L’uomo e la notte
di Ginevra Fracasso (IIA)
Era dicembre. Un uomo solo, con l’amarezza di un sorriso segnato da un tempo forse prematuramente andato perduto e con una luce morente ma ancora accesa nei suoi occhi, ritrovava una parvenza di sé stesso solo nell’incerto scintillio delle stelle incastonate nell’infinità delle notti senza luna. Egli si affacciava sul davanzale della sua cucina e quel pungente freddo gli sembrava quasi un docile e pacifico abbraccio, così come il contemplare il suono del silenzio di un mondo che, apparentemente, sembrava essere meno cattivo.
La notte era immersa nelle iridi dei suoi occhi perduti, lo sguardo nell’altrove della sua mente e del suo cuore. Avrebbe voluto portare con sé quell’oscurità ovunque, quella sensazione di una tenera carezza che di giorno si sgretolava sulle labbra delle persone e della loro fretta logorante.
L’uomo si sentiva estraneo a chiunque, a ogni parola altrui, a ogni risata, a ogni gesto. L’unica persona della sua vita era un ricordo indefinito, quella figlia di un uomo non abbastanza umano per essere padre. Il dolore di averla persa gli aveva scavato un fossato di insaziabile e lancinante niente nel petto. La consapevolezza di aver perso l’innocenza della sua gentilezza, i suoi occhietti amorevoli che diventavano fessure quasi invisibili a ogni suo sorriso così puro da far tremare le membra.
-Oh, bambina mia, mi manchi. Eri il riflesso della mia anima, eri la tua scrittura immatura e eccessiva, eri il tuo perderti per quel richiamo di mondi incantati e rarefatti costruiti sulla contraddittoria unione carnale del tutto e del nulla, del loro amore difficile e mutevole, congiunti in una costante danza avvolgente quanto la disperazione degli uomini incompleti come me, privi di quella metà dispersa nelle mille particelle dell’essenza del tempo e del mondo. Un ricordo non può davvero parlarmi, ma vorrei tanto sapere come due anime sensibili e sbagliate quali le nostre possano vivere in questo mondo senza poesia-.
-Forse, papà, è la ricercatezza degli spiriti poetici e solitari a rendere il mondo qualcosa di più profondo di un semplice percorso destinato a esaurirsi con il nostro respiro. Non dimenticarti mai dell’amore immenso, pari agli sbagli che ci hanno diviso, che ha legato le nostre vite, anche se per poco, indissolubilmente, l’una all’altra-.
L’uomo, le lacrime lungo il suo volto, oramai guardava la notte finire: l’alba sulla terra era giunta e la sua anima era tornata a morire.