Voci dalla scuola: dress code
di Sara Madrid (IF, a.s. 2020/2021)
Da anni una delle tante preoccupazioni che agitano noi studenti all’inizio del nuovo anno scolastico è l’abbigliamento.
“Come dovrei vestirmi? I professori accetteranno quel mio nuovo paio di pantaloni all’ultimo grido? Ai miei compagni piacerà la mia borsa Prada? Potrò indossare ciò che preferisco?” Queste sono solo alcune tra le tante domande che ognuno di noi si pone quando arriva il momento di tornare a scuola.
Noto, sia in me che nei miei coetanei, una crescente preoccupazione per il dress-code scolastico che può persino superare la paura del quattro in matematica.
Ormai la nostra società è fatta di apparenza e quindi presentarsi nel migliore dei modi è un grande problema; c’è chi vuole essere accettato dagli altri e sceglie di seguire la moda e chi invece vuole subito apparire perfetto agli occhi dei professori.
Le ansie, si sa, in noi adolescenti sono più forti che mai, quindi per rappresentare ogni genere di pensiero ho scelto di intervistare dei ragazzi: Elena, Guido, Anna e Claudio.
La prima è Elena, sedicenne di Napoli.
“Ciao Elena che piacere averti qui! Quanti anni hai e che tipo di liceo frequenti?”
“Ciao Sara. Ho sedici anni e frequento un liceo scientifico. Penso che sarà divertente essere intervistati da una propria coetanea!”
“Haha hai ragione! Ma passiamo alle domande : cosa ne pensi del dress-code scolastico? Secondo te con il tempo sta diventando sempre più sessista?”
“Non ne parliamo proprio! Frequento un liceo prettamente maschile ed è già difficile inserirsi come ragazza in questo contesto. Solo perché sono bionda tutti il primo giorno hanno pensato fossi stupida ma alla fine ho dimostrato di essere la migliore. Tuttavia il vero problema è il mio corpo, sono arrivata a odiarlo! Ogni giorno quando passo per strada mi arrivano così tante occhiate e complimenti indesiderati. Odio tutto ciò! Persino a scuola non posso mettere nemmeno un paio di jeans a causa delle mie forme :“Non sia mai che cada un occhio, devi stare attenta!”Questo è quello che mi è stato detto dal mio professore. Sono una ragazza in fase di sviluppo ed è normale che io abbia fianchi accentuati e un seno, che nel mio caso è particolarmente abbondante. Ma sono stufa di essere vista come un oggetto che ha il solo scopo di soddisfare la perversa fantasia maschile.”
“Elena hai proprio ragione. Noi ragazze viviamo ogni giorno situazioni simili! È inaccettabile che la nostra libertà sia violata in questo modo e che addirittura siamo costrette a non indossare una gonna per una passeggiata a causa della costante paura che ci attanaglia.”
“È vero! Non riesco mai a sentirmi al sicuro e ho visto come nemmeno tra ragazze ci si aiuti in situazioni simili. Una mia amica è stata molestata e sua cugina ha detto che lei se l’è cercata perché indossava una mini gonna. Non era colpa del buzzurro che l’ha molestata ma sua, che si è semplicemente vestita secondo i suoi gusti!”
“Beh Elena c’è tanto da fare e da cambiare in questa società. Bisognerebbe insegnare ai ragazzi un po’ di rispetto ed educarli a non sessualizzare il corpo femminile. Ricordati: la colpa non è la nostra. Grazie mille Elena per il tuo tempo, il tuo aiuto è stato fondamentale.”
Dopo aver fatto una chiacchierata con Elena ho deciso di parlare con Guido, 17 anni, definito da tutti gli adulti come adolescente ribelle.
“Ciao Guido! Cosa ne pensi del dress- code scolastico? Pensi sia particolarmente restrittivo?”
“Hey Sara. Penso che tu abbia scelto proprio me per questa intervista dato che sono un emo: mi vesto di nero, porto borchie e catene e ho il ciuffo blu. Lo stile per me è libertà espressiva, rifletto tutto il mio essere con l’abbigliamento e sono contento che i miei genitori mi appoggino. Però a volte degli insegnanti particolarmente severi hanno avuto da ridire e per mesi interi hanno basato le mie valutazioni sul mio aspetto esteriore. Tutti pensavano che fossi un teppista e nonostante il mio impegno la mia media era quella del cinque. Ho dovuto cambiare scuola e per fortuna ho trovato dei professori comprensivi che non giudicavano il mio aspetto e che anzi tenevano conto di altre qualità, quali la mia puntualità, i miei continui interventi in classe e la mia attenzione e curiosità rispetto alle spiegazioni.”
“Guido sono davvero contenta di sentire tali affermazioni, questa è la scuola! La scuola come luogo di cultura e accettazione, fatta di ragazzi come me e te che nonostante le peculiarità nel modo di presentarsi, amano e rispettano questo luogo.”
Dopo aver capito con Guido l’importanza di manifestarsi e il grande errore degli adulti di basarsi sui pregiudizi, passiamo alla prossima intervistata: Anna, la secchiona della classe.
“Ciao Anna! So che in quella testolina hai proprio una gran bel cervello.”
“In effetti a volte perdo l’equilibrio, il mio cervello pesa troppo.”
“Hahah che buffa! Scherzi a parte, che ne pensi delle norme sull’abbigliamento a scuola?”
“Ritengo che sulla base di ogni azione ci debba essere il rispetto delle norme e un comune buon senso. Nessuno, me compresa, metterebbe mai una gonna corta e delle scarpe con il tacco per presentarsi alle lezioni : sono scomodissime! Inoltre l’etica ci insegna come per ogni luogo ci sia un abbigliamento idoneo, soprattutto se deve essere formale.”
“Si, mi sembra logico ciò che hai appena affermato, la scuola non è la passerella di una sfilata e per vestirsi eleganti o sportivi ci sono sicuramente altre occasioni.”
“Ciò nonostante ho un’idea che va controcorrente: vorrei che ci fossero delle uniformi scolastiche uguali per tutti. Io, a differenza delle mie compagne di classe, non ho la possibilità economica di vestirmi Gucci, Dolce e Gabbana o di avere abiti della nuova collezione. Avere una divisa sarebbe il massimo, così non sarei più chiamata “stracciona” e non ci sarebbero più differenze tra me e loro.”
“È veramente triste sentire che ai giorni nostri ci siano ancora ragazze che tra loro si giudicano e che addirittura insultano chi è diverso. Il valore di una persona, come ben sai, non è dato dal suo aspetto e questo lo hai dimostrato a tutti con la tua intelligenza. Tuttavia sono contraria a ciò che hai sostenuto sulla divisa. Ogni ragazzo pensa che sarebbe altamente limitante o noioso e per ragazzi transgender come Claudio invece sarebbe un gran problema. Anche lui adesso parteciperà alla nostra discussione e potrai conoscerlo.”
C “Ciao ragazze, mi sento onorato di partecipare a questa intervista ma ho paura di uscire allo scoperto.”
S “Tranquillo Claudio puoi stare tranquillo con noi.”
C “Grazie. Sapete, non me la sono vista benissimo durante la mia vita. Nascere del sesso opposto rispetto a quello in cui mi identifico è tremendo. Ricevo ogni giorno occhiatacce e commenti transfobici e il mio nome battesimale, quello femminile, datomi alla nascita dai miei genitori, ogni volta è usato come un potente schiaffo. La scuola, grazie al sostegno dei miei compagni e dei professori, è uno dei pochi luoghi dove mi sento al sicuro. Se ci dovesse mai essere una legge che obbliga ogni studente ad indossare un’uniforme sarei obbligato a indossarne una del mio sesso biologico. Non potrei immaginare un incubo peggiore.”
A “Claudio scusami, sono stata totalmente egoista! La scuola è inclusione e la libertà di nessuno dovrebbe essere violata.”
S “ Hai ragione ed anzi se c’è qualcuno che viola i diritti di qualcuno o che infastidisce un altro a causa del suo colore della pelle, situazione economica, orientamento sessuale o aspetto fisico verrà riportato sulla strada giusta dalla scuola e dai suoi insegnamenti, che possono correggere anche il più ostinato dei retrogradi.”
Le interviste, ahimè, sono finite ma le voci no.
Quegli studenti, quei quattro giovani adulti con le loro opinioni non sono reali ma le loro voci si, fanno parte di me, vivono dentro di me e dentro ognuno di noi. Quegli adolescenti, ogni singola persona e ogni singola voce, per quanto piccola che sia, fa la scuola. La scuola, che senza diversità, stranezze e libertà non sarebbe più la stessa; è quel luogo magico che forma gli animi, costituito da individui unici e diversi nel loro genere ma accomunati dalla voglia di conoscere, apprendere e dimostrare a tutti le proprie qualità.
brava…belle riflessioni
Articolo molto interessante. Ogni parere che hai raccolto ha messo in evidenza quanto dietro la questione del dress code si nascondano implicazioni ben più complesse e profonde