Jojothers – Capitolo 1

Inghilterra: 28 marzo 1900

Lunedì mattina Jack si svegliò prestissimo, con la testa piena di pensieri, convinto (e soprattutto speranzoso) che l’esperienza del giorno passato fosse solo un brutto sogno – ma non era così. Quando si alzò dal letto e si diresse in salotto, c’era Christmas che, come un’ulteriore prova che quello della notte prima fosse stato solo un sogno, si stava preparando per andare a scuola; era completamente illeso, e a Jack parve quasi che non ricordasse della sera prima. <<Hey… tutto bene? >> gli chiese; e lui gli rispose che si sentiva in forma come non mai.

Più confuso di prima, Jack andò a fare colazione e incontrò il signor Andrew Zeppelli che, mentre gli serviva una tazza di caffè, probabilmente appena fatta, gli domandò come si sentiva. Lui rispose che sì, stava bene; ma c’era una nota di confusione e paura che si avvertiva fortemente nel suo tono di voce. In fondo, lo sapeva… Se lo sentiva che stava per accadere qualcosa di strano (e, allo stesso tempo, terribilmente interessante). Nonostante tutto, non ebbe il tempo per pensarci molto, visto che, altrimenti, avrebbe tardato a scuola.

Intenzionato ad arrivare in orario, Jack prese quei pochi libri che gli rimasero dalla fuga di casa e li mise nello zaino. Mentre camminava, con il passo veloce e la testa alta, parlava con Christmas, che pareva non ricordare niente della notte passata: <<Mi stai dicendo che non ricordi proprio- proprio nulla?>>

<<Te l’ho detto, Jack: sarà stato un sogno. Non è la prima volta che succede, perché ci stai pensando così tanto?>> Suo cugino lo guardava ironicamente preoccupato, e Jack si limitò a sospirare e scuotere la testa. <<Lascia stare>>, concluse, e continuò a parlare di sport.

Pochi secondi dopo, gli sfrecciò davanti agli occhi una carrozzeria con decorazioni in oro.

Ormai i due cugini non avevano dubbi: era proprio lui, il figlio del nobile Vimar Brando, Ash Brando.

Da potersi definire “un ragazzo qualunque”, Ash era sempre insieme ad amici; era spiritoso, simpatico e ogni tanto qualche ragazza gli faceva la corte. Non aveva rapporti stretti con Jack e Christmas…in realtà, quasi nessuno aveva rapporti stretti con i due. Ash se ne stava sempre lì a leggere e pareva non prestare attenzione mai a nessuna lezione; eppure, quando i professori gli facevano una domanda, aveva sempre la risposta giusta in bocca.

A ricreazione, Jack andò con Christmas a passeggiare per la scuola, quando arrivò Ash che, troppo occupato a guardare per terra, sbatté contro Jack, il quale si stava cimentando a leggere un libro sui vampiri nella storia. Nonostante la colpa fosse del ragazzo, Jack Aiutò Ash a raccogliere i libri che gli erano caduti, mentre lui iniziò a guardare intensamente Jack. Lo sguardo del ragazzo davanti a lui, che divenne improvvisamente serio e penetrante, lo faceva sentire come se gli avessero sparato nel petto.

Dopo quest’inconveniente, Jack si accorse immediatamente che Christmas era disteso a terra, con la febbre alta. Lo portò subito nell’aula vuota per vedere se riusciva riprendersi, ma qualcosa lo spinse facendo una piccola crepa al muro del bagno. In quel momento, gli occhi di Jack si illuminarono dalla realizzazione: capì che quella freccia aveva cambiato Christmas, e che forse non era vero che non si ricordava niente – dopotutto, suo cugino era sempre stato molto bravo a fingere.

Dopo un po’ si riprese, e la prima cosa che gli fu chiesta dal cugino fu: << Ti ricordi di ieri?>> A quel punto, il volto olivastro di Christmas si fece bianco dalla paura, gli occhi sbarrati per nascondere l’ansia e la gola che deglutiva continuamente. Quando riprese colore, Jack lo vide leggermente confuso e impaurito – come se qualcuno gli avesse ordinato di non parlare dell’accaduto. Ma in quella stanza erano solo in due: come poteva mai essere? Tra sé e sé Jack pensò: << Possibile che la freccia gli abb… no, è impossibile >> Un pensiero gli passò per la mente velocemente, e alla stessa velocità se ne andò. Christmas non parlò più, e dispiaciuto, ritornò in classe.

Finita scuola Jack si ritrovò disorientato, non sapeva dove andare e, quando iniziò a ripensare al fatto che suo padre fosse morto, gli venne un mal di testa forte e la pelle d’oca. Si limitò a pensare che quello del giorno prima, fosse stato uno scherzo riuscito troppo bene e si iniziò ad incamminare per tornare a casa.

-Big

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