Se spacci un Vampiro per l’Angelo di Dio, sono guai seri… – Midnight Mass (USA, 2021)
del prof. Lucio Celot
Chi ricerca le vere cause dei miracoli […] è ritenuto e proclamato ora eretico e ora empio
da quelli che il volgo adora come interpreti della natura e degli dèi.
Essi sanno infatti che, tolta l’ignoranza, vien meno lo stupore,
l’unico mezzo che abbiano di sostenere e difendere la loro autorità.
(Baruch Spinoza, Ethica)
Non c’è che dire, l’horror religioso, demoniaco e cristologico resta sempre il più terrificante e inquietante tra i generi: tutto è iniziato nell’anno domini 1973 con L’esorcista (W.Friedkin), anticipato di qualche anno da Rosemary’s baby di Polanski (1968), e poi, via via e citando a memoria i titoli più significativi, The omen – Il presagio (R.Donner, 1976)), Il Signore del Male (J.Carpenter, 1987) fino a Constantine (F.Lawrence, 2005) e ai più recenti The Nun (C.Hardy, 2018) e Saint Maud (R.Glass, 2019) hanno dato corpo a parabole horror religiose costruite su elementi dottrinali fondamentali del cattolicesimo come il senso di colpa, l’esistenza del Demonio, il mistero della morte e della resurrezione della carne. Nel caso di Midnight mass (numerosissime le candidature della serie e degli attori ai maggiori awards televisivi), più che di orrore della religione sarebbe il caso di parlare di “religione dell’orrore”, visto che Flanagan, in questa ennesima prova, oltre che affrontare i temi classici del genere si sofferma anche sul fanatismo, l’isteria di massa e l’impazzimento collettivo che possono scaturire dalla strumentalizzazione dell’insopprimibile bisogno di religione (come teorizzava Jung) tipicamente umano.
Nella piccola isola di Crocket -127 anime in tutto – fa ritorno dopo quattro anni di prigione per omicidio stradale Riley Flynn (Zach Gilford), distrutto dai sensi di colpa per avere ucciso sul continente una ragazzina mentre guidava in stato di ebbrezza; anche Erin Greene (Kate Siegel, musa e moglie di Flanagan), dopo essersene scappata da ragazza, ha fatto ritorno sull’isola a seguito di un fallimentare matrimonio ed è in attesa di un figlio. L’atmosfera a Crocket Island è plumbea: dopo un disastro ambientale, l’economia dell’isola, basata tutta sulla pesca, è a terra, ma i residenti tengono duro, sorretti da una fede religiosa incrollabile e dalla guida carismatica di monsignore Pruitt, il parroco della chiesa Saint Patrick. Quando al posto di Pruitt, seriamente malato e trasferitosi sul continente, la diocesi invia sull’isola il nuovo parroco Paul Hill (uno strepitoso Hamish Linklater, visto già in Legion e in una stagione di Fargo), dopo un momento iniziale di smarrimento, la comunità ritrova unità e forza propria grazie alla presenza di padre Paul, che con le sue infervorate prediche ridà nuova linfa e fiducia agli sconfortati isolani. E poi, accade l’incredibile: un miracolo, la giovane Leeza, in carrozzella a seguito di un incidente di cui è stata vittima anni prima, recupera l’uso delle gambe durante la celebrazione dell’Eucarestia. Padre Paul possiede il Dono della Resurrezione, è quanto tutti sono spinti a credere, convinti anche dalle ispirate parole di Bev (Samantha Sloyan, presenza costante nella factory di Flanagan), la sacrestana fanatica che parla solo citando brani del Vangelo e della Bibbia: ma una misteriosa e inquietante entità si aggira nell’isola e, forse, il dono di padre Hill non ha origini divine. Tutt’altro…
Sottolineata da una colonna sonora volutamente invasiva e persistente costituita da musica d’organo e inni religiosi sia in funzione diegetica che extradiegetica, la serie, com’è nel Flanagan style, rinuncia agli stilemi consueti dell’horror (anche se va detto che sull’isola da un certo punto in poi il sangue scorre a fiumi) per proporre una riflessione acuta e dolente sulla religione e sulla sete di trascendente come illusorie panacee a fronte della devastazione fisica e interiore di un’umanità bisognosa di sicurezze e redenzione.
Lo script di Flanagan, così come è intriso di pietas nei confronti dei credenti dell’isola che vivono con un entusiasmo prossimo all’isteria le conseguenze della scelta consapevole di padre Hill di spacciare per un dono divino quello si rivelerà essere invece un contagio mortale, è allo stesso tempo impietoso e feroce nei confronti del personaggio di Bev, il vero villain della trama, interpretato magistralmente dalla Sloyan, odiosa e insopportabile fanatica della Scrittura, autentica eminenza grigia della comunità, lucidamente animata da uno spirito messianico che sfrutterà in modo ignobile la debolezza di padre Hill e la renderà responsabile della mattanza conclusiva.
Rinascita, seconde occasioni, sacrificio di sé, ricerca personale di Dio da un lato e dogmatismo e coercizione religiosa dall’altro: Flanagan ci regala quella che è forse la sua migliore produzione televisiva di sempre, senza nascondere i suoi padri nobili, che vanno da King al Romero de La notte dei morti viventi (esplicitamente citata negli ultimi due episodi) ma con il tocco intellettuale e mai banale che lo contraddistingue e che rende avvincenti anche i lunghi e profondi dialoghi filosofici con cui i protagonisti si interrogano sul senso ultimo delle loro esistenze.
Midnight Mass (id.), USA 2021
Stagione 1 (ep.1-7)
Distribuzione: Netflix