I Classici da rivedere #6: Sulla Luna con Méliès, il mago del fantastico – Viaggio sulla Luna (G.Méliès, 1902)

del prof. Lucio Celot

Una certa vulgata, ormai superata, sulle origini della Settima Arte, contrapponeva le realistiche “vedute animate” dei fratelli Lumière al “cinema delle attrazioni” di Georges Méliès, un’autentica “fabbrica delle illusioni” costruita in studio, con fondali dipinti a mano e, soprattutto, con l’utilizzo di quelli che oggi chiameremmo effetti speciali e che Méliès definiva più modestamente “trucchi”. Méliès ha per primo utilizzato la tecnica del montaggio, insieme alla sovrimpressione, non per costruire un cinema di narrazione (come farà Griffith in America) ma per stupire, meravigliare, colpire l’immaginario di un pubblico popolare disposto a credere nell’inverosimile. Ho effettuato riprese in piani differenti; ho utilizzato punti di riferimento a terra e nel vuoto, adoperato manichini per le cadute, costruito edifici immaginari; ho impiegato il fuoco in tutte le sue forme per gli effetti d’incendio, le esplosioni e le scene infernali; ho mostrato persone, divinità sottomarine e palombari in immagini subacquee realizzate attraverso un acquario con pesci vivi […], scrive Méliès in una lettera del 1929.

Tecnica e immaginazione erano i due pilastri del lavoro del francese: a Montreuil, nei dintorni di Parigi, Méliès costruì un capannone a vetri che gli consentiva di girare sfruttando la luce solare il suo “teatro di féerie”, le sue brevi storie fantastiche, le riprese di trucchi di prestidigitazione o gli effetti di “scomparsa” di oggetti e personaggi sulla scena utilizzando la tecnica del fermo macchina con la sostituzione del soggetto scenico per poi “montare” in continuità i due spezzoni di pellicola (Escamotage d’une dame chez Robert-Houdin del 1896 è il primo esperimento che consente a Méliés, di professione illusionista e prestidigitatore, di “organizzare e segmentare” il tempo nonché di ingannare gli occhi per il piacere dello spettatore). La vicenda artistica e umana di Méliès (caduto in disgrazia all’indomani del primo conflitto mondiale e riconosciuto successivamente come uno dei padri nobili del cinema) è oggetto del commosso omaggio di Scorsese in Hugo Cabret, pellicola del 2011 di cui abbiamo già parlato qui.

Il coesistere di una tecnica già cinematografica con un impianto ancora teatrale è tipico di quello che i critici chiamano il Modo di Rappresentazione Primitivo (MRP), appunto il cinema delle “attrazioni”, caratterizzato dalla fissità della mdp e dalla frontalità del quadro rappresentato, da cui è esclusa quasi del tutto ogni logica narrativa complessa (come sarà invece per il Modo di Rappresentazione Istituzionale: il cinema classico di Hollywood, tanto per intenderci). Il Viaggio nella Luna, con i suoi “quadri” separati da dissolvenze incrociate, è la quintessenza del cinema “primitivo”.

Ispirandosi a Verne (Dalla Terra alla Luna, 1865), a Wells (I primi uomini sulla Luna, 1900) e perfino ad un’operetta di Offenbach (Le voyage dans la Lune, 1875), Méliès dà vita, con il suo Viaggio sulla Luna, all’opera più famosa della sua sterminata produzione insieme a Viaggio attraverso l’impossibile del 1904, uno dei gioielli del cinema delle origini: l’immagine della facciona della Luna colpita nell’occhio dal razzo del professore Barbenfouillis è l’emblema del cinema di Méliès, cinema d’illusione e di “mistificazione”, antesignano del fantasy e della fantascienza. La “trama” (se di trama si può parlare nell’ambito del MRP) è semplicissima: un gruppo di astronomi guidati dal professore Barbenfouillis (parodia del Barbicane di Verne) fa costruire un enorme cannone che spara verso la Luna un proiettile al cui interno ci sono gli scienziati. Atterrati sulla Luna, ne incontrano gli abitanti, i bellicosi Seleniti che catturano e condannano a morte gli invasori. Riusciti a fuggire, gli astronomi fanno rientro sulla Terra “cadendo” letteralmente dalla Luna nell’oceano, portando con sé un Selenita che espongono alla curiosità degli umani.

Come scrive Antonio Costa nel breve ma prezioso volumetto dedicato al cortometraggio, quello del viaggio sulla luna è un semplice pretesto che offre a Méliès il destro per mettersi alla prova come “mago” dei trucchi: non c’è nessun intento didattico o moraleggiante (anzi, prevale lo spirito burlesco e parodico) ma solo il desiderio di stupire il pubblico attraverso il viaggio di improbabili eroi con il cappello a cono. E allora, ecco la ripresa della luna che progressivamente si avvicina allo sguardo dello spettatore, il “chiaro di Terra” visto dalla superficie lunare, gli improvvisi fenomeni eruttivi, i Seleniti che esplodono letteralmente quando Barbenfoullis li percuote con il suo ombrello, le sovrimpressioni con cui vediamo le immagini dei sogni degli astronomi mentre dormono, il meraviglioso palazzo del re dei Seleniti, il proiettile che tocca il fondo dell’oceano in mezzo ai pesci prima di risalire alla superficie: tutto questo, se è vero che a Parigi gli spettatori si impressionarono al famoso arrivo del treno alla stazione dei fratelli Lumière, a maggior ragione dovette colpire qualche anno dopo la fantasia degli europei e degli americani che videro il Viaggio e iniziarono a fare la fortuna (di breve durata) economica di Méliès.

Il desiderio di contemplazione del meraviglioso e del superamento dei limiti dell’esperienza fisica era, per l’europeo di fin de siècle, espressione di stanchezza nei confronti delle pastoie del razionalismo e del positivismo che tante illusioni avevano creato nel XIX secolo (e che di lì a poco sarebbero state sommerse nel fango delle trincee): ebbene, una nuova illusione, quella del cinématographe, nasceva allora trovando proprio nel Mago di Montreuil un artigiano appassionato e instancabile.

 

Viaggio sulla Luna (Le Voyage dans la lune)

Regia: Georges Méliès

Distribuzione: Francia (b/n, colorato a mano, 15 min.) È reperibile su YouTube, come buona parte della produzione di Méliès, la versione a colori del Viaggio, presentata a Venezia nel 2011, restaurata e commentata.

 

Per saperne di più:

P.Cherchi Usai, Georges Méliès, il castoro cinema 2009;

A.Costa, Viaggio sulla luna, Mimesis Cinema 2013.

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