Ha il colore bianco il terrore nel Grande Nord – The Terror (USA, 2018)
del prof. Lucio Celot
Uno dei capitoli più noti del Moby Dick di Melville si intitola “La bianchezza della balena”: in quelle pagine l’autore nota come il colore bianco, quando sia associato a oggetti o esseri già di per sé terribili, accresca ai limiti estremi il terrore che essi suscitano. E porta ad esempi l’orso polare e lo squalo bianco, nonché il bianco e funesto albatro della Ballata del vecchio marinaio di Coleridge. La prima stagione della serie antologica The Terror fa della “bianchezza” dei ghiacci del Nord America la protagonista assoluta di una vicenda che trae spunto da una storia vera per trascendere verso riflessioni sulla natura ferina dell’uomo e, soprattutto, sulla relazione Uomo-Natura.
Nel 1845 due navi inglesi della marina di Sua Maestà, la Erebus e la Terror, partono verso il Nord America alla ricerca del leggendario Passaggio a Nord-Ovest, quello che avrebbe consentito di raggiungere l’Oceano Pacifico da nord: al comando della spedizione c’è il capitano John Franklin, coadiuvato dai secondi James Crozier e James Fitzjames. A causa di un’errata valutazione del capitano, le due navi restano imprigionate nei ghiacci del mare artico canadese, all’altezza dell’isola di Re Guglielmo, fino al 1848, quando Crozier e Fitzjames (il capitano era morto l’anno precedente, insieme ad un buon numero di membri dell’equipaggio) prendono la decisione di abbandonare le navi e di tentare la via del ritorno con una marcia di quasi ottocento miglia. I 129 membri della spedizione non furono mai più ritrovati; i resti delle due navi sono stati riportati alla luce solamente nel 2014 e nel 2016.
Lo scrittore Dan Simmons, utilizzando anche le testimonianze degli Inuit interrogati dalle numerose spedizioni inviate alla ricerca delle due navi negli anni immediatamente successivi, ha pubblicato nel 2007 La scomparsa dell’Erebus, la storia romanzata della spedizione perduta, aggiungendo alla cronaca dei fatti anche elementi sovrannaturali e magici. Ed è al romanzo di Simmons che si sono rifatti gli sceneggiatori e i produttori (tra cui Ridley Scott) dei dieci episodi della stagione, un historical drama con venature magico-sciamaniche e autentici momenti horror-splatter (non escluso il cannibalismo per fini di sopravvivenza).
Cronaca e Mistero: la stagione riesce a fondere perfettamente i due elementi, provando a immaginare cosa sia successo in quei tre anni e a come possano essersi evoluti i rapporti tra i membri dell’equipaggio, marinai e ufficiali. Da alcune ricerche sui resti dei corpi ritrovati dalle spedizioni di soccorso (anche di quelle del National Geographic, cui va il merito del ritrovamento dell’Erebus), risulta che, nel corso dei tre anni precedenti la decisione di abbandonare le navi, il numero dei membri dell’equipaggio si assottigliò progressivamente a causa non solo di malattie come la polmonite o lo scorbuto ma anche di un’intossicazione da piombo dovuta alla scarsa qualità delle scatole in cui era conservata la carne; a queste cause “reali”, Simmons e la serie aggiungono le morti atroci dovute ad un essere mostruoso, il Tuunbaq, una creatura simile ad un enorme orso polare con un muso dalle fattezze vagamente antropomorfe che perseguita e fa strage dell’equipaggio inseguendolo, fino all’epilogo, anche durante la spedizione a piedi. Scopriremo che si tratta della feroce e terrificante incarnazione dello spiritus loci, controllato e manovrato da una misteriosa donna-sciamano, Lady Silence, che intende punire gli “invasori”, colpevoli, con la loro presenza indesiderata, di aver portato squilibrio e fame nell’ecosistema e morte tra gli Inuit.
Ma vero e profondo Terrore è suscitato dall’Uomo stesso, autentico homini lupus in un ambiente naturale che è la trasposizione finzionale dello stato di natura hobbesiano: un impostore che ha assunto l’identità di un marinaio che ha ucciso prima dell’imbarco, Cornelius Hickey, prima stermina un intero gruppo di nativi per impadronirsi del loro cibo, poi organizza un vero e proprio ammutinamento che divide il gruppo in due fazioni che non esiteranno a combattersi e a uccidersi a vicenda. Vero “cuore nero” della storia, Hickey rappresenta tutto il peggio della Cultura in opposizione alla Natura: misantropo, violento, subdolo, manovratore occulto dell’ingenuità dei suoi compagni, mostra un assoluto disprezzo nei confronti della vita umana e può essere considerato, al netto degli eventi naturali e magici, il motore primo delle sciagure che colpiscono la spedizione. A Hickey si oppongono le due figure di Crozier, rimasto a capo della spedizione dopo la morte di Fitzjames, e del dottor Goodsir: il primo, unico sopravvissuto dopo l’ecatombe finale ad opera del Tuunbaq, sceglierà di non fare ritorno alla Civiltà e di diventare parte della comunità che lo ha salvato; il secondo, personaggio empatico motivato da profonda e convinta filantropia, farà, al contrario, una scelta di morte pur di non sottomettersi alla logica spietata di Hickey e dei suoi sodali.
Nell’ultimo episodio è presente una sequenza che riassume bene il senso universale della vicenda: salvato da morte certa da Lady Silence, Crozier si trascina sfinito tra i resti di quello che era l’accampamento della spedizione e lo vediamo camminare, in una carrellata laterale dal basso, in mezzo ad un mucchio di libri sparsi e abbandonati a terra le cui pagine si aprono al vento sferzante dell’artico. Un’immagine forte, in cui i simboli per eccellenza della Civiltà e della Cultura sono ridotti a povere vestigia che soccombono alla forza irresistibile della Natura: anche in questo sta il pregio di The Terror, nel ricordarci costantemente quanto la nostra arroganza e audacia debbano necessariamente arrendersi e piegarsi di fronte alla grandezza e alla potenza irresistibile degli elementi.
The Terror (id.), USA 2018
Stagione 01 (ep.1-10)
Distribuzione: Amazon Prime Video