Modigliani e l’arte degli sguardi

di Ginevra Fracasso (IA)

“Gli occhi sono lo specchio dell’anima”: quante volte abbiamo sentito questo cliché? Così tante che il suo reale significato non ha fatto altro che sfumare sempre di più col passare dei secoli. Oramai gli occhi sono semplici parti di noi che hanno l’unica caratteristica di far capire agli altri quando stiamo per piangere, senza lasciare così alcun dubbio riguardo all’emozione che ci pervade.

Ma se, per una volta, ci si sforzasse davvero di guardare oltre lo scoglio di questa frase fatta, forse, allora, si potrebbe comprendere quanto realmente gli occhi siano un vero e proprio dono, forse la bellezza più incantevole in questo mondo.

Amedeo Modigliani, pittore e scultore italiano della fine dell’Ottocento e inizio Novecento, dimostra, con la sua arte attenta e delicata, proprio l’importanza degli occhi, che fungono da riflesso di ogni emozione, pensiero, vissuto delle persone.

Ma come può un pittore distante mille anni dalla società odierna riportare nel XXI secolo al suo autentico significato un’affermazione tanto banale?

La risposta si trova nella sua simbolica scelta stilistica di lasciare gli occhi degli individui ritratti vuoti e, dunque, senza pupille.

Il ritratto di un’estranea, perciò senza pupille (“Donna dagli occhi azzurri”, 1918)

“Dipingerò i tuoi occhi soltanto quando avrò conosciuto la tua anima”, diceva Modigliani.

Gli occhi e gli sguardi sono un vero e proprio portale d’accesso a un altro universo, quello del singolo individuo, e sono ciò che di più puro esiste al mondo, perché non possono trasmettere niente che non sia vero.

Il pittore aveva dipinto le pupille ad una sola persona, la donna da lui amata, proprio perché egli aveva avuto modo di conoscere la sua anima nel profondo, la sua essenza, ciò che la rendeva quello che era.

Ritratto della donna amata da Modigliani, una delle pochissime figure umane da lui ritratte senza gli occhi vuoti (“Ritratto di Jeanne Hébuterne di profilo”, 1918)

Oltre ad un commovente gesto d’amore, questa scelta ricorda a tutti noi, abitanti di una modernità ridotta al digitale, di non dare mai per scontato questo dono così prezioso: il dono di poter conoscere qualcuno così profondamente e di poter sentire un contatto con esso solo attraverso due sguardi che s’incontrano, anche per un solo istante. O, anche, il dono di poter apprendere qualcosa su una persona proprio attraverso gli occhi, sinceri e limpidi in ogni sfumatura d’emozione, che possono dire in silenzio ciò che mille ed altre mille parole di ogni lingua del mondo non potranno mai dire.

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