L’Agorà del Calcio – Napoli-Genk

L’Agorà del Calcio, rubrica a cura di Pietro Peluso e Salvatore Monaco

NAPOLI-GENK
S. Paolo, 10/12

Un Napoli alla ricerca della qualificazione ospita in casa il Genk per gli ultimi 90’ della fase a gironi di Champions League. La partita appare sin da subito in discesa per gli azzurri: al 3’, dopo una traversa colpita da Koulibaly su un palla inattiva, il portiere ospite pecca di superbia e sbaglia un dribbling molto azzardato, lasciando la porta vuota ad un Milik che non perdona. Milik che nel corso della serata si mostrerà in uno stato di grazia strepitoso. E infatti è proprio lui poco dopo a siglare la doppietta personale: su un’azione nata da una grande apertura di Allan, Di Lorenzo si rende capace di servire al polacco un grande cross e la possibilità del raddoppio. Napoli che chiude la partita in completo dominio (con poche irrilevanti sbavature in difesa), siglando nel tabellino dei marcatori altri due gol, entrambi su rigore (Milik nel primo tempo, nella sua prima tripletta storica col Napoli, e poi Mertens nella ripresa, con un cucchiaio da vero fuoriclasse): 4-0 e qualificazione matematica agli ottavi. Si conclude così una partita iconica, per aver interrotto un digiuno troppo lungo dalla vittoria e per essere stata l’ultima partita di Carlo Ancelotti sulla panchina del Napoli. Il tecnico ex Milan e Chelsea, che nel post-partita aveva smentito riguardo probabili dimissioni, verrà infatti esonerato prima della mezzanotte, dopo circa un anno e mezzo di percorso alla guida del club partenopeo. Contento il Napoli, che c’entra con poche sbavature un obiettivo importante, che se a inizio stagione era dato per scontato, era forse diventata ormai l’unica speranza a cui aggrapparsi per evitare il naufragio totale. E contenti anche molti tifosi, che hanno finalmente visto risolvere con l’esonero uno dei potenziali problemi dell’inadempienza alle aspettative da parte del Napoli.

Si chiude con un annuncio ufficiale notturno il rapporto professionale del Napoli con Carlo Ancelotti, fatto di poche (quasi nulle) soddisfazioni e di fallimenti. Perché l’esperienza Ancelotti, soprattutto per la piazza, è stato questo: un fallimento. Forse per il dopo-Sarri solo un grande nome come il suo avrebbe potuto risollevare l’umore di una piazza che aveva dovuto salutare il proprio comandante; ma così non è stato. Colpevole non solo individualmente, Carletto è stato in grado di rompere quella macchina perfetta che era il Napoli di Sarri. A detta sua, era venuto per portare mentalità vincente, per far fare il salto di qualità alla squadra e per sfruttarne le ottime conoscenze, che secondo lui sarebbero state molto utili nel suo progetto. Ma si può ben dire che dopo appena 2 partite dal suo arrivo il nostro bel 4-3-3 fatto di gioco e di fraseggio è stato gettato miseramente nella puttumiera, per far posto ad un 4-4-2 che del Napoli del triennio sarrista non ha avuto proprio nulla. Sotto la gestione di uno degli allenatori più titolati al mondo non siamo mai nemmeno arrivati vicini a vincere qualcosa. Nella stagione scorsa, senza aver compiuto nemmeno grandi movimenti sul mercato, siamo stati sin dall’inizio fuori dalla lotta scudetto, e la Champions si è conclusa con un’esclusione dalle fasi finali da veri ingenui. Quest’anno poi, in antitesi ad un profetizzato “anno di vittorie”, l’andamento è stato pietoso: settimo posto a dicembre, a -17 dalla vetta. Nemmeno negli incubi peggiori di ogni di tifoso del Napoli ci si poteva aspettare una stagione così. Evidenziate le enormi responsabilità di Ancelotti nel fallimento del “progetto Napoli”, c’è anche da dire che per l’ennesima volta in campo si sono scontate anche le colpe di una società-fantoccio, capace di fare terra bruciata anche con uno dei migliori allenatori in circolazione per il puro fine di mantenere intatte delle gerarchie fine a se stesse e per poter vantare bilanci sempre in regola da cui magari attingerne un guadagno personale.
Adesso toccherà dunque a “Ringhio” Gattuso risollevarci con la sua grinta da vendere e il suo gioco. Il campione del mondo del 2006 si appresta quindi a sedere sulla nostra panchina, dove cercherà di salvare una stagione che ha ormai preso una piega del tutto negativa e di restaurare un’atmosfera di emozioni e passioni laddove sembra essersi presentato un disinteresse cupo e triste. A lui e alla squadra i migliori auguri di una stagione al massimo delle potenzialità, degna del nome del Napoli.
FNS!!!

Pagelle

NAPOLI

Meret: 6,5

L’ultima volta che aveva mantenuto un clean sheet era il giorno del diciottesimo di Garibaldi. Non viene impegnato moltissimo dall’attacco dei belgi, ma quando è richiesto il suo intervento si fa trovare sempre pronto. Manci’, il portiere per l’Europeo ce l’hai, fai il bravo!

Di Lorenzo: 6,5

È la vera rivelazione del Napoli di quest’inizio stagione. Non sbaglia mai una partita: sempre attento, accompagna la manovra davanti e copre sempre con grande professionalità. Serve un assist al bacio sul secondo gol, e anche se non spicca in primo piano è sempre lì a fare il lavoro sporco: così umile e corretto che all’antidoping gli credono sulla fiducia. Manci’, te lo dico un’altra volta: guardati bene i fatti tuoi…

Koulibaly: 7

Da Koulibabritos a Koulibeckenbauer in un paio di giorni. Forse la prima prestazione di quest’anno in cui ha mostrato il talento espresso nelle ultime 2/3 stagioni. Ha un cliente scomodo, detta alla Rino Gattuso “2 metri di cristiano”, ma non pare curarsene più di tanto. Anticipa, contrasta, esce sempre bene e soprattutto dimostra Garra e animo prendendosi la responsabilità di far salire la squadra con scatti da velocista vero. Se ritorna il Kalidou che abbiamo avuto modo di conoscere, siamo pronti a sostituire la “carcioffola” di piazza Trieste e Trento con una sua statua. Parola mia.

Manolas: 6,5

Attore non protagonista nell’ottima prestazione dei partenopei. C’è, ma non si vede… più che altro si sente. Manovra una difesa da vero leader, dà solidità e sicurezza dietro, assecondando le iniziative pazzoidi di KK. Di greco ha due cose: la capa tosta e la stabilità di una colonna dorica. Onore alla memoria di Fidia.

Mario Rui: 6

Prestazione non malvagia da parte del portoghese, che recupera l’insufficienza di sabato (per cui è parso chiaramente offeso). Un’altra sufficienza e si assicura il 6 nella pagella di fine quadrimestre.

Callejon: 6,5

Si è sentita la sua mancanza. Ieri ha giocato una partita superba pur senza apparire, da buon capitano. Pesa come un macigno la partenza ormai quasi certa a fine stagione; ma Spagnoletta continua a dare il meglio in ogni zona del campo che ricopre: esterno, terzino, mezzala di ripiego… a tratti anche fisioterapista e amministratore di condominio.

Fabian Ruiz: 5,5

È proprio “uno sfogo alla miseria” vederlo così. È l’incarnazione della decadenza del Napoli: dall’età dell’oro all’età del ferro. Dispiace dare un’insufficienza ad un fuoriclasse simile, per quello che ha dimostrato. Però davvero Fabbia’, così rimpiangiamo pure Datolo.

Allan: 7

È uno tra i ritorni salvifici per questo Napoli. Per chi parla ancora di un giocatore “privo di tattica” consiglio di andare a rivedere comeparte l’azione del secondo gol (ma chi è Quaresma?). Trasmette una grinta che pure Don Matteo quando lo vede giocare si deve abboffare di camomilla. Corre, urla e morde i polpacci di chiunque abbia la palla tra i piedi, anche per poco. Pensate voi con Ringhio in panchina che succede…

Zielinski: 6,5

Dal secondo tempo di Udine è rinato. Complice anche la posizione un po’ più avanzata, partecipa alla manovra e con non più di due tocchi fa viaggiare il pallone da un lato all’altro del campo. Le sue finte di corpo e la velocità con cui pensa mandano letteralmente gli avversari al bar. Poco da fare: Zielu in forma è garanzia di divertimento.

Mertens: 7

Regala una prestazione degna del suo nome. Ha sempre quel pizzico di furbizia e di astuzia tecnica che lo conducono alla ricerca di giocate non ordinarie. Da figlio di… Napoli qual è diventato, approfitta dell’inesperienza del giovane portiere avversario e gli cala un pallonetto da capogiro su calcio di rigore. La sua esultanza amara è un cattivo presagio. Ma Ciro resta Ciro, sempre, qualunque cosa accada.

Milik: 8

E che ve lo dico a fare… Titolare al rientro da un infortunio. Tripletta in 38 minuti. Pallone a casa. Prima volta col Napoli. Prima volta in Champions. Primo giocatore nella storia del Napoli a siglare una tripletta in Champions. 8 gol in 9 presenze. Dona al Napoli i 3 punti che mancavano da più di un mese, dall’ultima sua presenza in campo (in cui siglò una doppietta). E che serata per quel “Purpo” che ormai sembra una Piovra assassina. Manca solo l’è sincero di Ancelo… ah… e vabbuo’ Milik, dacci pure un paio di numeri a ‘sto punto.

Gaetano: 6,5

Esordio in Champions per il giovane della “cantera” partenopea. Buona prova di personalità, in particolare notevole è stato un tunnel rifilato ad un avversario nella propria aria di rigore. Cioè, proprio a dire “ti sto pariando addosso malamente”.

Llorente: S.V.

Lozano: S.V.

Hamsik: +∞

Adesso fermiamoci un attimo. Segnalo che il seguito non è adatto ai più deboli di cuore.
Un uomo, un calciatore, una bandiera, un’icona, una leggenda che Napoli e il Napoli non potranno mai dimenticare. Ha scelto di tornare a casa nel momento forse più basso della storia del Napoli dalla promozione, sicuramente non a caso. Riappare dopo mesi nella cornice di un San Paolo vuoto, mai così vuoto, in un’atmosfera tra le più fredde e anaffettive di sempre. Eppure, premiato da campione, celebrato da eroe, esce dal campo in lacrime. Sfido chiunque a non aver pianto davanti a tutto questo.
Marek, tra te e il Napoli non ci sarà mai un addio: i figli non dicono mai addio. Nessuno che ti ha vissuto potrà mai dimenticarsi di te. Perché ci sono vite che capitano e vite da Capitano.
MAREK HAMSIK STILE DI VITA.

Ancelotti: 6,5

Grande professionalità a guidare alla vittoria un gruppo che ormai, alla luce delle cronache più recenti, aveva smesso di essere suo già da prima del fischio di inizio. Se ne va, consapevole o no dei suoi errori, con o senza rimpianti. Che ci si professi in accordo o in disaccordo con la scelta societaria, una persona del suo calibro paga il demerito di non aver portato giocatori, idee di gioco, mentalità vincente e soprattutto punti. Napoli meritava un dopo-Sarri sicuramente migliore. Carlo, grazie della tua professionalità. Però fatti un esame di coscienza: ti aspettavi la pensione e non arrivi al panettone. Passo e chiudo.

Gattuso: 7

Non c’è un motivo. Ci sta. E bast. Speriamo bene…

 

GENK

• Vandevoordt: 3

È pur vero che a 17 anni noi ci arrabbiamo quando perdiamo al fantacalcio e facciamo i FUT Draft con le carte della Champions (mentre lui in Champions ci esordisce)… però un po’ di attenzione in più sul primo gol e sul rigore concesso ci potevano stare. Vabbè, la strada è lunga uaglio’, non ti preoccupare.

• De Norre: 8

Parata decisiva su Callejon. Beh sì… solo che è difensore. Quindi 5.

• Ito: 6,5

Uno dei migliori in campo per il Genk. Mette in campo tutto ciò che ha appreso guardando Holly&Benji, puntata per puntata. Dimostra la distanza siderale tra il culto del rispetto tipicamente nipponico e quello occidentale quando, chiamato al cambio, esce e rivolge un inchino profondo al campo. Insigne lo sta ancora sfottendo. CHAPEAU!

• Onuachu: 6

Con i suoi 201 cm di altezza si rende diverse volte pericoloso a scapito della difesa del Napoli. Però parliamoci chiaro: velocità e coordinazione non fanno per un titano di questa portata. Ringraziano Meret, il Napoli e i tifosi che hanno ricevuto i palloni in curva.

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