Oggi, fuori, c’è un’aria strana.

di Salvatore Castiglione (IIIC, a.s. 2020-2021)

Oggi, fuori, c’è un’aria strana. Ne si avverte il peso. C’è il sole ed il cielo è azzurro, ma non è una buona giornata. Si sente una mancanza. Dai balconi qualche telo azzurro di qua e qualche fiocco nero di là. Diego Maradona è sempre stato il ragazzetto povero di Villa fiorito esponente ma anche trascinatore della miseria di una Napoli fatta di pane e pallone. Il re del calcio, il dio, il genio.. sono infiniti gli epiteti che si possono affibbiare all’uomo del riscatto, della speranza, di un Sud che in fondo ce la fa contro un Nord pieno, pieno di ogni cosa. E conquista ogni cosa con il suo rivoluzionario, un Masaniello dell’età moderna. Diego, l’eroe, il capopopolo, l’icona delle possibilità e della speranza. Ha portato lo scudetto al Sud, contro un Nord abbondante e ricco, il Nord delle industrie, della Fiat, lo scudetto del “meglio uno da leoni che ventidue da agnelli”. Lui è Diego, è come Gesù nella parabola sul mare di Galilea: basta avere fede, senza preoccupazioni, tanto c’è Lui. Una fede che preserva i sogni, le possibilità e un legame di rappresentanza: si è opposto alle ingiustizie dei potenti, stando al fianco dei potenti. Il Che, Fidel e tanti altri. Si è opposto alla politica americana di Bush, sinonimo di armi e denaro, manco fosse stato  un politico di mestiere. Si è rotolato nel fango per un ragazzetto malato in un campo di provincia, sarebbe alquanto riduttivo fermarsi all’apparenza di “genio e sregolatezza”. La punizione contro la Juventus (e contro le leggi della fisica), la giravolta contro la Lazio, il gol dai 40 metri, i gol che ci hanno portato gli scudetti e la coppa UEFA, per non parlare dello slalom contro l’Inghilterra che Morales cantò in telecronaca definendolo “barrilete cosmico”, aquilone cosmico.. e ci metterei anche il gol “un po’ di cabeza e un po’ di mano de dios”. Non ho esultato per nessuno di questi, né tantomeno sono rimasto a bocca aperta, non l’ho mai visto giocare. Eppure Diego mi manca, manca anche a tutti coloro che non l’hanno visto. Chissà se è spiegabile. 

Forse perché Maradona è stato l’eroe di ogni storia, il protagonista di ogni leggenda, soggetto di tutti i racconti di una smisurata felicità che ci sono stati tramandati da padri e nonni, conoscenti e amici, anche da sconosciuti in un bar che, come dei veri e propri aedi, hanno dato voce a quel sentimento inspiegabile, che non si può leggere né scrivere. Ne hanno esaltato le gesta e il kleos, la gloria. Diego è l’essenza di qualsiasi -magari la maggior parte- rapporto padre e figlio, della loro complicità della serie “stai tranquillo che io l’ho visto e ci ha fatto sognare davvero” e allora ti fidi. Maradona è l’uomo che tutti conoscono qualsiasi donna anziana, bambino, ragazza, ragazzo.. dell’intera galassia. E ieri ho applaudito anche io dal balcone, perché ad alcune messe in scena non ci credo, ma ieri dovevamo salutà il nostro supereroe. Ciao caro Diego, rimarrai sempre il Dio di alcuni stupidi credenti che so tre giorni che aspettano sto terzo giorno, se per caso avessi voglia di risorgere di nuovo. Resterai l’eroe del 10 maggio, l’eroe del “pà ma davvero la città si tinse d’azzurro?”.  Sarò apparso retorico, non fa niente, già mi sento un po’ meglio. Tutto sommato ci resta solo realizzare.

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