La striscia dell’odio e il sentiero della pace

di Pietro Aldo Mocerino (IIG)

Liberté, egalité, fraternité”: dove sono finite? Questo mi sono domandato da quando ho ascoltato le recenti notizie relative all’attacco che le milizie integraliste di Hamas hanno sferrato contro Israele il 7 ottobre scorso, partendo da Gaza. Territorio poco distante da quello che fu al centro del conflitto tra cristiani e musulmani quando, nel 1177, il sultano Saladino assediò Ascalona (Ashkelon) perché vi si trovavano i cavalieri templari, corsi in aiuto di Baldovino IV, sovrano di Gerusalemme. In tempi più vicini, la contesa tra Israeliani e Palestinesi è nata dopo il secondo conflitto mondiale, nel 1947, quando, per una risoluzione delle Nazioni Unite, la Palestina doveva essere suddivisa in due stati, anche se l’anno successivo si costituì solo quello di Israele, nonostante la ferma opposizione, anche militare, dei Paesi arabi contro la decisione internazionale.

Quanto alla striscia di Gaza, è una lingua di terra lambita dal Mar Mediterraneo, ma inaridita dall’odio e dal sangue versato. Nel 1994 è stata rivendicata dai Palestinesi come parte dello Stato di Palestina e, nel 2005, dopo il ritiro delle truppe israeliane, è passata sotto il controllo dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), organizzazione il cui leader storico, Yasser Arafat, aveva ottenuto il premio Nobel per la pace nel 1994. Tuttavia, dal 2007, il territorio è sotto il regime di Hamas, in seguito proprio alla battaglia di Gaza. Israele, però conserva su di esso un ferreo controllo militare e questo provoca continue tensioni.

L’attacco a sorpresa di Hamas del 7 ottobre scorso e la conseguente reazione dell’esercito israeliano hanno provocato la morte di quasi seimila persone – ma il numero delle vittime, purtroppo, è in continua crescita – tra cui moltissimi civili, donne e bambini. Questo è il punto. Se la guerra, di per sé, è sempre un orrore, quanto più lo è una così spietata e disumana?

Mai come in questo caso le motivazioni religiose incidono pesantemente. In nome della fede si combatte, si distrugge, si uccide. Per questo mi tornava in mente il motto della rivoluzione francese, che enuncia e consacra i tre valori-cardine che dovrebbero governare la vita sociale e politica di ogni Stato. Il condizionale, però, è d’obbligo. La guerra è figlia della disuguaglianza, si nutre dell’odio per chi è diverso e, così, soffoca la libertà e nega la fraternità. La guerra genera una matematica feroce, moltiplica i nemici e divide i popoli. 

I governi e i diplomatici lavorano per la pace, il Papa continuamente chiede che cessi ogni combattimento, sempre in nome della pace. Che, purtroppo, oggi assomiglia tanto ad una parola vuota, senza senso e desueta. Non tocca a me ed a tanti come me proporre una soluzione, però posso almeno manifestare un dubbio: nei testi sacri – la Bibbia o il Corano – non si parla anche di amore, di pace, di libertà? Ricordo di aver sentito una volta una guida spirituale islamica affermare che Dio è misericordioso e perdona. Questo, del Dio cristiano, lo sapevo già, ma apprendere che anche per i musulmani è scritto così nel Corano per me è stata una sorpresa notevole. Ed ora è una speranza. Perché non ricercare in tutte le fedi un punto in comune, un po’, come fece Boccaccio, quando nel Decameron inserì la parabola dei tre anelli, che si conclude con un’affermazione davvero profetica: “Ogni religione (l’autore allude a cristianesimo, islam ed ebraismo) è stata data da Dio ai tre popoli e ciascuna ha il diritto di avere e di compiere la propria eredità, la sua legge e i propri comandamenti”? Se solo si riflettesse su questo, se solo si avesse l’onestà di ammettere che nessuno può pretendere di conoscere Dio e il suo volere completamente, di farsi suo unico messaggero, ricordando l’insegnamento di Niccolò Cusano sulla ‘teologia apofatica’ e sulla dotta ignoranza, se solo si fosse disposti a non ridurre Dio prigioniero delle nostre convinzioni soggettive, si potrebbe iniziare a tracciare un sentiero nuovo, che cancelli la striscia dell’odio?

 

4 pensieri riguardo “La striscia dell’odio e il sentiero della pace

  • 23 Ottobre 2023 in 15 h 15 min
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    Grazie Aldo: sintetico ed efficace…

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    • 27 Ottobre 2023 in 19 h 07 min
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      Grazie di cuore, professore

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  • 23 Ottobre 2023 in 23 h 31 min
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    Grazie Pietro per aver condiviso con noi queste tue importanti e profonde riflessioni.
    Dici bene quando affermi che “la guerra genera una matematica feroce, moltiplica i nemici e divide i popoli” perchè è proprio ciò che fa, è questo che causa ed è ciò che si voglia che causi nelle intenzioni di chi la scatena e la finanzia.
    Al momento, a parte qualche timido tentativo diplomatico, l’unica sola voce che invoca la concordia tra i popoli e richiama alla pace è quella di Papa Francesco che, instancabilmente, ammonisce, esorta tutti gli uomini a seguire il Vangelo di Cristo, a una vera e totale conversione del cuore. Perchè se tutti gli esseri umani seguissero davvero gli insegnamenti contenuti nel Vangelo, avremmo un mondo fatto di pace, di serenità e di Amore.
    E’ importante sottolineare che l’interpretazione del “richiamo alla guerra” contenuto nelle altre confessioni religiose è stata, erroneamente, per molto tempo diffusa: ciò è dovuto a un errore di fondo che vedeva la giustificazione della “guerra di Religione” perchè la voleva contenuta nei testi sacri. In realtà ciò non trova fondamento poichè, ad un’analisi attenta, nessuna religione esorta e invita alla guerra. Ad esempio, molti pensavano che il Corano contenesse inni alla guerra al suo interno ma non è così; questo errato messaggio è stato il frutto delle varie interpretazioni di alcune sette coraniche che, un po’ per sbaglio e un po’ per comodo, anche mediante l’uso della forza, le hanno forzatamente inculcate nella testa dei loro seguaci. Senza contare, poi, che, molto spesso, chi organizza e finanzia azioni belliche non lo fa per ragioni ideologiche o religiose ma solo per lo sporco denaro o per il malvagio predominio su di un popolo. In ogni caso muoiono, comunque, migliaia di persone da una parte e dall’altra
    Gesù Cristo, dopo aver detto “Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” afferma “Amerai il prossimo tuo come te stesso. Questa è la Legge e i Profeti”. Ecco l’invito ad amarsi e ad amare tutti. Ecco il messaggio che tutti i popoli dovrebbero seguire!
    E sul trovare un punto in comune, è importante dire che, sebbene diversamente e in maniera meno forte, anche nelle altre religioni sono contenuti messaggi di pace e concordia come quella sintetizzata dalla frase “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.
    L’idea da te proposta di lavorare tra le varie religioni è bella ed è importante ma ti dico che, in realtà, è alla base di un movimento interconfessionale che cerca di accomunare persone appartenenti a comunità diverse proprio per diffondere l’idea che percorsi di pace e concordia siano contenuti in tutte le religioni al fine di costruire insieme percorsi di pace.
    I presupposti ci sono, i lavori sono avviati ma il problema grave è che, spesso, l’uomo non ascolta poichè c’è chi, per sporchi interessi economici e per cupi giochi di potere, rema contro. Allora tocca a tutti noi impegnarci ancora di più a stabilire relazioni di pace, a sostenere progetti positivi e cercare di costruire percorsi di Amore.
    E quando ci dicono che la guerra è inevitabile… tutte sciocchezze! Ricordiamo che la guerra può essere sempre fermata e che la pace può sempre tornare tra i popoli ma prima la si deve volere davvero e deve tornare nei cuori delle persone

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  • 26 Ottobre 2023 in 19 h 30 min
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    Grazie, professore, per questo suo commento profondo e illuminante, davvero.

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