Storia di Sunja, perenne straniera nel secolo breve Pachinko – La moglie coreana (USA, 2022)

del prof. Lucio Celot

Sontuosa, dinastica, monumentale…non si sono sprecati gli aggettivi per l’ennesimo fiore che Apple TV+ si è appuntata all’occhiello delle sue produzioni originali: la serie che racconta le vicende di una famiglia di zainichi, gli immigrati coreani in Giappone, durante l’arco del secolo breve fino alla fine degli anni ’80, ha riscosso unanime successo, sia di critica che di pubblico. Grazie alle prove degli attori, tra cui spiccano Youn Yu-jung (premio Oscar 2021 come migliore attrice non protagonista in Minari), Lee Min-ho (l’attore più popolare di tutta la Corea) e l’esordiente Kim Min-ha nonché ad un budget che ha consentito una ricostruzione fedelissima degli ambienti, Pachinko sarà probabilmente una delle serie più premiate del 2022. Ma non è solo questione di produzione e prove attoriali: la vicenda, tratta dal romanzo La moglie coreana di Min Jin Lee, racconta una storia, quella di Sunja, dentro la Storia, quella dell’annessione della Corea (non ancora divisa) da parte del Giappone a partire dal 1910 e delle condizioni di vita dei coreani sotto l’occupazione; una condizione tale da spingere molti di loro a emigrare in Giappone alla ricerca di una vita migliore, abbandonando la terra d’origine e le proprie famiglie solo per scoprire di essere considerati sudditi di serie B dell’impero del Sol Levante.

È questa la parabola dell’esistenza di Sunja, figlia di una modestissima famiglia di locandieri della regione coreana di Busan, di cui seguiamo le vicissitudini in tre momenti della sua vita a cavallo di due mondi: da bambina e poi adolescente nel villaggio in cui è nata, sedotta e ingannata dall’ambiguo e potente Hansun, che rifiuta di sposarla e di riconoscere il figlio che Sunja porta in grembo; poi a Osaka, dove si trasferisce insieme al pastore Isak che la sposa per riconoscenza (la famiglia di Sunja gli ha salvato la vita) e dove passerà tutta la vita, senza mai scordarsi della sua terra d’origine.

Attraverso una narrazione non lineare, che si alterna tra il 1989 e gli anni ’20 e ’30 tra tre paesi, Corea, Giappone e America, Pachinko ritrae tre generazioni alle prese con i diversi volti che ha assunto il secolo breve: l’imperialismo, la guerra, il capitalismo d’assalto. Sunja è una giovane che, pur analfabeta e priva di qualsiasi istruzione, cerca di reagire alle ingiustizie e alla violenza dell’occupazione giapponese, anche se poi cede ingenuamente alle lusinghe del sentimento, innamorandosi dell’uomo che le cambierà la vita ingannandola; e quando si trova nella condizione di zainichi, immigrata in Giappone suo malgrado, lotta contro i valori e le abitudini di una società maschilista e sessista per assicurare un futuro ai figli. Negli anni ’80 Sunja è nonna: il figlio Mozasu gestisce una sala di pachinko a Osaka (un gioco d’azzardo, sorta di flipper verticale mangiasoldi) e il nipote Solomon ha fatto carriera in una banca d’affari americana, che l’ha spedito a Tokyo per concludere un affare immobiliare milionario che gli assicurerà soldi e prestigio. Le cose però non andranno come previsto: l’ostinazione di un’altra zainichi, un’anziana donna che rifiuta di vendere la vecchia casa di famiglia, farà crollare i sogni di carriera di Solomon ma gli aprirà gli occhi sul suo essere “straniero in terra straniera” e sull’importanza della preservazione delle memorie e degli affetti per la costruzione di un’identità forte e consapevole.

Pachinko (Soo Hugh, la produttrice, ha voluto enfatizzare con questo titolo l’azzardo e l’incertezza che si celano dietro ad ogni scelta, soprattutto quelle più radicali) non è solo un period-drama di tutto rispetto, ma ci mette anche di fronte ad una donna che fa della resilienza e del tenace attaccamento alle proprie origini la forza che le consente di attraversare le innumerevoli bufere del Novecento: da questo punto di vista, la forza della serie sta nel valore universale e paradigmatico che assume la memoria di sé, della famiglia, del proprio vissuto a dare un senso al dolore e alla sofferenza. Centrale è la figura di Sunja adolescente, interpretata dalla giovane promessa Kim Min-ha, un’attrice dalla bellezza non convenzionale che ha la capacità di declinare con il solo sguardo ogni sfaccettatura emotiva del suo personaggio, una ragazza poco più che adolescente che si assume senza tentennamenti le responsabilità di un’adulta alle prese con i drammatici sommovimenti della Storia. L’ultima sequenza della serie (di cui è prevista anche una seconda stagione), una ripresa dall’alto del mercato di Osaka dove Sunja con voce stentorea declama la bontà della propria merce in vendita, chiude (temporaneamente) un racconto ricco di suggestioni dickensiane, malinconico nel suo impianto memoriale ma estremamente efficace nel richiamarci costantemente all’attenzione che dobbiamo alle nostre radici e al nostro passato per affrontare consapevolmente le contraddizioni del presente.

 

Pachinko – La moglie coreana (Pachinko), USA 2022

Stagione 1 (ep.1-8)

Distribuzione: Apple Tv+

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