La società del desiderio secondo Dante
di Ginevra Fracasso (IA)
Dante, pur essendo vissuto tra l’XIII e il XIV secolo, ha spesso toccato temi che riguardano la società moderna, così come quella antica: è dunque possibile soffermarsi sull’attualità di tali temi, che abbracciano tutto il genere umano e le differenze che lo caratterizzano, facendo riflettere sull’accezione fortemente negativa che spesso a esse viene attribuita, ma che, tuttavia, conferiscono all’umanità un fascino ineguagliabile.
A primo acchito, la Divina Commedia, opera alla quale Dante ha dedicato tutta la sua cura e attenzione, sembra affrontare argomenti di carattere meramente religioso e politico. Eppure il poeta si sofferma su altre tematiche di massima importanza, allora come oggi, per esempio, l’amore in numerose sue accezioni.
Oltre all’amore verso Beatrice, donna angelo e tramite per arrivare a Dio, nel V canto dell’Inferno vi è un approccio a tale sentimento che potrebbe apparire in contrasto con l’ideale di amore divino (caritas). Infatti, questo canto è dedicato ai dannati che hanno peccato di lussuria, ovvero a tutti coloro che, in vita, si sono lasciati rapire e cullare dalla sensualità, dalla passione e, perciò, dall’eros. Vediamo dunque, nella Commedia, due forze contrastanti che dominano l’umanità e, in un certo senso, la modellano. Proprio in tale affermazione vi è la straordinaria modernità dell’opera …
Paolo e Francesca sono due anime dannate che decidono di condividere con Dante pellegrino la loro tormentata storia: un tempo furono cognati e, un giorno, “soli […] e sanza alcun sospetto” si diedero per diletto alla lettura “di Lanciallotto come amor lo strinse”. Ma, improvvisamente, quando lessero del “disiato riso esser basciato da cotanto amante”, Paolo, tutto tremante di desiderio, baciò Francesca, e, dunque, la fiamma dell’amore adulterino che l’uno bramava di consumare con l’altro, divampò: gli argini vennero travolti. Il tradimento venne poi scoperto, ed i due amanti furono uccisi dal marito di Francesca, nonché fratello di Paolo.
Dante, commosso dalle parole appena ascoltate, resta a lungo a pensare a capo basso: egli si chiede come un’attrazione innocente possa tramutarsi in peccato, ma, soprattutto, riflette non soltanto sulla fragilità delle due anime, ma anche sulla propria, fino a rendersi conto di quanto la debolezza metta in ginocchio ogni uomo, reso schiavo dalla fiamma dell’ardente passione che accende lo spirito e lo desta dai torpori della vita.
È proprio in questa analisi introspettiva del poeta che è possibile scorgere la straordinaria attualità della Commedia dantesca: oggi, proprio come allora, l’essere umano non riesce ad opporsi alla forza violentissima della passione, che lo priva d’ogni razionalità. Emblema della modernità del V canto dell’Inferno è la canzone “Paolo e Francesca” del cantautore Murubutu, professore che attualizza numerose opere della letteratura moderna (come anche, per esempio, il celebre romanzo di Dostoevskij, “Le notti bianche”, da cui l’omonimo brano) attraverso il rap. Murubutu ha infatti dedicato un intero album alla cantica dell’Inferno, facendo emergere le numerose analogie fra i sentimenti d’oggi e quelli descritti dal poeta.
La straordinarietà del V canto dimostra il motivo per il quale Dante sia stato definito il sommo poeta. In questi versi emerge con evidenza una delle più importanti funzioni della letteratura: essa funge da vero e proprio specchio dell’anima o, più genericamente, della società, che sia quella contemporanea oppure quella di più di settecento anni fa, come ha affermato anche il filologo tedesco Erich Auerbach che ha parlato per la prima volta di realismo dantesco, ovvero della capacità di Dante di dare consistenza ai personaggi delle sue opere che, seppur conservando i caratteri individuali, allo stesso tempo rinviano ad un piano universale, collocando la storia nell’eternità e, forse, viceversa.
La letteratura diviene dunque uno strumento incantevole, affascinante ed intrigante per consentire all’uomo la conoscenza d’un io più profondo che, per quanto segregato nei meandri dell’anima, caratterizza l’essenza d’ogni individuo.