Trentuno giorni di terrore… Sacrificio – Capitolo 7

di Alice Musilli (VH)

 

manicomio di Mombello,

 

Cesare Rina era un bel ragazzo, bravo a scuola e fervente cristiano. Peccato che fosse morto il 23 ottobre 1944 in una messa nera. Era costretto in quel luogo lugubre ed abbandonato con il suo cadavere ormai ridotto quasi a solo ossa e un demone evocato quel fatidico giorno.

Il demone gli faceva di tutto e di più: lo faceva rientrare nel suo corpo putrefatto, lo sballottolava di qua e di là, lo rendeva nuovamente tangibile solo per fare cose come bruciarlo e così via. 

Il modo per torturarlo più creativo però era fargli possedere i corpi dei pazienti del manicomio, quando era ancora aperto. Era stato costretto ad andare incontro a 3 elettroshock, 2 dei quali fatali, e ad essere completamente cosciente durante la dissezione di un corpo in cui lui era bloccato.

Era solo una povera anima d’altronde, non aveva voce in capitolo.

Per la maggior parte del tempo il ragazzo restava nei sotterranei, scocciato com’era dai turisti che spesso passavano per la struttura, e quando arrivavano i cosiddetti ‘cacciatori di fantasmi’ che parlavano in una lingua a lui sconosciuta non rispondeva. 

Il suo carattere era cambiato nei secoli. Era freddo, incapace ormai di ricordare la sua vita mortale, seccato da tutte le voci di passanti e seccato di dover essere al completo servizio di un demone.

Però aveva trovato anche modi di difendersi.

“TU PICCOLO MALEDETTO SOZZ-”
“Sii contento che non te l’abbia buttato in testa, animale!”

Dio avesse benedetto le persone che, dopo essere stati là in cerca di fantasmi, avevano lasciato un cerchio di sale.

“quanto sei pesante, moccioso!”
“Stai scherzando vero?!” si prese le spalle quasi a difendersi dagli artigli dell’ammasso nero.

“la pagherai per questo, appena uscirai da qui!”
“vattene via e lasciami stare!”
“ ma avevamo appena iniziato!”
“Una notte al mese di quiete ti chiedo! una. Notte.!”

il demone sbuffò sonoramente, “ e va bene! Sai come ti combino appena esci da lì’!”

 “ chi ti dice che io uscirò da qui?” ghignò il biondo.

Il demone bruciò la carne del suo avambraccio pur di prendere l’anima per i capelli e scaraventarlo via contro il muro, prima di andarsene nei sotteranei.

Appena se ne andò, il viso imbronciato e deciso di Cesare si trasformò in fretta in un pianto disperato. Come avrebbe fatto a tener duro così per tutta l’eternità? Perché non era salito al paradiso? si erano frosi scordati di lui?

Iniziò a piangere e gridare. Tanto non cambiava nulla: lui non riusciva a sentire gli altri e nessuno di sicuro sentiva lui.

Almeno così credeva, finchè una voce non lo raggiunse, mentre piangeva.“ c’è qualcuno qui? vorrei parlare con te”

Lo strillo che tirò per la paura fece come uno strano eco. 

Cesare vide, a qualche metro da sé, cinque figure, una donna e quattro uomini, che guardavano una scatola nera che emetteva suoni nel panico più puro.

Si avvicinò incuriosito dalla macchina, “cos’è?”

Quando sentì la sua voce, meccanica e ripetuta nella scatola, si chinò su di essa. “si sente la mia voce?? sta ripetendo la mia voce?? che oggetto strano!”

Nicola guardò i suoi compagni allibito. In tanti anni di questi tipi di ricerche era la prima volta che sentivano un fantasma parlare ancor prima di fare domande.

“è…è un oggetto che ti permette di comunicare con no-”
“ma che cosa carina!”

Si girò di nuovo verso gli altri. Certo che questo fantasma era sveglio.

Vedendo l’occasione, Cesare la prese. Mise le mani sulla scatola, facendo un lieve rumore e facendo salate tutti, “dovete aiutarmi. Vi supplico!”

“ vi supplico?!” Nicola si mise le mani sul viso per lo schock. Si fece avanti un altro del gruppo, Manuele, “cosa dobbiamo fare?”
“c’è un demone!”
“un demone?!”
“si, un demone!”

“ e cosa fa…questo demone?”
“mi maltratta e mi sevizia, vi prego, cacciatelo via!”

Nicola e gli altri si guardarono.

“ha detto ‘mi sevizia’?? ho sentito bene??” chiese Roberto.

“andiamo nei sotterranei” propose Nicola.

“noooo, io non ci vado!” protestò emanuele”
“ragazzi, ragazzi, ragazzi!” si intromise Elsa, “questo fantasma vuole il nostro aiuto,proviamoci almeno!”
Nicola tornò a girarsi verso la black box,insicuro.

 “come ti chiami? Io sono Nicola”
“Cesare. Cesare Rina”
“Cesare Rina?? Quello ucciso nella messa nera?”
“sai di me?!”
“il tuo è diventato un caso abbastanza celebre. Sei anche morto il giorno prima del bombardamento di Milano”
“m-Milano è stata bombardata…?!”

“si, e quelli che i hanno fatto questo sono morti sotto le bombe”
“menomale, quei bastardi dovevano morire!”
“quanti anni hai, Cesare?” si intromise la ragazza.

“16”

Il gruppo si guardò, un senso di nausea che risaliva per le gole di tutti. Loro avevano fra i 20 e i 26 anni. Il fratello di Roberto aveva 16 anni e per lui era un bambino. A lui fece particolarmente effetto.

Nicola prese coraggio e sce nei sotterranei. Trovò, buttata in angolo, un bambolotto bruciato con un occhio mancante. Capendo che quello era il fulcro del demone, lo prese e lo portò su.

Appena il demone vide Cesare che comunicava con quelle persone gli ringhiò contro.

Il ragazzo, per la paura, si rintanò nel cerchio di sale.

Federica guardò l’oggetto che aveva in mano, “se n’e andato”
“il demone deve fargli paura, poverino..” intervenne Roberto.

Nicola mise il bambolotto davanti la black box, “ su, parla con noi. Come ti chiami?”
Il demone ridacchiò, “ belzebù?”
Il castano guardò seccato i suoi compagni, “mi sta prendendo per il culo eh?”
“sisi, ma proprio potente”

Tornò a guardare il demone, che cercò di dissuaderlo dal portarlo fuori dal suo ambiente dicendo ‘seguitemi’.

“nono, noi restiamo qui ora, e tu ci risponderai”

Il demone rise. La sua risata non fu presa dalla black box ma fece gelare Cesare sul posto.

“ se ci mettiamo a pregare che fai?”
“amen” e ridacchiò di nuovo.

roberto guardò gli amici, “ ci sta piagliando altamente per il culo, una cosa incredibile”
“ tu non vuoi giocare un pò con noi?”
“vattene”

“sta iniziando a seccarsi” commentò Federica.

Nicola la guardò per qualche istante, poi verso la bambola “ io questa me la porto a casa, la tengo in una teca con l’acqua benedetta ma la porto a casa”

Il demone si bloccò

“ ma sei pazzo?” Roberto si mise in mezzo.

“non me ne fotte io me la porto via, così Cesare magari trova un pò di pace.”

Il fantasma guardò il gruppo da lontano, sotto shock. Non pensando, uscì dal cerchio di sale avvicinandosi ai ragazzi.
Per la collera, Il demone lo prese per il polso. Cercò di allontanarsi e, per la paura, gridò.

“AIUTO! AIUTO VI PREGO! AIUTO-” il demone lo allontanò dalla black box. 

Cesare si dimenò come un pazzo per liberarsi dalla presa mentre il demone cercava di fargli del male. Lo fece sbattere contro un muro, un tonfo sordo fu udito dai vivi, che si congelarono.

Quella fu l’ultima goccia.

“no, no sentite-” avvertendo che stava succedendo qualcosa, Nicola prese la bambola e la scaraventò fuori.

Il demone fu subito tirato via dal fantasma, e gridò, “TI ODIO!” al castano, che si bloccò per qualche istante.

“ha detto ‘odio-te’? ho sentito bene?”
“chissene, almeno non romperà più a Cesare” sbuffò.

Il fantasma, ancora piangendo, sussurrò alla scatola, “ grazie. grazie mille”

Quella rimase, per sempre l’esperienza più bella vissuta dal team.

 

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