PoliticaMente: Carta Conosciuta
di Luigi Iossa (IIA)
Anche se sono passati quasi 3 mesi dal caso Santanchè, è necessario parlarne ancora, per non far cadere nel dimenticatoio anche questa vicenda politica.
Mentre la Giorgia nazionale era alle prese con, a sua detta, un “avviso di garanzia”, (specialità della casa, ricordando quello ricevuto da Silvio Berlusconi nel 1994 a Napoli) Daniela Santanché, altro membro della decadente équipe di ministri messa su dal presidente del consiglio, è stata, e sarà la protagonista delle prime pagine di tutti i quotidiani italiani per il caso Visibilia e per le sue numerose dichiarazioni.
In un’intervista data alla Stampa il 27 Gennaio, la ministra del turismo afferma di – fregarsene – dei possibili attriti interni al partito che sarebbero potuti nascere in seguito alle vicende giudiziarie che la hanno vista protagonista; ha continuato marcando una forte amicizia con il presidente del Senato Ignazio La Russa, quasi un rapporto di reciprocità, di difesa reciproca, l’Ignazio nero corre in aiuto della squattrinata, si fa per dire, Santanché.
Ciò che però si evince da questa intervista è senz’ombra di dubbio il profondo senso di garantismo insito “nell’indomabile” spirito politico della ministra: “Il mio partito è garantista… sta portando avanti un programma di governo… e mi stupirei se qualcuno all’interno del partito chiedesse le dimissioni di un ministro per un rinvio a giudizio.”, ci potremmo ritenere soddisfatti di tale dichiarazione, ma c’è un blocco nell’ingranaggio.
La Santanché, che appare così liberale e garantista, in realtà è la più giustizialista dei giustizialisti. Sui social network a partire dal 2012, la ministra si è fatta promotrice di campagne di raccolte firme per le dimissioni di quasi tutti i più importanti personaggi politici degli ultimi 13 anni della sinistra e non solo.

Nelle “liste di proscrizione” della Santanché ci è andato a finire anche l’ultimo degli uscieri di palazzi Chigi, l’elenco è immenso: Boschi, Azzolina, Terzi, Conte… in un decennio, circa, di opposizione si è scatenata in un’unica grande effusione di “dimissionismo”, perché solo così si può definire il folle amore di Daniela Santanchè per la parola “dimissioni”, che improvvisamente ha sostituito con “garantismo”.
All’atto pratico la ministra, che ricordiamo essere anche una “brillante” imprenditrice dal pollice nero per gli affari, avrebbe commesso la qualunque. Visibilia S.p.A è una delle aziende fondate dalla Santanché e intorno alla quale orbitano figure vicine alla garantista d’Italia, quali: Dimitri Kunz (attuale compagno della Santanché), Canio Giovanni Mazzaro (ex compagno), Fiorella e Silvia Garnero, rispettivamente sorella e nipote; praticamente più che un’azienda questa è a tutti gli effetti uno stato di famiglia.
Tutti questi personaggi sopracitati sono stati accusati da un gruppo di piccoli investitori di aver falsificato i bilanci dell’azienda dal 2016 al 2022 “la sistematica incapacità del complesso aziendale di produrre reddito, avvalendosi di piani industriali ottimistici”, così scrive la Procura di Milano.
Tutto è ancora da vedere, l’udienza è stata nuovamente spostata al 20 Maggio e fino a prova contraria la ministra non è ancora colpevole, ma si possono già tirare delle somme riguardo al caso Santanché.
Questa vicenda è l’ennesima rappresentazione plastica – per citare la ministra – di una classe politica allo sbando, e non ne faccio una questione di colore, ma di preparazione, di rispetto del lavoro e di onestà, il discorso tenuto dalla ministra alla camera dei deputati è il manifesto di un governo del tutto lontano dalle necessità delle persone, sentire una ministra, che guadagna uno stipendio di gran lunga superiore alla media degli italiani e che dovrebbe essere addolorata per le difficoltà che affliggono il nostro paese, parlare di borse, tacchi da 12 centimetri e discoteche e spiagge lussuose, invece di agire, di lavorare per aiutare un Italia e un’Europa persa, è perfettamente consono alla linea politica adottata dalla maggioranza.
Il caso relativo al falso in bilancio, non è però l’unico che grava sulla stabilità politica di Daniela Santanché, la ministra è anche indagata per truffa ai danni dell’INPS.
Ci è sembrato, però, più adatto trattare delle accuse in due articoli separati, visto che entrambe sono di una certa importanza politica e che entrambe richiedono una certa attenzione.