La Bibbia diventa realtà: l’invasione di locuste in Africa

di Roberta Vecchione

L’inizio del nuovo decennio sembra più disperato che mai. Tuttavia, contrariamente a quello che ci si aspetterebbe, il Coronavirus non è il solo protagonista mortale dell’anno e c’è da dire che non è nemmeno il fenomeno più devastante, al momento.

Forse per tutti sarà uno shock, ma proprio ora, mentre il panico per il virus si sta diffondendo sempre più, in Africa sono arrivati enormi sciami di locuste, come una piaga biblica.

Quasi quattro milioni di bambini che vivono in Kenya, Etiopia e Somalia, che stanno già soffrendo la fame, sono a rischio di ulteriori a causa dell’invasione di questi voraci insetti che sta mettendo in ginocchio il Corno d’Africa. Essi distruggono raccolti e vegetazione, piegando Paesi già alle prese con fenomeni alluvionali e instabilità politica.

“Uno sciame – dice Daniele Donati, vicepresidente Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) – può essere estremamente vorace, un piccolissimo sciame di un chilometro quadrato, può arrivare a consumare il cibo che consumano 35mila persone. In Kenya per esempio è stato individuato uno sciame di 2.400 chilometri quadrati, vuol dire che ha il tasso di consumo di 85 milioni di persone in un pasto”. Le locuste, divorano tutto quello che è erbaceo, dagli steli d’erba fino alle foglie degli alberi e ovviamente le coltivazioni. Mangiano tutto quello che è commestibile per gli uomini e per il bestiame. Gli insetti rappresentano dunque un’enorme minaccia alla sicurezza alimentare. Secondo la Fao, sono a rischio sono oltre 25 milioni di persone.

Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, questa trasposizione della “piaga della cavallette” nella realtà non è un avvenimento a sé stante, ma è causato, così come molti altri fenomeni devastanti, dal cambiamento climatico. Infatti, il prolungamento anomalo della stagione delle piogge in Africa ha reso il territorio umido, e quindi favorevole alla riproduzione di questi insetti.

Anche il sottosegretario generale per gli Affari umanitari dell’Onu, Mark Lowcock, ha espresso profonda preoccupazione per la logorante invasione di locuste che ha colpito i Paesi dell’Africa orientale e ha esortato la comunità internazionale a fare donazioni per aiutarli.

In particolare, l’Onu afferma che nel mese di giugno il numero di locuste potrebbe aumentare di 500 volte. Secondo l’associazione questa è la peggiore invasione degli ultimi 25 anni. La Fao ha parlato di “catastrofe” che potrebbe lasciare decine di milioni di persone senza cibo. La situazione è quindi molto allarmante, tuttavia è stato raccolto soltanto un minimo dei fondi necessari.

Raccolti devastati, fatica gettata al vento, la fame che distrugge persone innocenti, che possono solo assistere impotenti alla catastrofe che si presenta loro davanti. Il destino fa strani scherzi, sembra che voglia togliere tutto a chi già non ha niente. Purtroppo, mentre ai tempi dell’Antico Testamento, la Bibbia ha parlato ampiamente delle piaghe in Egitto, oggi la vera piaga non sono le locuste, ma la disinformazione e soprattutto, da parte di alcuni, il disinteressamento.

Ma perché mai la gente dovrebbe interessarsi di questo quando anche qui ci sono delle problematiche?

Non credo sia questa la domanda da porsi…

Perché, in questo momento di difficoltà, non si riesce a guardare oltre i propri problemi? Perché il mondo ha smesso di girare e non esiste più nessuno? Ecco, forse sono questi i quesiti che potrebbero farci aprire la mente.

Questo evento, l’invasione delle locuste, può farci capire che, per quanto possano essere difficili questi momenti per tutti noi, non dobbiamo smettere di guardare alla totalità della realtà, a quello che ci circonda, anche ciò che non ci tange fisicamente, ma che dovrebbe lasciare un segno nella nostra sensibilità di uomini, di esseri umani.

Un pensiero su “La Bibbia diventa realtà: l’invasione di locuste in Africa

  • 11 Marzo 2020 in 18 h 15 min
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    Sono pienamente d’accordo. Allargare la nostra visuale potrebbe, forse, farci stare un po’ meglio oggi che stiamo vivendo l’ansia del coronavirus. Se non altro, potrebbe farci comprendere che il nostro è un problema serio ma non unico.

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