What else is out there? Variazioni sovrannaturali sul doppelgänger – The Outsider (USA, 2020)
del prof. Lucio Celot
Da Plauto a Poe, da Dostoevskij a Stevenson fino a King, quello del doppio, del sosia, del doppelgänger (per usare il termine che piace tanto agli psicanalisti) è un tema che ha attraversato da sempre la letteratura e l’immaginario, tanto che anche il cinema, fin dalle origini, ne ha fatto abbondante uso per fondare il genere horror e, in generale, dare corpo e immagine al sentimento del perturbante che, secondo Freud, proprio nell’esperienza del doppio trova la sua espressione più evidente. Né potevano mancare, nell’ampio panorama della complex TV, narrazioni seriali che sfruttassero un tema così ghiotto per gli showrunners: tra i più recenti prodotti di qualità, oltre che all’osannato Stranger Things (in cui a raddoppiarsi e rovesciarsi nel proprio dark side è addirittura un’intera cittadina), va segnalato The Outsider, miniserie in dieci puntate tratta dal romanzo di Stephen King del 2018.
Nella solita, placida (lynchiana?) cittadina della provincia americana viene rinvenuto il cadavere di un bambino, brutalmente ucciso in un bosco, e subito viene anche individuato il colpevole, le cui impronte, tracce biologiche e persino immagini in video sono sparse dappertutto: solo che Terry Maitland, il presunto omicida, nel momento dell’omicidio si trovava a sessanta miglia di distanza e anche lì impronte, DNA e testimoni oculari non mancano. Bisogna iniziare a supporre che la stessa persona si sia trovata in due luoghi diversi nello stesso momento, e per il razionale e metodico detective Ralph Anderson l’idea che coesistano due differenti piani del reale viene inizialmente rifiutata in nome della scienza e del valore indiscutibile delle prove oggettive. Sarà la detective privata Holly Gibney, una sorta di sensitiva, stramba e apparentemente disancorata dal reale, a mostrare che la verità è ancora più incredibile: il Male (quello con la emme maiuscola) ha origini ultramondane ma utilizza la natura, i boschi che circondano la città, gli stessi corpi degli uomini (posseduti e raddoppiati) per diffondersi e proliferare (un omaggio evidente al carpenteriano The Thing). Lo showdown finale, il confronto tra le forze del Bene e la malvagia epifania avverrà, non a caso, nelle profondità di oscure e profonde grotte, in una dimensione ctonia che rimanda al lato oscuro e primigenio dell’esistenza, quello del mito e delle credenze arcaiche dell’umanità.
Perfetto nel mantenersi in equilibrio tra la dimensione realistica dell’indagine di polizia e quella sovrannaturale (l’entità maligna, vera e propria body-snatcher, non viene mai mostrata direttamente ma solo attraverso i suoi “ospiti”), la vicenda di The Outsider insiste su un altro tópos dell’immaginario letterario e filmico-seriale, e cioè l’inestricabilità di bene e male, giacché la “cosa” malvagia non solo si plasma a immagine e somiglianza di individui ignari e inconsapevoli ma ne abita la mente, oltre che il corpo, per nutrirsi del loro dolore e delle loro lacrime. Da questo punto di vista, anche The Outsider è debitore della seminale Twin Peaks di Lynch, dove le entità malvagie della Loggia Nera si nutrivano di dolore e lo suscitavano per saziare la propria voracità. Le nostre vite sono nelle mani di forze superiori, provenienti da dimensioni “altre”, dal sogno, dalla fantasia, dai miti del folklore popolare; e se anche riusciamo a scacciare queste forze dalla nostra dimensione è sempre e solo per poco, il Male è un muta-forma (shape-shifter è l’espressione che viene ripetuta da Holly) che si ripresenterà ancora e ancora sotto altre vesti. Ralph Anderson, il dolente e scettico detective protagonista, non potrà fare altro che porsi angosciosamente la domanda che chiude il racconto: “Cos’altro c’è là fuori?” senza poterne dare risposta.
The outsider (id.), USA 2020
Stagione 1 (ep.1-10)
Distribuzione: HBO