L’eterna Odissea del Vagabondo dell’Infinito – L’Eternauta (H.G.Oesterheld e F.Solano Lopez)
del prof. Lucio Celot
Fantascienza, viaggio nel tempo e invasioni aliene, com’è naturale, sono sempre andati a braccetto, e il graphic novel di Oesterheld (testi) e Solano Lopez (disegni) non fa eccezione. Scritta e pubblicata in Argentina tra il 1957 e il 1959, la historieta (così chiamano i fumetti i latino-americani) del Vagabondo del Tempo arrivò in Italia vent’anni dopo, nel 1977, sulle pagine di “Lanciostory”, un settimanale che proponeva al lettore nostrano soprattutto fumetti di scuola sudamericana. Il successo fu enorme e immediato, e lo stesso Solano Lopez approvò la versione italiana che adattò nel formato abituale di lettura l’impostazione grafica originale, che si sviluppava in orizzontale.
La storia, nelle sue linee essenziali, è il racconto dell’invasione della Terra da parte di una popolazione aliena, molto sviluppata tecnologicamente e in grado di controllare, con allucinazioni collettive, le menti e il comportamento degli umani. A narrare le vicende drammatiche dell’invasione e della strenua resistenza di un gruppo di cittadini di Buenos Aires è Juan Galvez, un khroner, un “cronoviaggiatore” in grado di attraversare le molteplici dimensioni spazio-temporali alla ricerca della moglie e della figlia perdute, che una sera si materializza improvvisamente nello studio di uno scrittore, in una delle infinite tappe del suo eterno viaggiare. Le tavole che si susseguono nelle quasi cinquecento pagine successive non sono altro che il racconto in prima persona di Juan che, come Ulisse alla reggia dei Feaci, ripercorre la propria straordinaria odissea in una Buenos Aires distrutta e spettrale in cui umani e alieni si combattono in una battaglia impari a causa della superiorità tecnologica degli invasori.
Una letale nevicata fosforescente, che uccide chiunque entri in contatto con i micidiali fiocchi, è l’annuncio che l’invasione è iniziata: ma “Loro”, gli alieni che intendono conquistare e schiavizzare gli umani, non si vedono mai. Juan, Ferri, Alberto e Pablo, insieme al giornalista Ruiz e a un gruppo di soldati improvvisati, combattono contro degli “insettoni giganti” simili a enormi pulci controllate e guidate da esseri simili agli umani, i Kol, a loro volta schiavizzati e costretti da “Loro” a combattere per la conquista della Terra. Il vero nemico non si vede mai: la Buenos Aires coperta dalla “neve” aliena sembra tanto la Çernobyl di trent’anni dopo, percorsa da pochi uomini dotati di rudimentali tute protettive e maschere rimediate nelle cantine di casa; i Kol sono, in fondo, esseri di un’altra galassia ridotti a robot guidati a distanza che solo all’appressarsi della morte manifestano tutta la loro “umanità” e la nostalgia per il pianeta d’origine che sono stati costretti ad abbandonare. La fine del mondo, così come viene raccontata da Oesterheld e Solano Lopez, è un viaggio dentro il cuore di tenebra dell’uomo con tutto il suo ventaglio di emozioni possibili, la speranza, l’orrore, il desiderio insopprimibile di libertà, il rispetto per la vita, l’importanza della comunità familiare e amicale, l’egoismo e l’istinto di conservazione.
La capacità di Solano Lopez sta proprio nella capacità di descrivere marcatamente, quasi a sostenere e sottolineare la sceneggiatura di Oesterheld, l’alternarsi delle emozioni sui visi dei personaggi: emblematica è la tavola che segue, in cui il contrasto tra le parole e il volto di Juan rivelano quali siano i suoi autentici sentimenti.
Ma L’Eternauta si è guadagnato un posto nella storia dell’arte sequenziale anche per motivi del tutto estrinseci, legati alla storia recente dell’Argentina e alla vicenda dell’autore. Nel 1976, a seguito di un colpo di stato, prese il potere una giunta militare presieduta dal generale Jorge Videla, la cui prima preoccupazione fu quella di reprimere ogni forma di opposizione. Pur non facendo politica attiva, Oesterheld non aveva mai fatto mistero delle sue idee che, peraltro, sono evidentissime nella storia del Vagabondo del Tempo: libertà, democrazia, diritto/dovere di combattere contro ogni forma di oppressione, rispetto della dignità umana. Nell’arco di pochi mesi scompaiono figlie e generi di Oesterheld, poi tocca a lui: nell’aprile del 1977 viene prelevato da alcuni uomini armati in borghese e da quel momento non se ne sa più nulla. Come altre decine di migliaia (trentamila?) di argentini, Oesterheld è un desaparecído, inghiottito nel buco nero della dittatura militare.
L’Eternauta ha anticipato la realtà: il River Plate, lo stadio di Buenos Aires usato dai militari per rinchiudere, torturare e poi fare sparire i corpi degli oppositori, è anche il luogo dove si svolge la prima parte della storia di Juan, nella quale lo stadio è assediato dagli invasori e dove gli umani sostengono e respingono i ripetuti attacchi nemici. La moglie di Oesterheld, per una mostra sull’opera del marito a Torino nel 2002 ha scritto: Nell’opera di Héctor si anticipò quella lotta nella quale tutti senza eccezione dobbiamo impegnarci: il rispetto della vita al di là dei condizionamenti, delle idee politiche, delle classi sociali.
Tutto ciò fa dell’Eternauta non solo un pilastro della fantascienza a fumetti ma anche una sorta di inconscia profezia del mondo a venire: nei quasi settant’anni che ci separano dall’invenzione di Oesterheld molti inverni e molte letali nevicate sono cadute e continuano a cadere, anche nella nostra Europa e spesso in forma strisciante, sulle nostre teste per toglierci libertà e dignità conquistate a fatica nel corso del tempo. E chissà se l’odissea di Juan (la nostra?) un giorno troverà il suo approdo definitivo…
Héctor German Oesterheld – Francisco Solano Lopez, L’Eternauta, Panini 2003 (ed.or.1957-1959)
Per saperne di più:
F.A.García, H.Ostuni, Memorie dell’Eternauta. Storia di un fumetto desaparecído, 001 edizioni 2011