit americaine di Francois Truffaut, il manifesto della nouvelle vague
di Alessandro Sommella
“La nuit americaine” (“Effetto notte”, in italiano) è un film del 1973, diretto da Francois Truffaut e sceneggiato dallo stesso Truffaut con Jean-Louis Richard e Suzanne Schiffman. La pellicola, in una sorta di racconto meta-cinematografico, tratta della realizzazione di un film drammatico, “Je te presente Pamela”, che parla di una donna inglese e di suo genero, i quali, innamorati, decidono di fuggire. L’interpretazione è fondamentalmente corale, e la storia attraversa una serie di contrattempi che rallentano la realizzazione dell’opera, nello specifico legati alle personalità degli attori e della troupe: dall’alcolismo e la carriera al declino della matura diva Severine (Valentina Cortese), al delirio sentimentale di Alphonse (Jean-Pierre Lèaud), vivente una travagliata relazione con la stagista Liliane (Dani), passando poi per la salute mentale della protagonista, Julie Baker (Jacqueline Bisset), che rischia di compromettere le riprese, e la gravidanza imprevista di Stacey (Alexandra Stewart), oltre ai tipici contrasti con la produzione, da quelli di natura finanziaria a quelli di natura tecnica (lo smarrimento delle pellicole della scena iniziale, per esempio), in tutto ciò escludendo un significativo colpo di scena. Il personaggio di Ferrand, il regista, è interpretato da Truffaut stesso.
L’origine del titolo è da ricercarsi nel gergo cinematografico, in francese infatti, “la nuit americane” (appunto “effetto notte” in italiano, e “day by night” in inglese) è un effetto speciale usato per simulare la notte, pur girando di giorno , attraverso un filtro. La pellicola in effetti, parlando della realizzazione stessa di un film, tratta l’affascinante tema del concetto di “finzione” nel cinema, arte che inevitabilmente porta sempre in scena una rappresentazione della realtà, ma mai totalmente la realtà stessa. Per questo motivo, “La nuit americaine” è da molti considerato una sorta di manifesto della corrente della “nouvelle vague”, i cui registi ritengono un’opera cinematografica come una diretta e personale espressione del regista, il quale è il vero “scrittore di cinema”, colui che realmente comunica con lo spettatore attraverso il mezzo rappresentato dalla settima arte. La “nuova onda” è dunque una ventata di freschezza portata da cineasti giovani, intellettuali che scelgono di comunicare, attraverso semplicità dei mezzi, la realtà immediata, non idealizzata, preferendo girare all’aperto piuttosto che negli studi. E qui la “realtà” è comunicata perfettamente nella scrittura e interpretazione dei personaggi, tutti, che vivono umanamente e sentimentalmente le molteplici situazioni dell’esperienza di girare un film.
Tornando al discorso del “manifesto”, l’amore per il cinema di Truffaut è espresso totalmente in questa pellicola: la dolcezza, quasi romantica e al tempo stesso ironica, con cui la macchina si muove fra individui e ambienti ricorda un cinefilo che si aggira per il fittizio set e l’Hotel Atlantic, cercando di rubacchiare informazioni e sensazioni, così come faceva il piccolo Ferrand, che, nei suoi sogni in bianco e nero, affascinato dal cinema, rubacchiava le locandine di “Quarto Potere” di Orson Welles, l’opera che ha più influenzato Truffaut nella sua decisione di dedicarsi alla settima arte. Un continuo omaggio alle emozioni che guidano un film nella sua realizzazione, anche le paure (“A metà della lavorazione mi faccio un esame di coscienza e mi dico: <Potevi fare meglio, potevi lavorare di più>”) e soprattutto la meraviglia creativa rappresentata dal processo tecnico, dalla ripresa al montaggio, nel film resa con una serie di frenetiche sequenze sulla musica di Georges Delerue.
Ma il cinema di Ferrand è comunque destinato a lasciare il posto a una nuova forma d’arte, meno melodrammatica, meno irreale, che attinge dalla realtà: è proprio quella della Nuovelle Vague, e ciò è confermato piuttosto esplicitamente nel finale: “I film si gireranno per le strade, senza divi e senza copione, non si faranno più film come <Je te presente Pamela>”
Grazie Alessandro…il film di Truffaut è una dichiarazione d’amore per il cinema da parte di un uomo che è stato “salvato” dai libri e dai film…imperdibile!