Ascesa, caduta e decostruzione del supereroe a fumetti: Watchmen 35 anni dopo (seconda parte)
del prof. Lucio Celot
Negli stessi anni in cui Miller scrive il suo capolavoro indiscusso, anche l’inglese Alan Moore (1953) procede ad una lettura destrutturante del supereroe, e lo fa con Watchmen (1986-1987), un graphic novel che nel 2005 sarà inserito dalla rivista Time nella lista dei migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 a quella data.
La storia si svolge al di fuori dell’universo DC presentando nuovi personaggi che sono però una libera interpretazione di alcuni vecchi eroi della Charlton Comics.
La trama: il Comico, l’unico vigilante “legale” rimasto a New York insieme a Doc Manhattan dopo che nel 1977 un decreto ha dichiarato fuori legge tutti gli eroi in calzamaglia, viene spinto da una finestra ed ucciso. Tra gli altri vigilanti, ormai tutti costretti a riposo, si sparge il timore di un “killer delle maschere”: uno di essi, Rorschach, indaga a fondo contattando gli altri vecchi vigilanti. La trama si allarga e complica, fino a svelare un complotto globale…La morte del Comico non solo mette in moto una serie di eventi potenzialmente catastrofici per il mondo intero, ma è l’occasione per i vecchi vigilanti di incontrarsi, ricordare il passato e tornare in attività.
La particolarità innovativa che differenzia principalmente Watchmen dai fumetti di genere che lo hanno preceduto, è quella di presentare i supereroi protagonisti più nell’aspetto umano e “quotidiano” che in quello straordinario e avventuroso, “decostruendo” l’archetipo del supereroe convenzionale. Ecco che allora vengono descritti i loro problemi etici e personali, le difficoltà di relazione tra i componenti del gruppo, i loro difetti e le loro nevrosi, spesso riconducibili a particolari avvenimenti del loro passato. Inoltre, nessuno di essi – con una sola notevole eccezione – possiede alcun superpotere: sono persone comuni che hanno deciso di fare il mestiere, comune nell’universo di Watchmen, del “giustiziere mascherato”.
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Il Comico: pur morendo all’inizio della storia, Edward Blake è presente in tutto Watchmen, rievocato dai vari personaggi in diversi flash-back. Violento, brutale, privo di ogni umana pietà, è l’unico vigilante – insieme a Manhattan – a continuare a lavorare per il governo nelle sporche guerre imperialiste americane. Vuole continuare ad avere un ruolo da protagonista e, dunque, accetta di servire il governo: per non essere tagliato fuori, si presta ad esercitare una violenza fascista e servile diventando il braccio destro della volontà conservatrice di un paese in preda alla corruzione. Compie azioni abiette, tra cui lo stupro del primo Silk Spectre e l’omicidio di una vietnamita, di lui incinta; lascia anche intendere di avere qualcosa a che fare con l’omicidio di JFK.
Doc Manhattan: Jon Osterman è una figura enigmatica, post-umana o oltre-umana. È l’unico vero supereroe perché possiede dei poteri che lo rendono simile a Dio (vedi oltre). La sua capacità di vedere la materia subatomica e farne l’uso che preferisce, lo porta ad avere un atteggiamento assolutamente distaccato dall’umanità e i suoi problemi. Ha una relazione con l’ex Silk Spectre II, ma il rapporto tra i due è ormai logorato. Il fatto che Manhattan sia l’unico super-eroe e che non sia più umano ce la dice lunga sul pessimismo di Moore: il supereroe umano è un fallimento, un controsenso; per riuscire, il supereroe deve essere qualcosa di completamente diverso. Solo un essere non umano può tentare di fare il bene: l’uomo ne è incapace. Scomodando Nietzsche, possiamo dire che Manhattan è ormai aldilà del bene e del male.
Rorschach: Walter Kovacs è l’unico vigilante della storia ancora “in servizio”, sia pure clandestinamente e ricercato dalla polizia. Dietro le macchie del test psicologico da cui prende il nome nasconde la personalità di un uomo plasmato dalla brutalità del mondo. Abbraccia il moralismo più primordiale: tutto per lui è diviso tra il bene e il male, senza alcuna sfumatura. È un ribelle individualista aggrappato ad una forma più alta di idealità, sia pure distorta. Incarna in pieno la feroce dissacrazione che del supereroe vuole fare Moore: è un uomo mentalmente disturbato, un disadattato che vaga per la città con un cartello di contenuto apocalittico. Ma è l’unico giustiziere che ha rifiutato l’integrazione, che è incapace di adattarsi ad una società in cui non si riconosce e che si ostina a combattere. Il suo operato è ispirato al rigore morale più estremo, ad un’incrollabile fede nella propria missione, senza compromessi né possibilità di resa. Il lercio Rorschach è il personaggio più tormentato della storia.
Ozymandias: ha rinunciato prima del decreto Keene alla maschera di vigilante dichiarando la propria identità, quella di Adrian Veidt. È l’uomo più intelligente del mondo e ha dato vita ad un vero e proprio impero economico. Rappresenta una sorta di evoluzione del concetto di supereroe, poiché con la sua intelligenza e il suo potere plasma desideri e pulsioni della parte della società esposta ai media. Ha capito che è inutile fare il vigilante nei confronti di mediocri criminali e che il malessere di una civiltà allo sbando è da imputare alla politica giocata da uomini senza scrupoli (come il Nixon della storia). È ossessionato dalla figura di Alessandro Magno, il conquistatore di tutto il mondo all’epoca conosciuto e assume come nome di battaglia quello con cui era anche conosciuto Ramsete II; Ozymandias è anche il personaggio di un poemetto di William Blake.
Nite Owl II e Silk Spectre II indosseranno di nuovo, dopo tanto tempo, i loro costumi per ribellarsi ad una condizione (quella del ritiro) più subita che accettata. Il primo conserva ancora una certa ingenua fiducia nella purezza di ideali che lo avevano spinto a indossare la maschera del Gufo; la seconda, dopo il fallimento del rapporto con Manhattan, impone a se stessa una scelta di campo che la motivi verso un futuro di redenzione morale.
Non c’è, quindi, un protagonista assoluto che spicchi sugli altri: Watchmen è un graphic novel corale, in cui la pluralità delle voci narranti opera continui cambi di prospettiva.
Il mondo raccontato in Watchmen è distopico, simile al nostro ma nel quale alcuni fatti sono avvenuti diversamente da come noi li conosciamo. Le vicende sono infatti ambientate in una realtà alternativa al mondo reale, in un 1985 in cui Stati Uniti ed Unione Sovietica sono ancora in piena Guerra Fredda e sull’orlo di una guerra nucleare (come rappresentato dall’orologio dell’apocalisse che segna cinque minuti a mezzanotte). La principale differenza con la realtà storica è la presenza di supereroi nella società comune, cosa che ha comportato un diverso epilogo per alcuni avvenimenti storici, come ad esempio la vittoria degli USA nella Guerra del Vietnam. In questo contesto, gli USA godono di una notevole superiorità strategica dovuta alla persona di Jon Osterman, uno scienziato che nel 1959, a causa di un incidente, viene trasformato in un essere sovrumano, il Dr. Manhattan, capace di plasmare la materia e di controllare lo spazio-tempo. In una parola, Manhattan è simile a Dio. Questa evidente disparità di forze non fa altro che accelerare ulteriormente la corsa agli armamenti nucleari, facendo aumentare in modo drastico la tensione globale.
Proprio facendo leva sulla popolarità guadagnata dalla vittoria in Vietnam il presidente Richard Nixon (scampato allo scandalo Watergate grazie alla morte, le cui cause non vengono chiarite, dei due giornalisti che nella realtà avrebbero poi fatto scoppiare il caso) riesce a far approvare l’abrogazione del XXII emendamento che limita a due i mandati presidenziali, potendo così rimanere in carica per cinque mandati di governo, durante l’ultimo dei quali si svolgono gli eventi del fumetto.
In questo clima d’imminenza di un nuovo conflitto mondiale, nella società americana si diffonde ad ogni livello un generale senso di fatalismo: dalla vendita delle caramelle Meltdown (“Fusione”), ai graffiti ispirati dal bombardamento di Hiroshima, fino alla designazione di molti edifici di New York a rifugio antiatomico.
La storia scritta da Moore esplicita le contraddizioni dei supereroi, ponendoli in una luce diversa rispetto alla tradizione fumettistica. Non sono più i protettori della terra, perfetti modelli di virtù e moralità, ma diventano sempre più umani, con le loro ossessioni, i loro problemi psicologici, i loro difetti, tutti estremizzati dalla particolare condizione che vivono. I supereroi vengono smascherati e scandagliati nell’animo, risultando così nient’altro che esseri umani, meschini, frustrati, megalomani o psicopatici, perfettamente in sintonia con la rappresentazione di un mondo cupo e insicuro.
Ma c’è un altro aspetto da tenere in considerazione, più complesso, quello ideologico. Senza svelare nulla della trama, possiamo dire che Moore ci mostra il modo in cui verosimilmente si comporterebbe un superuomo, o un gruppo di superuomini, se esistessero nella nostra realtà; anche se animato da propositi nobili, chiunque potrebbe cadere nell’eccesso di usare la propria forza in modo sproporzionato. Moore, in altri termini, porta il lettore a interrogarsi sui limiti etici dell’amministrazione della forza da parte di chi ne detiene in abbondanza, con chiari riferimenti all’attualità (quella di trentacinque fa, ma anche di oggi). Insomma: sotto la patina colorata, eroica dei supereroi, non si nascondono delle trappole ideologiche?
Prendiamo il Comico: Moore ci ricorda, attraverso questa figura ambigua, qual è il vero volto del supereroe tradizionale. Violento, cinico, sprezzante, stupratore, pluriomicida, svolge operazioni sporche per il governo, si avverte in lui (e Moore lo fa con grande maestria) un’impronta destrorsa, la quale suggerisce che l’intera impalcatura del supereroismo a fumetti americano si regge su premesse politiche autoritarie: gli eroi mascherati nascondono un’anima oscura e antidemocratica.
Watchmen, dunque, è un fumetto in cui si rappresenta cosa sarebbero i supereroi se davvero esistessero e come sarebbe il mondo se i supereroi davvero esistessero. In sostanza, Moore si chiede che mondo sarebbe quello in cui nascesse in alcuni individui l’impeto irrefrenabile di diventare vigilanti in costume, agendo al di fuori della legge anche con l’intento di aiutarla e se la società permettesse loro di farlo. La risposta è nelle tavole di Moore e Gibbons: un mondo che molto sicuramente NON ci piacerebbe, un mondo decisamente orientato a destra.
Perché Watchmen è una pietra miliare della narrativa a fumetti? Perché, come ogni pietra miliare, sancisce un prima e un dopo.
Il prima è la stessa storia del Novecento, una storia di dissoluzione nichilista ed etico-morale che in Watchmen prende la forma di un apologo fantascientifico. La figura del supereroe assume la funzione di uno specchio nel quale si riflette in via definitiva lo spirito malato e menzognero di un secolo che ha tradito speranze e aspettative. La lugubre visione del mondo di Rorschach (c’è un bene e c’è un male, e il male va combattuto ad ogni costo) ne è l’epifania.
Il dopo è…non possiamo dirlo qui perché andrebbe raccontato il finale della storia e, soprattutto, rivelato chi è il responsabile delle morti e del complotto che vi è dietro.
Ciò che resta della saga di Moore e Gibbons è il rifiuto del superomismo e la ricerca di un bene comune da perseguire con l’impegno civile e la corretta gestione della cosa pubblica e non grazie all’intervento di chi utilizza metodi da squadrista sostenuti da valori reazionari: il supereroe è uno spettro che si ostina, ancora oggi, ad aggirarsi nel mondo occidentale…
I super poteri alla fin fine non contano; sono i personaggi che sono importanti. Così come non conta se io o tu o il lettore acquisisse l’abilità di correre più veloce della luce e indossare un bel costume. Non farebbe alcuna differenza per noi. Se sei uno stronzo ora, sarai uno stronzo con un bel costume che può correre più veloce della luce.
(Alan Moore)
Letture consigliate:
A.Moore, D.Gibbons, J.Higgins, Watchmen, Planeta De Agostini, Barcelona 2007;
AA.VV., Watchmen 20 anni dopo, Lavieri, Caserta 2006;
G.Alicardi, M for Moore. Il genio di Alan Moore, Tunué, Latina 2006;
A.Di Nocera, Supereroi e superpoteri, Castelvecchi, Roma 2006;
V.Semprini, Bam! Sock! Lo scontro a fumetti, Tunué, Latina 2006;
F.Miller, K.Johnson, L.Varley, Batman. Il ritorno del Cavaliere oscuro, Planeta De Agostini, Barcelona 2006;
Watchmen dossier, in http://fumettidicarta.interfree.it/index.html;
M.Pellitteri, La super ideologia eroica dei Watchmen, in http://www.quadernidaltritempi.eu/rivista/numero17/03mappe/q17_watch01.htm;
Watchmen nove piccoli assaggi, in http://www.fantascienza.com/magazine/notizie/12027/watchmen-nove-piccoli-assaggi/