Una (non troppo) velata critica alla politica di oggi
di Lorenzo Unich IIIF
Ho sempre vissuto l’ultimo dell’anno come un bel momento: per me ha un grandissimo valore simbolico,lasciarsi dietro quello che è successo, per guardare avanti. Un po’ un modo per porsi nuovi obiettivi, per dimenticare gli errori e ricominciare daccapo. E tra tutte le sue tradizioni, c’è l’immancabile discorso del Presidente, che io sento come un incontro con lo Stato, un messaggio da quelle istituzioni che spesso, specialmente noi giovani, sentiamo troppo distanti.
E proprio quest’anno il discorso ha avuto una risonanza davvero grande, che ha causato anche una certa risposta da parte della stampa, ben oltre i semplici e asettici articoli che si vedono solitamente. A seguito di un anno difficile, il Presidente Sergio Mattarella ha voluto tenere un discorso più politico del solito, staccandosi dall’immagine di uomo imparziale e super partes, dedito solo a salvare lo Stato, e ha mostrato anche la sua “faccia” da uomo politico. E già dalle prime battute, si è potuta leggere una più o meno palese critica alla politica italiana di oggi. Un discorso che voleva prendere di mira una politica troppo legata ai social, al populismo. Una politica che preferisce tassare le ONLUS, invece di risolvere i problemi concreti. Una politica che va contro le istituzioni senza presentare vere alternative, che non rispetta il gioco della democrazia. Una politica che insulta e denigra, che divide anziché unire. Mattarella ha voluto prendersi il peso di un discorso impegnato, pronunciato anzitutto come uomo a guardia della Repubblica, ma anche come politico italiano. E non è un caso. Il suo percorso come politico cominció proprio a seguito dell’uccisione del fratello, perpetrata dalla mafia: Mattarella iniziò a fare politica per migliorare lo stato. E durante la sua attiva carriera, lo vediamo impegnato nel continuo tentativo di riformare lo Stato, come ad esempio nel campo dell’istruzione, o anche con la celebre legge elettorale. Un politico che ha vissuto in politica gli anni di piombo, che ha compreso l’importanza che le istituzioni fossero salde nel mentre del suo agire politico. Un uomo che non può sopportare questo clima politico.
Nonostante questo, non credo che il suo discorso si possa leggere solo in chiave politica, benché i suoi detrattori vogliano evidenziare come questa sia un’altra occasione nella quale l’esperienza politica di Mattarella faccia capolino nel suo operato,nonostante il suo ruolo. Il suo compito istituzionale è quello di preservare la repubblica, compito che negli anni del suo mandato ha svolto in maniera equilibrata e sapiente, nonostante il periodo difficilissimo nel quale si è trovato a svolgere il suo incarico. La politica di oggi, non è solo una politica più vicina alla pancia delle persone, ma è un lento corrodere delle istituzioni democratiche (si pensi a quante volte ci si è fatti beffa delle differenza di opinione di altri colleghi, o si sono messe in dubbio le istituzioni). Mattarella, da buon “padre moderato” della politica italiana, ha voluto dare un monito ai suoi “figli”, e ha voluto mettere nero su bianco almeno per parte delle loro colpe e dei loro errori. Un presidente che ha il coraggio di essere presidente, anche spingendosi ai limiti del suo compito. Sa di avere come responsabilità dietro di sé tutti gli italiani, ma al contempo anche le istituzioni. E proprio per questo, ad esempio, firmò “con riserva” il tanto criticato “decreto sicurezza”: sapeva che fosse frutto di forze politiche votate; ma ne rilevava le parti che avrebbero potuto contrastare la costituzione. Ed è proprio questo che manca alla politica italiana di oggi; conciliare la volontà del popolo con il rispetto delle istituzioni. Oramai Mattarella è uno dei pochi baluardi di una politica che sa ciò che fa, che non guarda solo agli impulsi degli italiani. Si nota la differenza generazionale, che lo distingue dai politici odierni, che presenziano al ritorno in patria di Cesare Battisti e non partecipano al funerale di Antonio Megalizzi. La politica italiana vuole solo cogliere la rabbia degli italiani scontenti; ma per inettitudine non riesce più a risolvere i problemi. Ormai gli urlatori hanno più successo dei politici illuminati.
Ormai la bestialità vince sull’umanità.