In medioriente nulla è mai come sembra… – La ragazza di Oslo (Norvegia-Israele, 2021)

del prof. Lucio Celot

Fa un certo effetto seguire gli episodi de La ragazza di Oslo proprio nei giorni in cui il conflitto israelo-palestinese sta toccando l’ennesimo apice di violenza e distruzione: il proditorio attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, la risposta di Israele che ha messo a ferro e fuoco Gaza City, l’apertura dei fronti libanese e iraniano nell’ottobre del 2024 rappresentano, oggi, il drammatico bagno di realtà che la coproduzione norvegese e israeliana di tre anni fa aveva solo immaginato per dare vita ad una fiction ambientata in quelle tormentate terre. Ostaggi, tunnel, bombardamenti, rapimenti, impotenza e ambiguità della politica, incursioni clandestine dentro e fuori la striscia di Gaza, opportunismo e dolore: il tutto viene raccontato attraverso il fil rouge del tradimento.

In primis, il tradimento degli accordi di Oslo del 1993, la causa remota che fa da detonatore alla vicenda: nonostante la stretta di mano tra Rabin e Arafat sotto l’occhio soddisfatto e vigile di Clinton a Washington, le speranze di pace tra i due popoli suscitate da quegli accordi (che prevedevano il ritiro parziale dai Territori dell’esercito israeliano e l’istituzione dell’ANP che avrebbe dovuto governare la Cisgiordania e la Striscia di Gaza nonché rinunciare alla violenza e riconoscere lo stato di Israele) furono presto frustrate dall’espansione di insediamenti israeliani nei Territori, dall’assassinio di Rabin, dal massacro di Hebron del 1994 e dal rifiuto di Hamas di riconoscere il diritto all’esistenza dello stato ebraico. Tanto in Israele quanto in Palestina la fiducia nei confronti degli accordi crollò.

 

Washington, 1993: Rabin e Arafat siglano con una stretta di mano gli accordi diplomatici di Oslo

A Oslo, nei giorni frenetici e convulsi delle trattative, l’israeliano Arik e la norvegese Alex, entrambi diplomatici, si incontrano e hanno una breve relazione, da cui nasce una figlia, Pia. Entrambi hanno già una famiglia e Alex decide di tenere nascosta la vera paternità di Pia tanto ad Arik quanto al marito Karl. Quasi trent’anni dopo, Pia, ormai adulta, viene a conoscenza della verità e, in un momento di forte tensione con Karl e Alex, decide di andarsene in Israele per conoscere il padre biologico, nel frattempo diventato ministro dell’intelligence israeliana. Pia, insieme ad una coppia di fratelli israeliani conosciuti durante il viaggio, viene però rapita da una cellula dell’Isis mentre si trova nel Sinai: da questo momento inizia un complicato e ambiguo gioco a quattro tra i rapitori, l’intelligence israeliana, Hamas e i familiari dei rapiti, in cui il ricatto e il tradimento sono le armi usate per uscire dalla drammatica impasse tra Gaza, Gerusalemme e Oslo, dove anche Karl sarà coinvolto come avvocato in una trama oscura che riguarda un detenuto sospettato di fare parte dell’Isis.

            Tutti tradiscono tutti: Alex tradisce la buona fede di Akir; Ali tradisce Bashir, il capo di Hamas; Yussef, figlio di un’infermiera di Gaza, tradisce il gruppo dell’Isis di cui è entrato a fare parte; Bashir tradisce Yussef dopo che gli ha promesso il perdono; Akir tradisce il proprio paese infrangendo i protocolli di sicurezza; Karl tradisce Selma, il sicario di Hamas che gli promette la salvezza di Pia…nessuno può fidarsi di nessuno, lo scenario politico e umano della vicenda è desolante e disumano, l’impotenza della politica e della diplomazia la fa da padrona e non resta che l’azione individuale, inevitabilmente destinata al fallimento nel groviglio di egoismo, fanatismo e opportunismo in cui la questione israelo-palestinese si è impantanata ormai da decenni. Aldilà della conclusione (quasi) felice della storia (che prende spunto dal rapimento realmente avvenuto di una norvegese ad opera di un gruppo di beduini), delle suggestive location desertiche (con tanto di tempesta di sabbia) e delle prove convincenti degli attori, è la complicazione generata dall’intreccio tra dimensione pubblica e privata il segno distintivo di una serie non proprio memorabile che avrebbe potuto approfondire di più lo scenario politico mediorientale e che manca di momenti di autentica tensione che tengano lo spettatore attaccato allo schermo. Insomma, niente di nuovo (anzi, qualcosa in meno) rispetto a prodotti come 24 o Homeland: è andata sprecata un’occasione per coinvolgere e sensibilizzare lo spettatore medio in questioni che in questi giorni d’autunno del 2024 sono tornate drammaticamente alla cronaca.

 

La ragazza di Oslo (Børtfort)

Stagione 01 (ep.1-10)

Distribuzione: Norvegia-Israele 2021. Disponibile su Netflix

 

 

 

 

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