La diabolica dark lady non fa i conti con il Caso
del prof. Lucio Celot
S.Matsumoto, L’attesa (1971)
Un diario si può riempire di frasi
comprensibili unicamente a chi le scrive […]
I caratteri visibili erano orpelli di facciata
che alludevano a significati nascosti.
Che il noir sia il genere più adatto a rappresentare la corruzione e il cinismo imperanti nella società contemporanea è ormai un dato di fatto difficilmente contestabile, e la cosa vale non soltanto per noi in occidente ma anche per realtà sociali e culture lontane e decisamente diverse dalla nostra. Ce lo insegna bene un maestro come Seichō Matsumoto (1909-1992), scrittore e giornalista, definito “il Simenon giapponese”, scrittore prolifico che per quasi quarant’anni si è dedicato al giallo realistico, raccontando le trasformazioni sociali e antropologiche del paese del Sol Levante, dall’occupazione americana nell’immediato dopoguerra fino all’affermazione come potenza globale capitalista. Nel caso de L’attesa, più che al classico poliziesco deduttivo ci troviamo davanti ad un noir a tutto tondo, con tanto di dark lady seducente e manipolatrice, in grado di plagiare una schiera di uomini grazie alla sua carica erotica, ma che nulla potrà contro l’imponderabile che verrà a scompaginare i subdoli piani della donna.
Isako è una donna vicino alla quarantina, piacente, “con la carnagione chiara, la pelle sottile e liscia e le forme prorompenti” (così viene descritta dai diversi personaggi della vicenda), sposata da qualche anno con un uomo di trent’anni più vecchio di lei, Nobuhiro, dirigente di un’importante azienda che viene però silurato dal nuovo, e più giovane, amministratore delegato; la donna si concede spesso avventure con uomini più giovani di lei ed è in attesa della morte del marito (“entro i prossimi tre anni”, spera) per poterne ereditare i beni e aprire un’attività come ristoratrice per l’alta borghesia di Tokyo. Purtroppo per lei, l’ultimo amante, Ishii, viene accusato di avere ucciso la propria compagna mentre la stessa Isako si trova in casa sua: preoccupata da un eventuale coinvolgimento che potrebbe fare sfumare i suoi piani, Isako assume un ambizioso avvocato, Saeki che diventa anche suo amante, per assicurarsi che Ishii non solo non la tiri in ballo al processo ma venga anche condannato ad una lunga detenzione. Due provvidenziali attacchi di cuore colpiscono Nobuhiro e, così, ogni tessera del complicato puzzle orchestrato dalla donna sembra andare al suo posto; ma Saeki ha svolto il proprio lavoro fin troppo bene e il diabolico duo di amanti farà tragicamente i conti con l’imprevedibilità del caso.
Nessuno è come sembra, nel romanzo di Matsumoto: non lo è il mite e ingenuo Nobuhiro, marito anziano e apparentemente ignaro delle manovre di Isako, che lo convince a stendere un testamento che escluda dall’eredità le due figlie che l’uomo ha avuto dal precedente matrimonio; non è così sprovveduto nemmeno Shiotsuki, ex amante di Isako, nipote di un pezzo grosso della politica, che improvvisamente si trova privo di “copertura” politica e mezzi di sussistenza; per non parlare della scialba e insignificante Motoko, la stenografa assunta da Nobuhiro, la cui dichiarazione finale alle autorità rivela una capacità di osservazione e un intuito degni del più acuto detective. Completano l’edificante quadro funzionari di banca compiacenti e corrotti (la banca ha dei “diritti morali” che le consentono di andare oltre la legge), squallidi leccapiedi di partito pronti a cambiare casacca per opportunismo, piccoli delinquenti di quartiere che tentano il colpo grosso; e, su tutti, troneggia lei, Isako, la donna diabolica che nulla ha da invidiare alle sue “colleghe” uscite dalla penna di Chandler, Simenon, Hammett, Boileau-Narcejac, Woolrich: avida, cinica, abilissima nell’usare con oculatezza il proprio corpo e nell’approfittare di uomini che credono di reggere il gioco venendone invece dominati, è talmente astuta e razionale da tenere persino un diario quotidiano in cui deforma consapevolmente la realtà dei fatti, in previsione di un’eventuale inchiesta dopo la morte del marito. Pur logorata dall’attesa snervante della dipartita del coniuge, Isako è sempre lucida quando deve prendere decisioni che devono assicurarle la futura tranquillità economica, sesso e denaro sono le due stelle polari che orientano un’esistenza disperatamente aggrappata alla sopravvivenza nel totale vuoto etico che la circonda. Da un simile gnommero (avrebbe detto il commissario Ciccio Ingravallo) o groviglio di interessi, lussuria e potere, solo la potenza del Caso può uscire vincitrice: insomma, c’è del marcio in Giappone, e Matsumoto ce lo racconta con grande maestria.
Seichō Matsumoto, L’attesa, Adelphi 2024