À la recherche de Dimitrios, ombra tra le ombre d’Europa

del prof. Lucio Celot

E.Ambler, A Coffin for Dimitrios (1939)

 

Era vano cercare di spiegare Dimitrios in termini di Bene e Male.

Gli Affari, i Buoni e i Cattivi Affari,

erano gli elementi della nuova teologia.

Dimitrios non era malvagio.

Era logico e coerente […] nella giungla europea

 

            Anche Eric Ambler (1909-1998), insieme ai connazionali Greene e Maugham, contribuì ampiamente a fare uscire la spy-story dalla marginalizzazione in cui fu a lungo relegata rispetto alla cosiddetta letteratura mainstream. A differenza dei suoi due colleghi, Ambler non svolse l’attività di agente segreto ma quella di ingegnere e, durante la Seconda Guerra Mondiale, quella di sceneggiatore nelle squadre cinematografiche che seguivano i diversi fronti del conflitto. Nei suoi libri i protagonisti non sono mai detective o agenti professionisti ma perlopiù uomini comuni, antieroi che si ritrovano coinvolti per caso o per una personale quanto improvvisa (e improvvida) volontà di conoscenza. È il caso, quest’ultimo, dello scrittore Latimer, la voce narrante de La maschera di Dimitrios, forse il più famoso dei lavori di Ambler (Negulesco ne trasse il film omonimo del 1944 con Peter Lorre): a Istanbul per completare il suo quinto romanzo poliziesco, si imbatte nel colonnello Haki, pezzo grosso della polizia, che gli illustra per sommi capi la carriera criminale di Dimitrios Makropoulos, un greco coinvolto da quasi un ventennio (l’azione si svolge nel 1939, già si sentono in lontananza i primi rombi della guerra incombente) in una serie di clamorose imprese criminali, dall’omicidio, all’attentato politico, fino allo spionaggio e al traffico di droga; Dimitrios si muove come un’ombra tra Smirne, Istanbul, Sofia, Adrianopoli, Belgrado e Parigi, imprendibile e protetto da insospettabili poteri forti. Il dossier in possesso di Haki è privo perfino di una sua fotografia; ma, afferma trionfante il poliziotto, finalmente la storia è giunta alla conclusione, il cadavere di Dimitrios, ucciso da una coltellata e rinvenuto sulle acque del Bosforo, è in attesa di un riconoscimento alla morgue. Convinto da Haki, Latimer lo accompagna all’obitorio per presenziare alla formalità e, a quel punto, nello scrittore scatta qualcosa, “un’assurdità, una follia impensabile”, l’irrefrenabile desiderio di rispondere alle tante domande cui il dossier non dà risposte e di mettere in atto un vero e proprio “esperimento investigativo in piena regola”: ripercorrere le orme di Dimitrios, dalla sua fuga dal pogrom Smirne nel ’22, per ricostruirne l’identità, colmare le lacune del dossier, comprendere la personalità di un criminale, seguirne le tracce fino alla nemesi finale. Così, viaggiando in lungo e in largo tra i Balcani e l’Europa continentale, pedinato dall’ambiguo Peters, Latimer, non senza rischi per la propria incolumità, incontra uomini e donne, malfattori e spie, impiegatucci e dark ladies che hanno incrociato la vita del misterioso greco fino alla rivelazione e alla resa dei conti finale in un quartiere parigino.

            Dimitrios, ci dice Ambler, più che un criminale è uomo del suo tempo, tra il ’22 e il ’39 si compie il destino di un’Europa che ha sostituito la logica del David di Michelangelo, dei quartetti di Beethoven e della fisica di Einstein con quella dell’Annuario di Borsa e del Mein Kampf; la quotidianità e la “normalità” sono fatte di corruzione, truffe, operazioni bancarie opache in cui fascisti e criminali lavorano assieme senza particolare imbarazzo. In questa melma Dimitrios si muove come un’anguilla, sfuggente ma in piena sintonia con la disgregazione imperante di un sistema politico e sociale, quello monarchico-liberale, che aveva retto per più di un secolo: non è un caso che Ambler fa partecipare il greco anche ad un colpo di stato nei Balcani che si conclude con l’assassinio del primo ministro bulgaro e l’avvio di un periodo di instabilità politica (a vantaggio dell’Italia fascista).

La maschera di Dimitrios non è solo un thriller e una spy-story, è anche un romanzo storico a tutti gli effetti e non tanto perché nelle sue pagine sono numerosi i riferimenti alle vicende sanguinose che coinvolsero Turchia e Grecia all’indomani dei trattati di pace del ’19 ma perché è un romanzo-mondo, quello di un’Europa tramutatasi in giungla; e, sul piano letterario, Ambler prosegue sulla strada inaugurata da Maugham, quella di un romanzo spionistico che ribalta completamente certi cliché e rappresenta le vicende senza aloni romantici o “supereroistici”, affidando all’abilità e all’invenzione dello scrittore la trasfigurazione sulla pagina di imprese e uomini men che fascinosi e più spesso miseri e meschini.

 

Eric Ambler, La maschera di Dimitrios, Adelphi 2000

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